Con oltre 250 mila visitatori ogni anno, l’Edinburgh Art Festival è uno dei momenti più importanti per gli artisti britannici. Sono infatti oltre 45 gli allestimenti nei principali musei e gallerie della città, molti dei quali dureranno anche oltre il festival, la cui chiusura ufficiale è prevista per la fine di agosto.
Qui vi segnaliamo alcuni highlight, come la personale di Augusto Corrieri e Generation: 25 Years of Contemporary Art in Scotland, con oltre 30 artisti scozzesi che mostrano come si è evoluta e con quale ricchezza l’arte contemporanea nel loro Paese negli ultimi 25 anni. Ma è in mostra anche l’arte statunitense in American Impressionism: A New Vision, con la (ri)scoperta dell’Impressionismo americano dei primi del Novecento.
Con un gruppo non tematico di esposizioni di otto artisti contemporanei si connota Counterpoint, che supera i confini dell’arte visuale. In The King’s Peace: Realism and War diversi artisti riflettono sul concetto di “pace” nelle società moderne, e il momento non potrebbe essere più malauguratamente azzeccato. Ancora in mostra Katie Paterson con il suo Ideas che include Fossil Necklace,opera per la quale è stata premiata quest’anno con il South Bank Sky Arts Award. Alt-w è il titolo del group show che raccoglie i nuovi lavori realizzati da Chris Helson e Sarah Jackets, Hadi Mehrpouya e Robert Powell, Donna Leishman e Calum Stirling, tutti commissionati dal New Media Scotland’s Alt-w Fund. Altra mostra da non perdere è quella di Jim Lambie, artista di valore, uno dei più internazionali di Scozia. E ancora, Ming: the Golden Empire, una collezione di opere provenienti dal Nanjing Museum, tra cui vari tesori nazionali cinesi, a dimostrazione che a Edimburgo si guarda all’artea trecentosessanta gradi.
Il festival è infatti ricco di eventi pensati per intrattenere, educare, mostrare, far conoscere da vicino l’arte visuale contemporanea. Ci sono visite guidate, talk con gli artisti, proiezioni di film, performance, attività per famiglie, e soprattutto da evidenziare è l’evento simbolo dell’edizione 2014, Where do I end and you begin, titolo tratto dall’opera del celebre artista indiano Shilpa Gupta.
Il festival fa parte del Glasgow 2014 Cultural Programme e questo è l’anno dell’Homecoming Scotland, programma che rilancia la Scozia come luogo attrattivo per le sue molteplici ricchezze. L’evento s’inserisce in quest’ambito e ha uno spiccato carattere internazionale. Presentato in collaborazione con il City Art Centre, riunisce opere d’arte selezionate da curatori provenienti da cinque diversi paesi del Commonwealth. L’evento esplora e interroga le idee, gli ideali e i miti che sostengono le nozioni di comunità, salute comune e di popolo.
Trentatré i luoghi che ospiteranno eventi, installazioni, approfondimenti, oltre cento gli artisti coinvolti, tra cui Alessandro Di Massimo, che esporrà dal 20 agosto al 6 settembre l’installazione I’ll Be Your Mirror. Una personale che prende il titolo da un brano dei Velvet Underground, con cinque lavori inediti che mostrano come l’idea di confine sia cambiata nel corso della storia e come essa possa rappresentare la società che l’ha costruita. Di Massimo, che esporrà nella galleria Interviewroom 11, di recente con il suo lavoro esplora le illusioni ottiche con lo scopo di investigare dimensioni concettuali quali democrazia ed economia. Attualmente è residente a Edimburgo: “Ho scelto Edimburgo per l’interessante scena artistica”, racconta, “ma non penso che ci sia un Paese o città che abbia da offrire più o meno di un altro. Prima di arrivare in Scozia ho vissuto per diversi anni a Roma e ho trascorso diversi mesi all’estero, Spagna e Polonia, e in ognuno di questi posti mi è stato offerto qualcosa di diverso”.
Barbara Bologna
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