La nuova vita de La Monnaie. Intervista con Chiara Parisi
Apre per la prima volta al pubblico la zecca di Parigi, con una serie di progetti volti al coinvolgimento della città, e non solo. Abbiamo intervistato Chiara Parisi, curatrice italiana che dirige dal 2011 la programmazione culturale de La Monnaie, per farci raccontare tutte le novità.
La Monnaie di Parigi è una delle più antiche istituzioni francesi. Patrimonio dell’Unesco, essa assicura la produzione monetaria dell’euro francese, ma anche di monete da collezione, medaglie e decorazioni. Nel 2007-2008 nasce MétaLmorphose, un progetto volto a costruire un dialogo tra questo portagioie reale e il pubblico. Nella prospettiva di un’apertura pubblica, MétaLmorphose è sviluppato intorno al tema del metallo, al fine di porre l’attenzione sulla funzione primaria dell’istituzione, la produzione monetaria. Chiara Parisi, direttrice della programmazione culturale dal 2011, ci racconta di queste novità.
Il 25 ottobre è la data ufficiale dell’apertura al pubblico della Monnaie de Paris, edificio da sempre chiuso al pubblico per ragioni di sicurezza. Che cosa significa aprire per la prima volta questo luogo dopo dodici secoli di esistenza?
L’apertura al pubblico della Monnaie de Paris è un’occasione storica unica e irripetibile. Si tratta di un palazzo di grande rilevanza architettonica, che conserva in sé un tesoro millenario. La sua apertura è sintomo di uno spirito ottimista, di un impegno reale e di un coinvolgimento concreto nei confronti dell’arte contemporanea. La Monnaie de Paris, ovvero la Zecca francese, che quest’anno festeggia 1150 anni, per il suo carattere industriale e per la sua capacità di rinnovamento, è un luogo che non ha equivalenti, essendo allo stesso tempo un gioiello architettonico situato lungo le rive della Senna, un museo e una fabbrica con numerosi atelier, dove artisti e artigiani hanno sviluppato nel corso di lunghi secoli tecniche di conio, strategie economiche e di mercato. La storia ci insegna che la salvaguardia di un dialogo tra artigianato e artisti non è solo una necessità, ma una vera e propria vocazione: da qui scaturisce la forza della Monnaie de Paris, la quale, grazie alle visioni e ai progetti degli artisti contemporanei, si rilancia per voltare pagina e iniziare con un nuovo capitolo.
MétaLmorphose è un progetto che mira alla valorizzazione artistica contemporanea. Come nasce l’idea di un dialogo tra arte contemporanea e un luogo carico di storia come la Monnaie? Ci saranno nuovi spazi adibiti alle esposizioni. Ci puoi descrivere in maniera dettagliata come saranno strutturati ?
Essendo la Monnaie de Paris un’istituzione pubblica a statuto industriale, è in perfetta linea con i tempi e con le realtà del XXI secolo. Il desiderio è quello di colmare la distanza tra la creazione, la storicità del luogo e l’industria. È nella trasversalità che si deve cercare il segno distintivo dell’approccio della programmazione artistica, nella quale gli artisti sono invitati a concepire dei progetti pensati esclusivamente per il sito. Gli spazi espositivi iniziano dall’Escalier d’Honneur, che porta immediatamente al Salone a cupola balconata, dedicata al maestro incisore Guillaume Dupré. Da questo si accede a una fila di sale, la più bella infilade del Settecento francese, che si susseguono in maniera labirintica e i cui arredi appaiono ideali per cercare delle relazioni tra la dimensione estetica barocca e l’immaginario contemporaneo.
Factory, il progetto che ogni anno invita un artista negli atelier della Monnaie per realizzare un’opera, è un esempio di questa volontà di creare una continuità di scambi con il mondo dell’arte contemporanea. Ci può raccontare da dove è nata l’idea?
L’idea da cui scaturisce il progetto è naturale: tutto ruota intorno alla necessità di coinvolgere gli artisti nei laboratori del Palazzo di Quai de Conti nel Quartiere Latino e nella fabbrica modernista di Pessac a Bordeaux, un modo per scoprire la specificità della produzione del conio degli euro come di altre monete di altri stati europei e internazionali, e l’impiego di metalli diversi, condividendo l’esperienza dei maestri incisori, dei team industriali, esplorandone le metodologie di ricerca e di sviluppo. Inoltre, è un modo per far conoscere l’esperienza ancestrale della Monnaie de Paris, e per favorire in un certo senso il sovvertimento delle stesse pratiche secolari. Infatti, attraverso la condivisione e lo scambio di conoscenze e processi, l’artista trasforma i laboratori attraverso l’utilizzo dell’arte e della creatività in un contesto industriale.
Dal 13 settembre gli occhi dei parigini sono puntati sul tetto del numero 11 di Quai de Conti. Lampeggianti scritte hollywoodiane occupano il cielo di Parigi. È stata un’idea di successo per richiamare l’attenzione sull’imminente apertura della Monnaie. Ci vuoi raccontare di Your name in lights, l’accattivante opera di John Baldessari, ispirata alla filosofia del “15 minuti di gloria” di Andy Warhol?
La popolarità a cui conduce questo progetto sembra andare di pari passo con la nostra attività, se si pensa che chiunque ha potenzialmente in tasca un euro realizzato proprio qui dalla Monnaie de Paris. Con Your Name in Lights John Baldessari invita a registrarsi sul sito della Monnaie de Paris per veder apparire il proprio nome per 15 secondi sul neon luminoso posizionato sulla facciata del palazzo, che visualizzerà in sequenza i nomi di più di 100mila persone. Questo lavoro voleva essere un modo per umanizzare la Monnaie de Paris, ma anche un’iniziativa per permettere a chiunque di potersi proiettare nell’annuncio della nostra riapertura. Naturalmente vi è una certa comicità dietro l’operazione, soprattutto se letta in riferimento alla potenza dei social network. Ma rimane un’opera d’arte con un’anima romantica.
Il primo artista invitato a esporre alla Monnaie è Paul McCarthy. Dal 25 ottobre 2014 al 4 gennaio 2015 sarà possibile visitare nelle nuove sale espositive Chocolate Factory. Ci può spiegare in che cosa consiste il progetto?
Per inaugurare il nostro sito a vocazione industriale, Paul McCarthy è stato invitato a impadronirsi degli spazi costruendo il suo mitico Chocolate Factory, un progetto in situ ripensato e concluso appositamente per la Monnaie de Paris. Si tratta di una fabbrica reale che produrrà ogni giorno centinaia di statuine di cioccolato (Babbo Natale con il suo albero), sotto gli occhi del pubblico, che potrà assistere a tutta la fase di produzione fino al confezionamento. Questo progetto combina i grandi temi della serialità, dell’esperienza e dell’eccellenza che strutturano e caratterizzano da sempre la Monnaie de Paris. In questo senso mi piace paragonarla a una di quelle opere conclusive, come Etant donnés di Marcel Duchamp. Un’opera che dimostra di essere la ‘chiave di volta’ nel processo di espressione di Paul McCarthy e del suo singolare ed eccezionale percorso artistico, che si situa tra scultura, performance e cinematografia, per illuminarci e ricordarci che viviamo in un mondo di finzioni e fantasmi.
Ci vuoi dare un tuo parere sull’andamento della città di Parigi negli ultimi anni? La programmazione culturale è ricca, diversificata e focalizzata sull’arte. Che ruolo potrebbe avere la Monnaie de Paris nella promozione dell’arte contemporanea? Potrebbe concorrere con altre istituzioni quali il Grand Palais, il Centre Pompidou o il Palais de Tokyo? Parigi non ha mai interrotto il suo rapporto con la creazione contemporanea. Tutto è cominciato da quando Suzanne Pagé ci faceva sognare con Hans-Ulrich Orbrist al Musée de la Ville de Paris e da quando Jean de Loisy è diventato presidente del visionario Palais de Tokyo. Poi questo percorso è continuato con Bernard Blistène, che ha preso la direzione del Centre Georges Pompidou e con Marta Gili al Jeu de Paume; e poi Laurent Le Bon, che ha creato Pompidou Metz, ed è ora il presidente del nuovo Musée Picasso. Forse è il Louvre che, dopo gli anni di coraggiosa programmazione di Henri Loyrette e Marie Laure Bernadac, prende una pausa con Jean-Luc Martinez. Sono tanti poi gli spazi sparsi nella città tra cui Belleville. La questione per la Francia rimane quella della decentralizzazione. Se la politica di Jack Lang era di diffondere l’arte contemporanea nelle zone più deserte e non urbane della Francia, e grazie a questa politica culturale una moltitudine di centri d’arte, Frac, associazioni con una programmazione libera e fertile sono nati, si assiste da qualche anno a una nuova concentrazione su Parigi. Questo genera una visione omogenea della Francia, che è una nazione che non si può rinchiudere in un’unica città, anche se parliamo di una delle più belle del mondo.
Come pensa che il pubblico accoglierà questo nuovo luogo di cultura nel cuore di Parigi? Quali sono i rapporti di relazione con gli altri spazi parigini?
Il pubblico della Monnaie de Paris all’origine è quello della numismatica, dunque si tratta di una nicchia veramente ristretta. Il nuovo pubblico invece è il futuro. La Monnaie de Paris conserva una collezione di monete straordinaria, la quale verrà presentata nel 2016, e che vanta probabilmente il più antico esemplare, disegnato nei nostri atelier da Carlo Il Calvo nel 864. Tale moneta, che sul verso riporta la scritta Parisii Civitas e che risale all’epoca di Carlo Magno, è stata coniata per la città di Parigi in un’epoca di grande espansione. In questo modo noi nasciamo, e continuiamo questa tradizione invitando gli artisti a creare delle edizioni speciali, come sarà con la moneta disegnata da Paul McCarthy che succede a quella di John Baldessari e Michelangelo Pistoletto.
Ottobre sarà un mese intenso per Parigi. Non ci sarà solo l’apertura della Monnaie de Paris, ma anche la FIAC, l’apertura della Fondation Louis Vuitton e la riapertura del Musée Picasso. Come vede questo boom autunnale di eventi?
L’autunno 2014 è un esempio. Tutte le istituzioni si sono unite per aprire insieme, e proprio nel momento della Fiac per onorare anche il lavoro svolto da Jennifer Flay che aveva iniziato con Martin Béthenod. La bellezza di questo autunno sarebbe di rivedere i caffè di Parigi vissuti di nuovo dagli artisti uniti agli scrittori e agli intellettuali, perché molti luoghi dove le persone si mescolavano e circolavano nel passato si fanno sempre più rari nel centro della città, che diventa sempre di più un museo. Sarebbe bello se gli artisti facessero diventare di nuovo la città un luogo di reverie e di incontri casuali che vadano oltre l’organizzazione di eventi e mostre.
Silvia Neri
La Monnaie de Paris
11, quai de Conti – Parigi
www.monnaiedeparis.fr
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