Sulcis lab: come ti innovo la provincia depressa
Là dove la crisi incalza di brutto, nascono soluzioni creative. Succede nel Sulcis, area mineraria della Sardegna meno glamorous, dove si lavora a una commistione felice di artigianato e design, imprenditorialità nuova e formazione. Un progetto innovativo che vede coinvolte istituzioni, IED e Rotary Club.
“È una controrivoluzione industriale”, spiega Olga Bachschmidt, curatrice del progetto Sulcis lab: antiche arti, giovani innovatori,presentato questa sera 24 luglio in una tavola rotonda sul mare, nell’ambito del Festival Parole Sotto la Torre a Portoscuso, nel cagliaritano. Si tratterà di un intervento complesso, articolato nell’arco di tempo di circa un anno: si parte dal Sulcis, zona mineraria della Sardegna lontana dalla mondanità patinata, un’area che ha risentito drammaticamente della congiuntura economica, per arrivare alle vetrine blasonate del Salone del Mobile e di Expo.
Sulcis lab fa parte dei progetti inseriti dall’Assessorato alla Cultura nella candidatura di Cagliari a Capitale Europea della Cultura nel 2019: ne sono organizzatori e promotori IED – Istituto Europeo di Design, con le sedi di Cagliari e Milano, e i Rotary Club di Cagliari, Carbonia e Iglesias, che dal 2008 si sono posti l’obiettivo di lavorare insieme per portare cambiamenti positivi e duraturi nella comunità locale.
“Il Sulcis ha il triste primato di essere la zona più povera d’Italia”, spiega Mario Figus, ingegnere, presidente dei Rotary Club e, di fatto, deus ex machina dell’iniziativa. “Abbiamo quindi pensato di scommettere sull’artigianato e di proporre una sua contaminazione con i ‘nuovi saperi’ tecnologici. Rotary e IED intendono, tramite supporto professionale, stage formativi e workshop sul territorio, incoraggiare la nascita di botteghe artigiane innovative, offrendo agli artigiani la possibilità, grazie al confronto con i docenti di design ed i giovani designers, di rendere più appetibile per il mercato globale la loro produzione. Inoltre, attraverso incontri formativi con i professionisti e gli imprenditori facenti parte del network del Rotary, fornire un nuovo bagaglio di conoscenze professionali e manageriali, in modo da favorire lo sviluppo della loro autoimprenditorialità”.
Il progetto procede, in realtà, su un doppio binario: da un lato il tutoring impreditoriale ai nuovi makers, dall’altro la riscoperta ragionata delle eccellenze tecniche artigianali da parte degli studenti IED di product e fashion design, che abbandoneranno le aule per un’esperienza diretta di training nelle botteghe e di residenza in loco.
“La ricerca e la connessione tra design e artigianato non sono temi nuovi”, spiega Annalisa Cocco,che curerà per IED l’aspetto legato alla formazione e alla produzione per quanto riguarda il product design, mentre il coordinamento del settore fashion sarà affidato a Davide Alesina,dell’Istituto di Milano. “Ma noi vogliamo andare oltre la creazione di una collezione di begli oggetti, intendiamo proporre un confronto con la realtà produttiva. Trovare nuove idee, per tutti”.
Cocco – designer di fama internazionale che è stata insignita del Compasso d’Oro ADI nel 2012, proprio per un progetto dedicato al legame tra design e tradizioni locali – spiega così le peculiarità di Sulcis lab: “Attraverso i workshop in bottega, i ragazzi saranno liberi di conoscere ed esplorare le tecniche. Potranno affidarsi alla propria creatività e follia: l’innovazione va intesa anche come concetto produttivo. Ad esempio non necessariamente dovremmo andare in laboratorio di tessitura, per fare un tappeto…”
La tappe, da ottobre in poi, sono serrate: workshop iniziali e di verifica, prototipazione delle collezioni – tra autunno e inverno – ma anche seminari di formazione imprenditoriale, una tavola rotonda con Alessandro Mendini, infine la presentazione dei progetti realizzati, in occasione del Salone del Mobile e dell’appuntamento mondiale con Expo 2015 a Milano.
Lontani dai riflettori, gli studenti di product e fashion design vivranno da ottobre una intensa full immersion nel Sulcis: i workshop si svolgeranno nell’ex sito minerario di Serbariu, a Carbonia, mentre le residenze potrebbero essere nel villaggio minerario Rosas, da poco ristrutturato e restaurato. “Si torna nei siti d’estrazione, ormai abbandonati, proprio dove ha preso avvio l’industria”, conclude Olga Bachschmidt, “il sistema è imploso e si ricomincia il giro…”.
Maria Cristina Bastante
http://www.cagliari-sardegna2019.eu/
http://parolesottolatorre.it/
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