Da Arduino alla Maker Faire. Intervista con Massimo Banzi
Tre giorni, dal 3 al 5 ottobre, per l'edizione europea della Maker Faire. Città di svolgimento: Roma. Siamo andati a intervistare Massimo Banzi, co-fondatore di Arduino e co-curatore dell'evento. Per parlare di makers, programmazione, scuola, futuro...
Com’è nata l’idea di portare la Maker Faire proprio in Italia? Raccontaci la genesi di questa avventura.
Gli americani di Maker Faire hanno accettato la nostra proposta di portare la Maker Faire in Italia grazie al rispetto che hanno per Arduino. Per me personalmente è stata una grande scommessa, che sento di aver vinto. Lo scorso anno abbiamo letteralmente stupito gli americani con la nostra organizzazione e con i numeri dei maker coinvolti e del pubblico, attivo partecipante anche ai workshop e agli incontri in programma.
L’edizione dell’anno scorso. Cosa è andato benissimo, cosa non è andato.
La Maker Faire Rome 2014 è la seconda edizione della Maker Faire europea. Dopo il grandissimo (e inaspettato) successo della scorsa edizione, siamo curiosi di vedere come andrà questa seconda avventura. Lo scorso anno ci sono stati 35mila visitatori in due giorni! Intanto le grandi aziende, i potenziali sponsor si stanno avvicinando a questo mondo con circospezione, perché per le aziende “classiche” italiane ed europee in generale è ancora un mondo sconosciuto.
Cosa succederà di nuovo rispetto allo scorso? Come sarà vissuta la sinergia con l’Innovation Week?
Dato il successo dello scorso anno, è stato naturale dare più respiro alla manifestazione con l’Innovation Week, i cui fulcri saranno appunto la Maker Faire e l’Open Hardware Summit, per la prima volta in Europa.
La Maker Faire accoglierà 300 maker provenienti da tutta Europa e molti eventi, incontri, dibattiti. Mi piace segnalare la mostra Make in Italy, voluta dall’omonima fondazione, che racconta le innovazioni più significative nell’informatica italiana, con un occhio di riguardo al design. L’art direction della mostra è curato da dotdotdot, lo studio di architettura e interaction design che segue me e Arduino fin dagli albori.
L’anno scorso, alla Maker Faire, Intel aveva presentato la prima scheda Galileo realizzata in collaborazione con Arduino. Sei contento della risposta che hanno dato i maker? La collaborazione tra questi due mondi – la corporation dell’elettronica e un dispositivo/linguaggio open source – ci riserva ancora altre sorprese?
Sì, assolutamente sì. Sicuramente si tratta di un esempio positivo di collaborazione tra il micromondo open source (Arduino) e il macro (Intel). La collaborazione è ancora in atto. Finalmente una grande società è riuscita a vedere nel mondo dei maker un bacino di potenzialità, sposando la causa open source. L’onda d’urto Intel è grande per noi, abituati ad avere un’economia più ristretta. Intel e Arduino lavoreranno insieme per realizzare futuri prodotti che metteranno a disposizione di maker e studenti le performance e la scalabilità delle tecnologie Intel. Arduino ha costruito una comunità globale di utenti che formano la spina dorsale del movimento maker. Molte aziende si stanno interessando al potenziale di forte innovazione di questo movimento, ma non tutte hanno intenzione di creare un rapporto in cui c’è uno scambio equo.
I numeri della Maker Faire Rome iniziano ad avvicinarsi a quelli del primo Paese promotore, gli Stati Uniti. Pensi che l’Europa abbia qualcosa da dimostrare in termini di peculiarità dell’innovazione e know-how tecnologico?
L’Italia e l’Europa hanno grandi potenzialità in questo senso, anche se siamo partiti un po’ tardi ma stiamo recuperando velocemente. In particolare, in Italia nascono ogni giorno spazi di condivisione come fablab e makerspace, sempre più professori si avvicinano ad Arduino per semplificare le lezioni e appassionare i loro studenti, sempre meno si cerca di vendere una propria idea (magari al momento solo su carta) a un’azienda e sempre più spesso ci si organizza tra crowdfunding e autoproduzione.
Il making italiano sta attraversando la propria adolescenza, come sempre un periodo in cui si cerca un’identità, un proprio modo di esprimersi: è il momento di fare attenzione ai “faker” o “mailer”, quelli che parlano di making senza conoscerlo, quelli che si spacciano per esperti senza essersi mai sporcati le mani, quelli che considerano l’open source una fonte da cui attingere senza mai restituire. Abbiamo molto da imparare da Usa e resto d’Europa sul come (come favorire l’innovazione vera, come gestire i finanziamenti, come collaborare), ma sappiamo benissimo cosa progettare. In quanto a qualità del progetto, non siamo secondi a nessuno.
Ci sono tantissimi artisti che hanno usato Arduino per far funzionare le proprie installazioni. Ce n’è qualcuna che ti è piaciuta particolarmente? Magari qualcuno che ha fatto un uso insolito di questa tecnologia?
Durante i primi anni di vita di Arduino mi era molto più facile rimanere aggiornato sui progetti realizzati con la scheda. Ora sono talmente tanti che non riesco a tenerne traccia! Sono davvero grato e felice di questo successo nel mondo degli hobbisti, delle aziende, e tra designer, artisti, musicisti. In fondo, la scheda era stata creata proprio per rendere l’elettronica uno strumento creativo alla portata di tutti. L’obiettivo mi sembra raggiunto. Mi emoziona vedere come la tecnologia possa essere messaggero di poesia.
Tra le invenzioni e le opere realizzate con Arduino, sono particolarmente legato a quelle che hanno una connotazione “sociale” o scientifica. Con Arduino sono stati realizzati molti strumenti scientifici da laboratorio che normalmente vengono commercializzati a un prezzo elevato. Per esempio, Arduino è utilizzato al Cern e in altri importanti laboratori. Durante le mie presentazioni mostro anche alcune opere d’arte come txt BOMBER di Felix Vorreiter, i lavori di Daniel Hirschmann, di Daito Manabe ecc.
Non c’è una deriva eccessiva? Si fa il maker, ma si lascia morire certa tradizione artigiana. Trovi le ragazze che si confezionano borsette, ma se chiedi di cambiarti una cerniera rotta o vai dai cinesi o giri con la patta aperta. Qual è il tuo punto di vista su questa dicotomia? Insomma, i marker vanno decisamente di moda. Con quale rischio? E come governare questi rischi?
Si sa, in Italia c’è questa rincorsa perenne alle “novità”. Ciò che era nuovo negli Stati Uniti quattro anni prima viene accolto in Italia con ritardo e a volte si trasforma in una moda, improvvisa e poco approfondita. Anche Arduino ha subito la stessa sorte: pur nati in Italia, abbiamo avuto successo negli Stati Uniti per poi essere “riscoperti” in Italia anni dopo grazie a Wired diretto all’epoca da Riccardo Luna.
Questa volontà di appropriarsi di una tematica nuova e farla propria (ma col rischio che venga appiattita e resa superficiale) è tipica: se penso al mondo del design, mi viene in mente come per alcuni anni si parlava solo di sostenibilità e di eco-design. Passata la moda, sono rimasti in pochi a occuparsene, purtroppo. Il mondo dei maker sta subendo la stessa dinamica che tende a impoverire i reali significati. Per riprendere il tuo esempio, i maker non sono artigiani né sarti. Alla base della cultura maker c’è l’open source, la condivisione della conoscenza ecc. Tutti elementi che non mi sembrano veramente raccolti.
Quali azioni concrete può fare il legislatore (parliamo di roba fattibile) per contribuire alla nascita di micro-imprese?
Per diffondere la mentalità maker, che nella mia ottica è portatrice di novità anche dal punto di vista del business, bisognerebbe partire dalla scuola. Molti penserebbero alla politica, ma personalmente credo più nell’educazione che nelle costrizioni delle leggi. Poi far capire a chi le leggi le scrive l’importanza di quello che sta accadendo, i benefici che possono nascere e i danni che la burocrazia può fare è sicuramente fondamentale.
Stiamo vivendo una transizione che riguarda l’intero sistema culturale, economico, produttivo e sociale. Un fenomeno macroscopico in gran parte provocato dalla “democratizzazione” di Internet, delle nuove tecnologie e dell’immediatezza della comunicazione e dell’informazione. Il modo di agire dei maker può impattare sull’attuale sistema produttivo occidentale. Stiamo andando verso un mondo in cui continueranno a esserci i colossi industriali, ma accanto a loro nasceranno migliaia di piccole aziende di prodotti di nicchia. Da un lato ci sarà la possibilità di inventare e di prototipare sempre più alla portata di tutti, e dall’altro questi strumenti saranno sempre più raffinati e potranno quindi dare vita a piccole serie di prodotti e invenzioni a prezzi ragionevoli.
In Inghilterra i bambini di cinque anni inizieranno quest’anno a fare i primi corsi obbligatori in classe di programmazione: l’Italia cosa ha da imparare da questo punto di vista? E quanto alla lezione della bottega rinascimentale, è ancora un modello vivo capace di ispirarci innovazione e sviluppo?
Il tema scuola mi è molto caro. Nonostante gli impegni con Arduino, ogni anno mi ritaglio del tempo per dedicarmi all’insegnamento, attività che da sempre mi nutre di stimoli e di energia. Basti pensare che il progetto Arduino è nato proprio in un contesto scolastico: all’Interaction Design Institute di Ivrea avevo da subito sentito l’esigenza di creare uno strumento per insegnare agli studenti (in questo caso designer) la tecnologia e l’elettronica in modo veloce, comprensibile e dinamico. Il mio sguardo a questi temi è quindi attento e partecipe.
Mi sembra che purtroppo si riducano sempre di più le attività dell’”imparare facendo” tipico dei laboratori e di una cultura anglosassone dell’educazione. Attività che stimolano l’immaginazione e la creatività. Reputo la tecnologia uno strumento creativo. Ora purtroppo sembra che l’insegnamento della tecnologia si riduca a insegnare Word e Excel…. Si dovrebbe insegnare a usare le tecnologie digitali per dare un metodo di lavoro. Perché le tecnologie sono accessibili, più vicine, facili e divertenti di quanto si immagini. Occorre preparare una generazione non solo di consumatori, ma anche e soprattutto di potenziali creatori. Per partecipare attivamente al mondo che ci circonda.
Massimiliano Tonelli
Roma // dal 3 al 5 ottobre 2014
Maker Faire – The European Edition
AUDITORIUM – PARCO DELLA MUSICA
Viale de Coubertin 10
www.makerfairerome.eu
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