Il millenovecentonovantacinque del Giappone. Con Yoshimoto Nara
È dagli Anni Novanta che il Giappone cerca in ogni modo di ritrovare lo slancio dei decenni seguenti il secondo conflitto mondiale, ma forse quell’accelerazione è stata un evento irripetibile. L’editoriale dal Sol Levante di Aldo Premoli.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe, oltre a essere dichiaratamente nazionalista, è un decisionista. Flette i muscoli nei confronti di una Cina sempre più padrona del mare che fronteggia, lancia vigorosi segnali per rassicurare gli investitori esteri e riesce a far approvare le leggi che desidera a una velocità sinora mai vista in Giappone. Con una popolazione che è un decimo di quella cinese e meno della metà di quella americana, è a capo della terza economia mondiale, che però fatica a tenere i ritmi di crescita di un tempo. È dagli Anni Novanta che il Giappone cerca in ogni modo di ritrovare lo slancio dei decenni seguenti il secondo conflitto mondiale, ma forse quell’accelerazione è stata un evento irripetibile.
Il Museo d’arte moderna e contemporanea di Tokyo ha dedicato una mostra che porta nel titolo una data cruciale, Mot Collection Chronicle: 1995, l’anno in cui il museo è stato inaugurato, ma anche quello del terremoto di Kobe con le sue 6.434 vittime, lo stesso dell’attacco alla metropolitana effettuato dalla setta dell’Aum Shinrikyo con il gas sarin, l’anno dell’esplosione di Internet ma anche quello del cinquantennale della firma dell’atto di resa che mette fine alla Seconda guerra mondiale.Il 1995 è anche l’ultimo in cui il governo giapponese tenta di porre rimedio – con un’incredibile serie di manovre finanziarie errate – all’esplosione della bolla finanziaria che ha minato alla base il sistema socio-economico emerso nel dopoguerra.
Nella mostra, costruita con lavori di 43 artisti giapponesi provenienti dalla collezione permanente del museo, un posto di rilievo spetta a Nara Yoshimoto. La sua prima personale risale proprio al 1995. Nara in Giappone è una star e i suoi disegni sono oggi riprodotti su t-shirt e orologi, borse e cuscini, piatti e tazzine. I suoi cani impacciati e solitari e le sue bambine eternamente ostili, disegnati con tratti semplificati su sfondi neutri, guardano chi li osserva con occhi che parlano di come la volontà di resistere e l’autostima di esseri apparentemente indifesi siano qualità necessarie per vivere nel Giappone di oggi.
Dell’immagine consueta del giapponese medio laborioso, cerimonioso, disciplinato ma sereno resta poco. Tra gli stati d’animo espressi dalle tele di Nara, il disincanto pare quello più condiviso nell’isola.
Aldo Premoli
trend forecaster
direttore di tar magazine
Articolo pubblicato su Artribune Magazine#21
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