Carlo Invernizzi. Intervista col poeta che ha ideato il Museo di Morterone
Con l’installazione di oltre trenta opere di artisti italiani ed europei, Morterone è un centro internazionale di poesia e arte. Grazie al progetto di Carlo Invernizzi e alla sua concezione della poetica della Natura Naturans. Una mostra a Lecco, che inaugura domani 13 settembre, ne documenta il fermento artistico e la storia.
Siamo nei primi Anni Ottanta, quando artisti come Gianni Colombo, Dadamaino, Carlo Ciussi, Rodolfo Aricò, Mario Nigro, Rudi Wach, Igino Legnaghi e Pino Pinelli scoprono le case e i paesaggi di Morterone su invito del poeta Carlo Invernizzi e dei figli Sostene ed Epicarmo, originari di quel piccolo paese incastonato tra le valli del manzoniano Resegone.
In questo luogo di suggestioni, le affinità interiori e concettuali tra il mondo poetico di Invernizzi e le personali visioni del gruppo di artisti danno vita a un percorso condiviso con la mostra del 1986, Una ragione inquieta. Un museo da subito pensato come “sistema vivente” di opere e segni che coabitano lo spazio della natura non in forma “decorativa” o aneddotica, ma con una presenza simbiotica e vitale. Dadamaino, nei primi anni in cui si andava delineando il progetto, dichiarava come Morterone fosse un luogo che andava “meritato“: alludeva al faticoso viaggio per raggiungerlo, ma soprattutto al valore iniziatico del percorso, alla potenza del sito, alla necessità di connettersi con la natura e da essa generare un’opera che ne rispettasse le radici.
Da quella mostra del 1986, quasi trent’anni dopo, molti artisti si sono succeduti e oggi sono più di trenta le opere disseminate tra le case, i prati e le radure di Morterone. Il progetto si conferma unico per coerenza delle scelte e dei linguaggi nel panorama artistico italiano, tanto da meritare una mostra a Lecco, curata da Epicarmo Invernizzi e Francesca Pola, che ne celebra il fermento artistico con documenti, opere, fotografie, pubblicazioni e testimonianze critiche. Morterone. Una soglia poetica, recita il titolo della mostra.
A Morterone incontriamo Carlo Invernizzi (il cui nome è legato alla galleria A arte Studio Invernizzi di Milano, dove dal 23 settembre sarà allestita una personale di Grazia Varisco). La sua casa è fiancheggiata dalla grande installazione di Gianni Colombo, Architettura Cacogoniometrica, già esposta alla Biennale di Venezia nel 1984. Sulle pareti esterne, opere di Pinelli, Querci, Sonego. Alle spalle, una scultura di Carlo Ciussi. In lontananza, sulla destra, un Ricostruttivo di Nicola Carrino e i grandi Tondi di Mauro Staccioli. All’interno della casa, sul quel grande tavolo che si incontra appena varcata la soglia, in disordine coerente i suoi quaderni, i tanti menabò, appunti, le sue poesie scritte e trascritte a mano su fogli di carta che Invernizzi rende unici con colore, pigmento, tracce di matita. E poi quadri, carte, sculture, bozzetti. Tutto racconta la grande storia che ha reso Morterone “Segnale Poetico”, luogo di incontro tra arte, poesia e natura. Proprio lì dove tutto ha avuto origine gli chiedo di leggermi quella breve poesia che vedo incorniciata, centrale per lo sviluppo artistico di Morterone: “Mentevoragine, logosprecipite, nell’incurvo dello spaziotempo, in annichilo”. Fu scritta da Carlo Invernizzi nel 1995 e ha accompagnato il manifesto Tromboloide e Disquarciata-Natura Naturans redatto a Morterone nel 1996 dal poeta e dai pittori Gianni Asdrubali, Bruno Querci e Nelio Sonego.
Da allora ogni intervento, ogni scultura installata ha trovato in questo manifesto e nelle tue poesie un corrispettivo poetico…
Il manifesto (e la poesia che l’accompagna) è il fondamento della poetica che accomuna gli interventi degli artisti a Morterone, e l’immagine di ogni loro opera esprime il sentire di ciascuno nel rispetto del proprio linguaggio. Per quanto mi riguarda, ho interpretato con miei scritti i mondi dei più degli artisti presenti a Morterone e con gli stessi ho prodotto e pubblicato anche libri d’artista in cui arte e poesia sono in simbiosi e legate da un comune progetto.
Com’è iniziata l’avventura poetica di Morterone?
Scrivevo poesie dall’età di quindici anni, quando entrai a far parte del gruppo di letterati costituitosi attorno a Maria Vailati, che nel 1961 fondò poíesiscome Centro di attività e documentazione di poesia contemporanea. Da tale momento la mia esperienza nel fare poesia si è sempre più focalizzata su Morterone, mio luogo di radici, e sulla sua natura incontaminata, dove ho sempre vissuto parecchi mesi ogni anno. Nel 1983, io, mia moglie Angela Bertolini e i miei figli Sostene ed Epicarmo abbiamo deciso di far rivivere Morterone materialmente, spiritualmente e culturalmente dopo lo spopolamento verificatosi tra il 1960 e il 1980.
I miei figli, appena ventenni, con alcuni loro amici, hanno fondato l’Associazione Culturale Amici di Morterone e abbiamo deciso di coinvolgere anche gli artisti amici all’insegna del mio motto secondo cui “Centro del mondo è ogni luogo dove si pensa e si crea, quindi anche Morterone“. L’intento pareva una follia ma l’entusiasmo, vincendo ogni avversità, ha portato al risultato che la mostra, organizzata dal Comune di Lecco e dal Comune di Morterone in collaborazione con l’Associazione Culturale Amici di Morterone, ora documenta.
In quel “centro del mondo” che avevate generato si venne a creare un legame unico tra luogo e l’arte.
Le opere collocate su tutto il territorio di Morterone, oltre a costituire una collezione di grande valore internazionale, mettono in luce quella che è la fonte primaria di emozione: la “natura”, soglia ingerminatrice degli impercettibili flussi d’infinito. Un infinito nascosto nelle pieghe dello spaziotempo che anche l’arte, con la musica e la poesia, ha il compito di disvelare. Ecco perché Morterone è Soglia e a un tempo stesso Segnale poetico. Le opere d’arte della più pura creatività, nel loro rapporto armonico con la natura naturante, sono insieme alla poesia espressione delle visioni scientifico-filosofiche della poetica della Natura Naturans.
In un tuo intervento dicevi che la poesia per te è “disquarcio del margine”. Dimmi della tua poetica.
Faccio poesia tentando di produrre immagini e parole sul margine dell’impossibile, quell’impossibile sempre sfuggente e inesprimibile nel vorticare delle visioni sulla voragine. È il margine da cui s’ingenerano meraviglia, stupore e visionaria tensione. Il margine che è anche una soglia concreta, fisica, composta di atomi, quindi di materiaenergia. Infatti è lì che si disvela l’imprendibile energia dell’infondo senza fondo costitutivo dell’universo spaziotempotuttonientediveniente fondamento della concezione scientifico-filosofica della poetica della Natura Naturans, ingerminatrice del mio fare poesia e anche dell’arte come espressione di puro sentire, l’una e l’altra aliene da qualsiasi descrittività.
Nel 2016 il Museo di Morterone raggiunge i trent’anni di attività…
È una tappa importante di quel percorso in progress che intendiamo portare avanti.
Jasmine Pignatelli
Lecco // fino al 9 novembre 2014
Morterone: una soglia poetica. Natura Arte Poesia
a cura di Epicarmo Invernizzi e Francesca Pola
PALAZZO DELLE PAURE
Piazza XX settembre 22
[email protected]m
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