Iniziano le stagioni liriche. Ma i teatri del nord sono nel caos
Alla Scala non vogliono un austriaco, e lunedì si incontrano i sindacati. A Genova si è passati ad avvocati e giudici. A Torino lo scontro fra direzione musicale e sovrintendenza è finito sul “New York Times”. E poi Parma, Bologna… Insomma, la lirica è nel caos. E si salva solo la Fenice di Venezia.
Lunedì 15 settembre il sovrintendente e direttore artistico de La Scala, Alexander Pereira, incontra le rappresentanze sindacali della fondazione. Non è una mera formalità in occasione del suo insediamento: non solo a ragione delle polemiche hanno accompagnato la sua nomina, ma anche e soprattutto perché le stagioni liriche autunnali stanno partendo con il piede sbagliato. Soprattutto nel Nord, dove le maggiori fondazioni – con l’eccezione de La Fenice – sembrano essere nel caos.
Cominciamo da Genova, dove è in corso uno scontro all’arma bianca tra il sindaco Marco Doria e l’ex-sovrintendente (licenziato dal CdA l’8 settembre) Giovanni Pacor, sostituto (solo per pochi mesi) da Maurizio Roi, presidente dell’Ater (il circuito teatrale dell’Emilia Romagna). All’origine dello scontro – che ha avuto episodi che hanno eccitato la cronache: un vigile urbano ha bloccato Pacor dall’entrare nel proprio ufficio al Carlo Felice – una zavorra di interessi alla Banca Carige. Volano accuse pesantissime, su cui non sta a noi fare illazioni, dato che ormai siamo ad avvocati e magistrati. La fondazione lirica di Genova, malmessa da lustri, interessa poco la stampa internazionale.
La bufera al Teatro Regio di Torino è invece finita anche sul New York Times,e nessuno ci sta facendo una grande figura. Il direttore musicale del teatro, Gianandrea Noseda, ha dato le dimissioni a ragione del profondo dissidio con il sovrintendente Walter Vergnano sui criteri di nomina del direttore artistico. Dal canto suo, Vergnano replica: “Ho cercato Noseda, mi ha risposto con un sms ultimativo con il quale mi chiedeva di scegliere uno dei tre nomi che mi faceva. Ho rifiutato non per una presa di posizione, ma perché ritengo che la conduzione del Regio debba essere il risultato di un lavoro di squadra“. Le dimissioni sono l’atto finale in piazza Castello, dove ha sede il teatro, ma non è detto che sia l’ultimo, dello scontro iniziato a maggio tra lo stesso Noseda e il sovrintendente uscente (il suo mandato è scaduto a metà luglio) Walter Vergnano, che accuserebbe il direttore musicale di un’eccessiva propensione a costose tournée all’estero. Noseda manterrebbe per il momento gli impegni come direttore d’orchestra e si appresta a inaugurare la stagione il 14 ottobre con un nuovo allestimento di Otello di Verdi. Secondo insistenti voci, però, starebbe veleggiando verso Bologna, il sovrintendente del cui Teatro Comunale, Francesco Ernani, è in scadenza, e con lui tutti gli altri incarichi. Noseda scalzerebbe Michele Mariotti, che è cresciuto nella città felsinea ed è ormai una star internazionale.
Acque non molto più tranquille al Regio di Parma, dov’è stato appena lanciato un avviso per invitare “manifestazioni d’interesse” alla carica di direttore generale. Il Festival Verdi – l’impegno maggiore del Regio, tecnicamente un “teatro di tradizione” e non una fondazione lirica – inizia il 10 ottobre, ma tanto l’amministrativo esecutivo Carlo Fontana (ex-La Scala, ex-Senato della Repubblica) quanto il direttore artistico Paolo Arcà sono dimissionari, in quanto la situazione finanziaria sarebbe stata sostanzialmente risanata, e resteranno ai loro posti sino al 31 dicembre.
Non sorride neanche la Scala dove, dopo numerose polemiche, Alexander Pereira ha assunto l’incarico di sovrintendente e direttore artistico il primo settembre.
Meno di una settimana dopo, la calma è stata interrotta dall’annuncio che il tenore Roberto Alagna (che aveva lasciato bruscamente il teatro in seguito a un episodio ancora non spiegato nel 2006) non rimetterà piedi nella Sala del Piermarini in quanto avrebbe assistito a quindici rappresentazioni in cui il pubblico avrebbe, senza motivo, fischiato gli artisti. Uno strascico delle polemiche anti-Pereira? Una vendetta indiretta nei confronti del neo-sovrintendente e direttore artistico? Occorre riconoscerlo: una parte della Milano scaligera non ha digerito che due incarichi (ciascuno dei quali molto appetibili) siano stati dati a un austriaco (pur se per il momento soltanto per l’anno di Expo) dopo che sono stati retti, per due lustri, da un francese.
Non è certo questa la sede per congetturare sull’incontro tra Pereira e i sindacati. È tuttavia nell’interesse della Scala restare nel circuito dei grandi teatri internazionali e attirare finanziamenti privati. Compiti che Pereira ha dimostrato di assolvere con efficacia, facendo diventare il teatro di Zurigo da scena di provincia e grande istituzione di livello mondiale e riducendo al 22% il finanziamento pubblico del Festival di Salisburgo (il resto è fornito da sponsor, vendita di spettacoli a reti televisive e altri teatri, e biglietteria).
Giuseppe Pennisi
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