In uno dei suoi saggi, Susan Sontag paragonava la fantascienza alla pornografia, per la sua illimitata capacità di indagare e rappresentare le forme dell’immaginazione. Il critico Enzo Ungari organizzò una rassegna di cinema pornografico negli Anni Settanta, con una lettura trasversale che andava dal celeberrimo Deep Throat al cinema di animazione, collegando le fantasie sessuali a quelle dell’immagine filmica, come il volare o il mutamento del corpo, cercando i retroscena delle fantasie.
La pornografia è stata utilizzata come provocazione contro le istituzioni fra Anni Sessanta e Settanta. “Sex in Der Schule!”, gridava uno slogan dell’antipsichiatria, e il situazionista Guy Debord utilizzava immagini pornografiche analizzando la Società dello Spettacolo. “Sexy” è la definizione in web-slang dei siti che attirano la maggiore attenzione.
Ma la pornografia non è più un’alleata, come per le contro-culture degli Anni Sessanta e Settanta (perché nemica del potere e della falsa morale) ma una presenza che toglie spazio alle web-socializzazioni che i web-attivisti ricercano. La qualità dell’immagine pornografica resta sulla Rete povera quanto quella cinematografica. Mai una luce ben data o un’inquadratura innovativa ed espressiva, mai una scoperta sul corpo e sulla sua capacità d’attrazione. Fa pensare al sedicente “social network” Facebook, luogo di falsa socializzazione dove tutti compiono un re-enactment di se stessi (quello sì, veramente pornografico) e dove l’allinearsi esibizionista dei volti artificiosamente sorridenti ha la stessa funzione dell’allinearsi dei corpi nudi.
Ma arriva la notizia di una tesi di laurea in web design in una università europea: tema e realizzazione di un sito porno. Come implementare stilisticamente un sito porno? Come valorizzare le immagini porno? Forse l’ingresso nella cultura accademica renderà meno deprimente e più divertente questa narrazione-oggettivazione della sessualità che prolifera oltre ogni trionfante liberazione dei costumi. O forse potrebbe diventare più filosofica, come insegna Nynphomaniac, il recente bel film di Lars Von Trier.
Lorenzo Taiuti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #19
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