L’Accademia di Foggia. Una storia edificante che guarda al futuro
A quarant'anni dalla nascita, l'Accademia di Belle Arti di Foggia sta vivendo un periodo d'oro. L'appassionato direttore Pietro Terlizzi e la sua amministrazione sono riusciti a realizzare una vera utopia culturale per la cittadina e la sua Capitanata. Zara Audiello racconta per Artribune una case history inattesa.
Pur rimanendo in un contesto in cui l’affluenza di pubblico nei confronti dell’arte contemporanea è minima, il picco di iscrizioni all’Accademia di Belle Arti di Foggia è arrivato a un massimo storico: solo nel triennio 400 studenti, per un totale complessivo con l’ultimo biennio di 505 iscritti, in contrasto rispetto al decremento di immatricolazioni negli altri atenei del 10%.
Visitando la struttura si percepisce immediatamente un’atmosfera volta al rinnovamento. Gli ampi spazi sono stati completamente ristrutturati e trasformati per accogliere, oltre ai corsi convenzionali già esistenti, insegnamenti innovativi che vanno ad ampliare l’offerta formativa: Moda, Arredamento d’interni, Graphic Design e Arti Multimediali.
“Tutto ruota intorno agli studenti: sono loro il perno dell’Accademia. D’altronde, senza di essi il complesso stesso non esisterebbe“, asserisce la direttrice del settore amministrativo. Parole che potremmo ascoltare da un tutor di un campus di maturazione anglosassone, del tutto inaspettate in un territorio noto ai più soprattutto per i suoi dissesti economici e finanziari: perché il foggiano è terra di nessuno, ben lontana dai lustri baresi e salentini. Quindi l’Accademia come avamposto culturale, come presidio volto a fronteggiare una carenza intellettuale sedimentatasi da anni.
Per assurdo, una delle maggiori critiche con cui il direttore si è dovuto rapportare è quella che vede la sede accademica protagonista di un network al di fuori del contesto foggiano e che si volge a una forma di internazionalizzazione del luogo. Da qui l’apertura agli studenti stranieri, soprattutto cinesi – sono circa settanta i corsisti asiatici -, e la partecipazione a programmi di scambio transnazionali. L’ultimo vede l’istituto come soggetto partner di Coexistence, nell’ambito del progetto Artvision. Un’importante mostra itinerante internazionale coordinata dalla Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, che parte dall’Albania per raggiungere Venezia, Croazia, Montenegro e Puglia. Agli studenti coinvolti si offre l’opportunità di svolgere stage nella redazione della televisione.
L’ardua impresa di fare formazione intellettuale è affidata a docenti di eccellenza come l’editore Claudio Grenzi e, da quattro anni, Alberto Dambruoso, l’ideatore dei Martedì Critici, ma anche a giovani artisti innovativi e visionari come Igor Imhoff e Luca Vele, rispettivamente per i corsi di Arte Multimediale e Decorazione; e ancora, Marco Tonelli, Marco Neri, Raffaele Fiorella, Ettore Greco, Mika Fatih.
Tra i progetti di un futuro prossimo c’è quello di riaprire il Museo del Novecento, struttura ricavata da un mercato coperto e non utilizzata. L’idea è di iniziare un’archiviazione con un monitoraggio delle opere per verificarne la condizione. In questo modo si innescherebbe anche un processo di valorizzazione dei manufatti di artisti locali e nazionali, quali Giovanni Albanese, Achille Perilli, Bice Lazzari, Domenico Spina ed Emilio Notte. La realizzazione comprenderebbe l’avviamento di stage per gli studenti di arte e di restauro, che in questo modo si occuperebbero attivamente di arte. Grazie a un nuovo dialogo di collaborazione con il Comune, che concederebbe i locali in comodato d’uso, presto si potranno insediare i nuovi laboratori.
Zara Audiello
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