MOS: il design d’autore è online
Una guida, una galleria, una vetrina, uno store online. MOS - Matter of Stuff è tutto questo, ma ancor prima è il sogno di due architette italiane che a Londra hanno trovato il coraggio di realizzare.
Simona Autieri e Sofia Steffenoni si conoscono a Londra, la città europea con la più alta concentrazione di talenti italiani expat e, poco più che trentenni, decidono di fondare una società e un sito per selezionare, promuovere e vendere il design d’autore. “Crediamo nel potere dell’artigianato e nel fare” è il mantra che ripetono, ripreso anche nel nome Matter of Stuff, letteralmente ‘questione di cose’. Una filosofia che si traduce nell’attenzione alla storia e al processo produttivo nascosto dietro gli oggetti.
Durante il London Design Festival, Mos è stato presentato per la prima volta al mondo del design. Di questa sfida, della passione per l’artigianato locale e di come vedono l’Italia abbiamo parlato con le due fondatrici.
Una breve auto-presentazione. Chi sono Simona Autieri e Sofia Steffenoni?
Siamo entrambe architetti, ci siamo conosciute qui a Londra e siamo diventate amiche in un improbabile viaggio in barca a vela dalla costa inglese alla Bretagna. Siamo di due città marinare, Genova e Venezia, e sicuramente il nostro passato è rimasto nel sangue! Simona lavorava da Heatherwick Studio e Sofia da 3xn e Acme, tutti studi internazionali e da cui abbiamo imparato molto.
Cos’è MOS – Matter of Stuff? Come vi è venuta questa idea?
MOS è una galleria di design online con sede a Londra, creata per distribuire una nuova cultura sul design, che prende le distanze dal prodotto industriale, visto come distaccato dal suo processo produttivo, per avvicinarsi e raccontare che cosa sta dietro la materialità delle cose che usiamo tutti i giorni e ristabilire una relazione con l’artigianato e la tradizione. I prodotti su MOS sono il risultato di collaborazioni tra le più avanzate tecnologie e artigianato tradizionale, andando a rievocare l’immaginario collettivo. Il nome Matter of Stuff ci ricorda dell’importanza della materia prima alla base degli oggetti di ogni giorno.
Selezioniamo designer e produttori sulla base del talento e del knowhow, con il fine di creare una comunità in cui avvengano scambi e vengano favorite nuove collaborazioni. Con MOS cerchiamo di farci più domande possibili, mettere in discussione le nostre certezze. Vogliamo raccontare la storia e il processo di produzione di ogni oggetto che vendiamo.
Vivete a Londra da diversi anni e dopo alcune esperienze lavorative in studi di architettura inglesi avete deciso di aprire un’attività tutta vostra. Quali sono state le difficoltà maggiori? Cosa vi siete dovute lasciare alle spalle?
Entusiasmo, energia e passione sono costanti nel progetto e sono necessari per superare ostacoli e paura. Ovviamente siamo aiutate entrambe da un alto livello di incoscienza che ci ha fatto abbandonare tante certezze per fare questo salto nel buio e nell’incertezza, senza pensarci troppo su.
Se foste state in Italia, le cose sarebbero andate nello stesso modo?
MOS si è rivelato un’ottima occasione per riscoprire l’Italia e la sua straordinaria ricchezza culturale. Cerchiamo di trasmettere all’estero la nostra cultura: dai vetri soffiati del Veneto ai tappeti sardi, dai mobilifici della Brianza all’innovativo 3d printing del Trentino. Abbiamo in pentola moltissimi viaggi in Italia, che ci permetteranno di riscoprire il territorio e il meglio delle sue tradizioni. Di certo è molto bello poter lavorare con le cose belle dell’Italia, senza doverci preoccupare della burocrazia italiana!
Come avviene la selezione dei pezzi di design che poi decidete di mettere in mostra nella vostra galleria virtuale?
Siamo architetti entrambe, cresciute fra tecnica ed estetica. Il nostro background ci permette di stabilire chiari canoni di giudizio. In generale, se un oggetto ha una storia che parla da se, per noi è subito interessante. Poi ovviamente l’occhio vuole la sua parte, e molta della selezione è anche fatta sulla base del gusto personale. Cerchiamo l’inaspettato nel quotidiano, lo straordinario nell’ordinario.
In che cosa MOS è diverso dagli altri siti che hanno un approccio simile?
Per quanto riguarda il sito in sé, il contenuto per noi è la cosa principale. Oltre alla sezione Shop, dove vendiamo oggetti straordinari, abbiamo una sezione Tablet, ovvero il blog dove scriviamo articoli su ciò che ci interessa, sul processo di produzione, su materiali o esperimenti. E poi c’è la sezione Talent, ovvero la vetrina dei designer e produttori che hanno aderito alla piattaforma: si tratta di veri e propri articoli aggiornati sui nostri talenti.
Per quanto riguarda la parte offline del progetto, siamo sempre alla ricerca di facilitare le relazioni tra designer e maker, abbiamo una sezione di vendite indirizzata agli architetti e, in quanto architetti noi stesse, abbiamo progetti di ristrutturazione che ci permettono di utilizzare alcuni dei nostri prodotti.
Design, arte e architettura. Gli oggetti che presenta Mos sembrano sempre in bilico tra queste tre discipline….
Sì, il legame è stretto. Molti dei pezzi che abbiamo sono pezzi unici o in edizione limitata. Andiamo pazze per oggetti che sono il risultato di un processo, in questo momento i Newton’s Bucket di Silo Studio hanno fatto girare la testa a tutti i visitatori. Sono ciotole molto grandi, fatte con una resina liquida e non tossica che viene mischiata al colore e poi fatta girare su se stessa con uno strano macchinario costruito appositamente. Il risultato è un prodotto unico, ma soprattutto bellissimo.
Avete presentato per la prima volta MOS durante il London Design Festival. Come valutate l’edizione di quest’anno?
Il nostro stand è stato pienissimo e molto apprezzato da architetti, clienti e stampa. Avremmo voluto girare di più all’interno del festival per cercare nuovi talenti e purtroppo nella pazzia della settimana non abbiamo trovato un momento. È successa però la cosa opposta, ossia che sono stati gli stessi designer, con una sensibilità affine alla nostra, ad approcciarci direttamente. Insomma, lentamente sta succedendo ciò che desideravamo, creare una comunità di persone che pensano in modo simile al nostro e che hanno voglia di condividere e fare parte di qualcosa di più grande.
Progetti futuri?
Abbiamo molti progetti, forse troppi! Siamo state invitate a esibire a Colonia, Francoforte e al Clerkenwell Design Week di Londra. Ma abbiamo un piano segreto per la prossima estate, di tornare in qualche isola italiana… Stay tuned!
Zaira Magliozzi
www.matterofstuff.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati