Una scoperta clamorosa. Storia di una studentessa e di Paolo Veronese

Una villa sul Lago Maggiore, una studentessa alle prese con la tesi di laurea e una scoperta, di quelle sensazionali. Cristina Moro ha di recente identificato due tele inedite con Allegorie di Paolo Veronese: “La Scultura” e “L’Astronomia”. Ora, affiancate dalle “sorelle” statunitensi provenienti dal Los Angeles County Museum of Art, si possono osservare a Vicenza, fino al 5 ottobre.

Ci spieghi come è iniziata questa vicenda che ti ha resa protagonista di una scoperta così importante?
Tutto è cominciato dalla scelta del soggetto della mia tesi di laurea magistrale in Storia e Critica dell’arte. Con i professori Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa abbiamo deciso di indirizzare lo studio verso un argomento che mi fosse prossimo. Dato che le mie origini sono per metà milanesi e per metà di Verbania, abbiamo pensato di condurre una ricerca su una villa di Pallanza, conosciuta per essere stata, alle soglie del Novecento, un importante circolo culturale e artistico e che si è poi rivelata essere la sede di una notevole collezione di opere d’arte.

Qual è stato il motivo per una ricerca approfondita presso le collezioni di Villa San Remigio a Pallanza?
L’argomento ci sembrava interessante proprio perché ancora meritevole di studi approfonditi, in particolar modo per quanto riguardava gli interni e l’arredamento della villa, aspetti fino a oggi passati in secondo piano rispetto alla ricostruzione delle vicende relative al passaggio di personaggi come Umberto Boccioni o Ferruccio Busoni, ospiti a San Remigio nel 1916. Le indagini hanno preso il via da un nucleo di fotografie di primo Novecento conservate al Museo del Paesaggio di Verbania, che documentano la situazione della villa al tempo dei due fondatori di San Remigio, Silvio della Valle di Casanova e Sophie Browne, per poi concentrarsi su ciò che oggi è effettivamente rimasto nell’abitazione.

La quadreria di Villa San Remigio con i due Veronese, Verbania, Museo del Paesaggio

La quadreria di Villa San Remigio con i due Veronese, Verbania, Museo del Paesaggio

Quando li hai visti per la prima volta, dov’erano i due dipinti di Veronese? Come erano esposti e in quali condizioni?
Sono entrata nella villa nel febbraio del 2013: vi si conservavano pochi quadri rispetto ai numerosi dipinti che abbellivano le pareti ai tempi dei collezionisti. Le due tele del Veronese erano appese in quella che era la sala da pranzo, l’una accanto all’altra, tra due finestre che si affacciano sul lago. I due dipinti erano in buone condizioni; le vernici erano imbrunite dal tempo, e questo dava alle opere un aspetto scuro e ingiallito, eppure era evidente la qualità d’esecuzione sorprendentemente alta.

Cos’hai provato quando hai avuto il sospetto che le due opere – fino ad allora considerate di serie B – fossero in realtà le Allegorie originali di Veronese?
La consapevolezza è maturata progressivamente tramite l’approfondirsi delle ricerche. Dopo una prima lunga osservazione, durante la quale ho intuito che si trattava di opere di altissima qualità, assieme ai professori abbiamo proseguito lo studio con cautela e grande scrupolo. Il coinvolgimento di qualificati studiosi come Vittoria Romani dell’Università di Padova ha permesso di attribuire le opere al nome del maestro stesso; l’emozione di trovarsi davanti a veri e propri capolavori è stata entusiasmante, e ancor oggi faccio fatica a credere che tutto questo sia germogliato dalle ricerche della mia tesi di laurea.

Paolo Veronese, Allegoria della Scultura, 1553 ca., Regione Piemonte, in affidamento alla Reggia di Venaria

Paolo Veronese, Allegoria dell’Astronomia, 1553 ca., Regione Piemonte, in affidamento alla Reggia di Venaria

La parola definitiva sull’attribuzione è stata pronunciata da Vittoria Romani: che rapporto si è instaurato tra di voi e con gli altri professori che ti hanno seguita negli studi?
Devo dire che sono molto soddisfatta di questa importante esperienza. Sono stata seguita e consigliata in ogni passo da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa; il contributo di studiosi come Vittoria Romani è stato  indispensabile e il rapporto è sempre stato corretto, rispettoso e proficuo; sono sempre stata coinvolta nello studio delle opere e nell’avanzamento del restauro, che ho potuto seguire direttamente presso i laboratori de La Venaria Reale. Nulla è stato lasciato cadere nel sensazionalismo e le ricerche sono state portate avanti con scrupolo e serietà assoluti.

Hai già avuto qualche contatto per poter proseguire le tue ricerche sull’arte veneta del XVI secolo?
No, per ora non ho avuto un contatto di questo genere. Continuerò a studiare, questo è certo, e poi si vedrà. Per il momento sono stata coinvolta nelle iniziative di sensibilizzazione per riqualificare e proteggere Villa San Remigio, progetto al quale parteciperò con entusiasmo, contenta che le mie ricerche possano contribuire a salvare un bene meritevole di maggior attenzione e testimonianza di una felice parentesi collezionistica che ha preso vita alle soglie del Novecento in un luogo a me caro, sulle sponde del Lago Maggiore.

Marta Santacatterina

Vicenza // fino al 5 ottobre 2014
Quattro Veronese venuti da lontano. Le Allegorie ritrovate
a cura di Guido Beltramini
PALLADIO MUSEUM
Contrà Porti 11
044 4323014
[email protected]  
www.palladiomuseum.org 

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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