L’Emilia gioca la sua C.Ar.D. Con un nuovo festival dell’arte
Dal 12 settembre al 12 ottobre, un festival diffuso dell’arte contemporanea nelle zone collinari del Piacentino, Val Tidone/Luretta. Da Jessica Stockholder ai Formafantasma, venti autori installano le loro opere tra castelli, cascine, consorzi agrari e angoli di paesaggio.
Per quattro settimane, C.Ar.D. – la prima edizione del festival di Contemporary Art e Design – prevede diciannove mostre distribuite in undici sedi differenti, dislocate in un raggio di oltre 35 chilometri nella Val Tidone e nella Val Luretta. Un circuito ad anello previsto nelle cittadine di Pianello Val Tidone, Agazzano, Piozzano e Gazzola. Diversi luoghi inattesi e chiusi, come castelli, cascine, consorzi agrari e il greto del fiume Tidone, stanno per diventare sede di installazioni e opere di venti autori: artisti, designer, fotografi, scultori e pittori, italiani e non; offrendo una visione inedita e spesso dimenticata dell’Emilia.
Paolo Baldacci, ideatore e organizzatore della mostra, insieme a Daniela Volpi,racconta la nascita del progetto.
Quando e perché è nata l’idea di C.Ar.D? Quale il principio che radica la rassegna al territorio della Val Tidone?
L’idea è nata poco più due anni fa, quando James Hyde, uno degli artisti partecipanti, venne a lavorare per un mese nella nostra casa di campagna. L’interesse delle persone del luogo e degli amici artisti che vennero a trovarlo in quel periodo ci stimolò a inventare qualcosa di più grande e duraturo. La Val Tidone offre luoghi meravigliosi per un incontro tra arte contemporanea, natura e testimonianze del passato.
Qual è il budget che sottende alla produzione, all’allestimento e alla promozione delle opere?
Mah… tutto dipende da come e quanto si lavora e dai rapporti con gli artisti. Posso solo riferirmi alla nostra esperienza attuale. Tenendo conto che lo staff dei curatori e dei loro collaboratori, oltre al personale della Pro Loco di Pianello, ha lavorato gratis per mesi e mesi, e ultimamente a livelli forsennati, il resto (adattamento e allestimento sedi, viaggi e sistemazioni degli artisti, costi delle installazioni e relativi onorari, comunicazione ecc.) è costato circa 300mila euro. Molto, se si pensa che il peso è stato sostenuto quasi esclusivamente da noi; poco, se si considera la qualità e il numero dello mostre.
L’arte e il design quali nuove storie devono raccontare al di fuori dei circuiti istituzionalizzati che solitamente conferiscono determinati standard?
Non mi è chiarissima la domanda. Non credo infatti che i circuiti istituzionalizzati garantiscano di per sé determinati standard qualitativi. Il problema credo consista nell’individuare forze “vive” in grado di comunicare sia alla gente non abituata ai nuovi linguaggi sia alle persone già acculturate ma capaci di distinguere una espressione forte e genuina dalle molte forme ripetitive e sclerotizzate da cui siamo circondati.
Cristina Baldacci, co-curatrice della sezione arte, descrive le caratteristiche dell’operazione.
Quanti artisti sono stati selezionati? Quali le caratteristiche che li accomunano? Quali i valori, i principi che li uniscono?
Abbiamo invitato diciannove artisti, tra cui anche sei designer, scelti da Franco Raggi con Giulia Pellegrino, che presenteranno lavori e installazioni non funzionali, quindi molto più vicini all’arte che al design. Il filo rosso che unisce la pratica di quasi tutti è proprio questo sconfinamento interdisciplinare tra arte, design e, a volte, architettura. Il grande cavallo stilizzato in legno di Duilio Forte, alto diciotto metri e collocato nel greto del fiume Tidone; il “vorace” mostro gonfiabile di Denis Santachiara che, davanti all’Auditorium di Pianello Val Tidone, ci invita a entrare nel suo ventre attraverso un linguone rosso; il groviglio scultoreo in tubi zincati di Attilio Stocchi, che risuonerà come uno strumento musicale ogni volta che uno dei visitatori della Rocca d’Olgisio – antica fortezza sopra Pianello – produrrà rumori soffiando o parlando al suo interno, sono tutte incursioni in ambito artistico.
E per quanto riguarda gli artisti?
Per molti degli artisti intesi in senso stretto non è diverso: le sculture in alluminio, ferro e neon fluorescente di Giordano Pozzi e gli oggetti o piccole architetture in juta, stoffa, bamboo e zucche essiccate di Paola Anziché, installate in una cascina del Cinquecento appena fuori Pianello, accanto alle lampade in vesciche di bue del duo Formafantasma; così come le esili strutture che Alice Cattaneo ha realizzato con materiali poveri e sistemato nell’ex Consorzio Agrario di Piozzano, oltrepassano i confini disciplinari e mediali.
Uno dei progetti in mostra (nella Biblioteca Comunale di Pianello) che più ci parla di questa apertura è Painting Then For Now, ideato a sei mani da una storica dell’arte, Svetlana Alpers, un fotografo, Barney Kulok, e un pittore, James Hyde. Si tratta di una riflessione sull’arte del passato – in particolare sulla pittura di Tiepolo – e sulla centralità, nonché diversità, dello sguardo. James Hyde è presente anche con una personale che offre uno sguardo d’insieme sulla sua produzione pittorica degli ultimi vent’anni.
Da Jessica Stockholder a Marco Ferreri, quali tipologie di interventi verranno presentati?
Molti dei lavori in mostra sono stati realizzati per l’occasione: gli artisti hanno soggiornato nelle valli piacentine, trasferendovi momentaneamente i loro studi, e si sono confrontati con la specificità dei luoghi. Jessica Stockholder e Marco Ferreri, per esempio, sono intervenuti nel vecchio Bocciodromo di Pianello: la prima allestendo una mostra personale con nove installazioni – una delle quali assemblata sul posto con materiali raccolti qua e là curiosando in supermercati e negozi di suppellettili varie –; il secondo portando a nuova vita il bar dove i giocatori di bocce, tra una partita e l’altra, bevevano il caffè, con un lavoro di tipo partecipativo.
Donna Moylan presenta i suoi onirici dipinti in una dimora storica, la Villa Anguissola Scotti di Agazzano, insieme a Ron Gilad, che ha sistemato un nuovo lavoro in marmo di Carrara nel cortile. Anche Christopher Broadbent, con le sue nature morte fotografiche simili a quadri seicenteschi, è in mostra in un antico edificio, la Rocca Dal Verme, oggi sede del Comune di Pianello. Mentre David Alexander Flinn ha collocato una delle sue opere di eco poverista-concettuale nel Castello di Lisignano, accanto alle colorate sculture di Fabienne Lasserre e Jessica Stockholder. Il già citato ex Consorzio Agrario di Piozzano accoglie, oltre ai lavori di Alice Cattaneo e Fabienne Lasserre, i dipinti, le ceramiche e le animazioni – tra il pop e il fumettistico –, di Ezra Johnson e le pitture di Rashawn Griffin, da cui occhieggiano brandelli di stoffa, elementi di passamaneria e altri oggetti curiosi.
Potresti formulare un pensiero, un augurio, una chiave di lettura che accompagnino i visitatori lungo le sedi deputate a ospitare C.Ar.D?
Oltre ad aver dato la possibilità agli artisti di dialogare con il territorio e la sua gente, C.Ar.D. è stata anche un’occasione di collaborazione e scambio di idee tra gli artisti stessi e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione della mostra. Vorremmo che il clima speciale che si è creato durante i lavori, fatto di convivialità e amicizia, fosse percepito, per quanto possibile, anche dai visitatori; e, soprattutto, che chi verrà in mostra, senza avere conoscenze artistiche specifiche, possa avvicinarsi con meno timore e diffidenza alle opere e ai linguaggi contemporanei vedendoli inseriti in un contesto quotidiano.
Infine Duilio Forte,artista e architetto, fondatore di Aterlier Forte, descrive il proprio lavoro, unico fra quelli selezionati ad abitare il greto del fiume Tidone.
Potresti descrivere il progetto ideato per C.Ar.D? Quale concetto, quale approccio progettuale lo ha ispirato?
È molto stimolante pensare un’installazione all’interno del greto del fiume. Come l’acqua che passa non è mai uguale, allo stesso modo le sculture sleipnir differiscono sempre in qualcosa.
Come si integra, come si inserisce nel greto del fiume Tidone? Quali caratteristiche del paesaggio ti hanno dato le giuste direttive per il collocamento?
È importante la visione dal ponte. È un paesaggio quasi extraterrestre per via del ciottolato. Il ponte collega due mondi: Pianello dal resto del mondo, mentre noi ci posizioniamo in una dimensione quasi fantascientifica, al di fuori dello spazio e del tempo. Il mondo mitologico, a cui appartiene sleipnir, è un eterno presente, un mondo senza tempo.
Potresti esprimere un augurio che accompagni il tuo landmark tanto all’interno degli altri interventi presentati quanto fra i visitatori che attribuiranno ad essa nuovi significati?
Spero che quest’opera faccia apprezzare i territori di confine, che spesso vengono considerati marginali ed esclusi dall’esperienza quotidiana.
Ginevra Bria
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