Istituti Italiani di Cultura. Qui Varsavia
Prosegue la nostra inchiesta sugli Istituti Italiani di cultura nel mondo. Le loro attività, i loro progetti e anche le loro difficoltà. Oggi vi portiamo a Varsavia e parliamo con Paola Ciccolella, direttrice dell'IIC locale. Prossima tappa, invece, Praga.
Quando nasce l’Istituto di Cultura di Varsavia?
L’Istituto celebra quest’anno gli ottant’anni dalla sua nascita. Fondato a Varsavia nel periodo tra le due guerre, l’IIC fu inaugurato il 12 novembre del 1934 (nella sua prima sede in Ulica Zgoda), e funzionò fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale (1939). Pubblicazioni e appunti rinvenuti in biblioteca dimostrano che l’Istituto era frequentato da numerosi intellettuali come Carlo Verdiani, Carlo Gallo, Aldo Alessio, Leone Pacini, Hanna Verdiani. Tutti personaggi che con le loro lezioni di lingua italiana, storia della letteratura e altre discipline tenevano viva la diffusione della cultura italiana in Polonia.
Successivamente cosa accadde?
L’IIC venne rifondato dopo un lungo periodo di pausa il 5 maggio 1965: situato questa volta in Ulica Nowowiejska 6, veniva denominato “Sala di Lettura italiana e Biblioteca”. La struttura ha continuato la sua vita ininterrottamente fino ad oggi con alterne vicende e in sedi diverse. Tra il 1978 e il 2001 ha operato nella sede di Ulica Foksal 11, acquisendo finalmente il nome di Istituto Italiano di Cultura. Dal febbraio 2001 opera invece nella sede attuale di Ulica Marszalkowska 72, che fu acquistata dal Governo Italiano grazie all’intuizione dell’Ambasciatore d’Italia in Polonia S.E. Luca Daniele Biolato (1939-2009).
Da ventisette anni è attivo in Polonia anche l’IIC di Cracovia, sezione staccata di questo Istituto. Siamo lieti di aver potuto operare in Polonia con grande successo così a lungo.
Cosa significa per voi promuovere la cultura italiana all’estero?
Il ruolo degli IIC nel mondo è molto cambiato negli ultimi decenni. Se una volta erano l’unica fonte di divulgazione circa la cultura e l’offerta formativa del nostro paese, oggi, con lo sviluppo delle nuove tecnologie, essi non rivestono più un ruolo cruciale riguardo all’informazione. Tuttavia gli IIC assolvono ad alcuni compiti essenziali: quello legato alla promozione della lingua – con l’organizzazione dei corsi di lingua e cultura, corsi di aggiornamento per insegnanti, esami di certificazione della lingua – e quello legato alla cooperazione con le istituzioni culturali e scientifiche del paese in cui ci troviamo ad operare. Cooperazioni che diventano sempre più frequenti e importanti.
Chi è il vostro target di riferimento e attraverso quali azioni operate?
Noi ci rivolgiamo prevalentemente a chi è interessato alla cultura italiana. Tuttavia, poiché partecipiamo spesso a eventi di largo consumo come festival e grandi manifestazioni che avvengono in vari luoghi delle città al di fuori dell’IIC, in realtà ci rivolgiamo a tutti i polacchi che amano la cultura e che frequentano musei, gallerie, teatri e festival. Per tali ragioni possiamo dire che la nostra azione si divide in due parti: una con eventi rivolti maggiormente agli utenti dell’Istituto, quindi a coloro che sono interessati alla cultura italiana e che spesso conoscono anche la nostra lingua; e una seconda parte della nostra azione che prevede la partecipazione ad eventi più grandi in cooperazione con istituzioni locali e che si rivolge, pertanto, a tutti i polacchi che amano la cultura in genere. In questo modo assicuriamo una presenza italiana costante in più ambiti culturali, con l’auspicio di far aumentare il numero di coloro che amano l’Italia e studiano la nostra lingua.
Quali sono gli obiettivi?
Gli obiettivi reali che ci poniamo ogni anno sono di mantenere un certo numero di eventi e un certo numero di studenti che seguano costantemente i nostri corsi. Gli obiettivi strategici sono quelli di mantenere viva e interessante l’immagine del nostro Paese all’estero cercando di accrescere l’attenzione verso l’Italia. Sono finalità che dovrebbero tradursi poi in maggiori flussi di turisti, maggiori scambi commerciali e maggiori investimenti stranieri. Di certo il compito non è semplice, soprattutto considerando la concorrenza di alcuni paesi europei con caratteristiche simili ma con costi inferiori ai nostri.
Com’è l’Italia vista dal Paese in cui operate?
L’Italia esercita sulla Polonia, e non solo, un enorme fascino che racchiude vitalità, bellezza, simpatia, accoglienza, saper vivere. I polacchi dimostrano di apprezzare particolarmente tali caratteristiche, pertanto possiamo dire che partiamo avvantaggiati in un paese amico e sostenitore dell’Italia. Inoltre non sono da trascurare i numerosi momenti storici in cui i due popoli hanno collaborato per principi di libertà e solidarietà fondamentali per le democrazie europee.
Credete che la reputazione italiana stia fronteggiando un momento di decadenza? Se sì, come questo influisce sul vostro lavoro?
La crisi economica dell’Europa è generale, quindi non direi che i polacchi si accorgano di questa decadenza, che forse potremmo considerare un momento con minori risorse a disposizione. La cosa principale è riuscire a cooperare correttamente con le varie istituzioni, evitare la semplice richiesta di risorse finanziarie e cercare invece la collaborazione per organizzare degli eventi interessanti che portino un beneficio reciproco.
In che modo rientra l’arte contemporanea nei vostri programmi?
L’arte contemporanea è uno dei settori della nostra azione che vuole testimoniare la continuità del percorso artistico italiano e la sua evoluzione. In questi ultimi cinque anni abbiamo organizzato alcune mostre frutto di importanti cooperazioni, come una personale di Maurizio Cattelan in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Zamek Ujazdowski di Varsavia (2012) e una personale di Carla Accardi in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea di Torun (2013) diretto da Dobrila De Negri. Con questo ultimo centro abbiamo contribuito alle mostre dei capolavori di due fondazioni italiane (Unicredit e Sandretto Re Rebaudengo). Nel 2011 abbiamo partecipato al progetto Biennale di Venezia nel mondo esponendo due artisti italiani attivi in Polonia: Marco Angelini e Pako Errico. Presso il nostro Istituto ospitiamo di tanto in tanto delle mostre di artisti italiani; tra i tanti citerei l’architetto Romano Botti, il fotografo Francesco Mai, gli artisti Erto Zampoli, Lino Fiorito, Gennaro Scarpetta, Bruno Fermariello, Daniela Pergreffi, Patrizia Calovini.
E con il privato?
Pur trovando spesso difficoltà a lavorare con le gallerie d’arte locali, in particolare a Varsavia, città nella quale al momento sembra essere particolarmente privilegiata l’arte concettuale polacca, in questi anni abbiamo sempre cercato di incrementare il dibattito intellettuale intorno all’arte contemporanea italiana e internazionale. Ne sono un esempio gli incontri – da noi organizzati – con grandi esperti del settore come Achille Bonito Oliva, Renato Barilli e Germano Celant.
Su quali risorse economiche contate per portare avanti il vostro lavoro?
Ogni Istituto ha una dotazione finanziaria che proviene dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. L’ammontare è variabile, in quanto risponde a delle percentuali che possono cambiare di anno in anno. Oltre a questa dotazione l’IIC può mettere in atto una politica per raccogliere altri fondi che possono provenire, ad esempio, da sponsorizzazioni o donazioni di enti italiani o stranieri. La struttura può altresì ricavare degli utili dall’organizzazione dei corsi di lingua e cultura e dagli esami di certificazione tenuti presso la nostra sede. Ogni entrata va, ad ogni modo, sempre a beneficio del reinvestimento nelle nostre attività culturali.
Santa Nastro e Alex Urso
Istituto Italiano di Cultura
Ul. Marszalkowska 72 – Varsavia
+48 (0)226280610
www.iicvarsavia.esteri.it
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