Fondazione Fotografia. Le mostre della stagione 2014/2015
Una città, il suo festival, i suoi musei, le sue istituzioni culturali. Un modello virtuoso, quello di Modena, con la Fondazione Fotografia che recepisce come gli altri operatori culturali del territorio i suggerimenti del Festival della Filosofia: per costruire una programmazione che, ci svela il direttore Filippo Maggia, si spinge verso intelligenti variazioni sul tema.
“Siamo in una città straordinaria: perché ci sono una cultura e una disponibilità da parte della gente che fanno venire voglia di lavorare. E poi il pubblico è molto preparato: chiede e non subisce; si interessa, critica, discute, dibatte”. Un clima frizzante, quello che il direttore della Fondazione Fotografia, Filippo Maggia,vede nella “sua” Modena, piacevole conferma del cliché che vuole l’Emilia e la sua gente animati dalla più sana e dinamica curiositas. Una predisposizione al dialogo, al confronto, alla condivisione di pensieri e riflessioni che si specchia nella programmazione dell’ente, originale interpretazione di input che arrivano dal territorio stesso.
“Le mostre di settembre”,prosegue Maggia, “sono sempre suggerite dal tema portante del Festival della Filosofia, che si tiene proprio nel momento in cui ripartono le attività nostre e quelle di altri importanti attori culturali della città. Questo perché c’è volontà di fare sistema, creare sinergie. Lavorare insieme”. Si arriva così alla declinazione specifica della parola chiave gloria, assunta a fulcro dei pensatoi allestiti per l’edizione 2014 della rassegna; un concetto che Maggia e il suo staff scelgono di leggere da un punto di osservazione trasversale.
“Il tema si presta a mille interpretazioni, ma noi abbiamo voluto approcciarlo in modo laterale. Abbiamo immaginato che il mito, la storia e i luoghi possano essere interpretati alla luce della volontà, da parte dell’uomo, di lasciare qualcosa ai posteri che non fosse una pura e semplice immagine di sé, ma il resoconto di vite spese per un ideale più alto”.Da qui il tris di mostre che inaugura il 12 settembre, trittico che presenta un dialogo a più voci che palesa, nella diversità degli stili, una medesima sensibilità per la narrazione. Mimmo Jodice arricchisce con alcuni inediti il suo noto progetto sull’Arcipelago del Mondo Antico, lettura dei caratteri mitopoietici di un Mediterraneo che conserva intatte le magie omeriche; seguendo un processo di continua rielaborazione simile a quello presentato da Kenro Izu, che aggiorna la propria ricerca sui luoghi e le architetture del sacro, saltabeccando dal Tibet alla Siria, dall’Egitto alla Cambogia. Un giro del mondo sulle ali della suggestione, quello in scena al Foro Boario di Modena, che si chiude coni lacerti della civiltà Inca documentati nella prima metà del Novecento da una generazione di avventurosi fotografi peruviani riscoperti, oggi, da Jorge Villacorta.
Chiusa la pagina sulla gloria si arriva, in primavera, alla prima retrospettiva completa italiana su Hiroshi Sugimoto, prima di chiudere con la consueta passerella offerta agli studenti del master triennale sull’immagine organizzato dalla Fondazione. Già perché, sottolinea Maggia, è bene ricordarsi che non ci troviamo in un museo ma in un “centro che si occupa sì di esporre fotografia; ma soprattutto di produrre lavori nuovi, di implementare una collezione che il New Yorker ha definito tra le più interessanti al mondo in riferimento alla fotografia contemporanea, di fare formazione”. Il che significa dare l’opportunità a giovani artisti e curatori di crescere e lavorare, di soggiornare in città e dunque creare un indotto. Di essere parte attiva di quel piccolo grande miracolo che è il “laboratorio Modena”.
Francesco Sala
Modena // fino all’11 gennaio 2015
Mimmo Jodice / Kenro Izu
a cura di Filippo Maggia
Fotografia storica andina
a cura di Jorge Villacorta
FONDAZIONE FOTOGRAFIA
Via Bono da Nonantola
335 1621739
[email protected]
www.fondazionefotografia.org
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