A Mosca nasce il Museo Melnikov. Sfrattando l’erede da casa sua
Casa Melnikov è un patrimonio artistico e architettonico unico per la Russia. È uno dei rarissimi esempi di edificio privato costruito durante l’epoca di Stalin. È un capolavoro di design. Solo che è spezzettato fra gli eredi. E a farci le spese è stata una 75enne, letteralmente buttata in strada dalle guardie private del MuAr, il Museo dell’Architettura di Mosca. Ecco tutta la storia.
“Konstantin Melnikov”. La scritta a caratteri cubitali incorona ancora oggi uno dei pochi edifici privati costruiti al tempo dell’Unione Sovietica. Ha una forma rivoluzionaria per quegli anni, mai vista prima: due cilindri sovrapposti, di altezze diverse, che disegnano in pianta un 8. Ci sono cinquanta finestre esagonali e grandi vetrate sulla facciata principale.
All’epoca della costruzione, nel 1929, Konstantin Melnikov godeva dei favori del compagno Stalin, ma non durarono a lungo. Il grande architetto, esponente di spicco dell’avanguardia russa, fu accusato di formalismo e visse il resto della sua vita senza lavoro, o quasi. Alla sua morte lasciò la casa ai due figli, Viktor e Ludmila, un cilindro ciascuno, a costo di distruggere l’essenza e l’unicità del design. Non poteva immaginare che loro, e poi le nipoti Ekaterina ed Elena, si sarebbero contesi l’eredità davanti al Tribunale di Mosca.
IL RUOLO DELLA NIPOTE-EREDE
Ekaterina Karinskaya, figlia di Viktor, ha custodito la casa negli ultimi diciotto anni. L’ha mantenuta dando fondo alla sua piccola pensione e ha dato l’allarme quando nelle immediate vicinanze hanno iniziato a costruire un supermercato. Le infiltrazioni d’acqua dal cantiere avevano provocato un preoccupante cedimento delle fondamenta. Le crepe sono ben visibili all’interno, ma anche in facciata. L’opera più importante del patrimonio architettonico di Melnikov, una delle poche rimaste intere, rischia di collassare e necessita un intervento immediato, continuamente rimandato per via di un’interminabile disputa legale.
La Russian Avantgarde Foundation, creatura del milionario Sergey Gordeev, ha acquisito in passato metà della casa dagli eredi di Lyudmila e l’ha donata al MuAr, il Museo di Architettura di Mosca. Nel 2011, dopo varie sentenze di tribunale (a essere messo in discussione è il testamento di Viktor), un altro quarto della proprietà è passato allo Stato, che a sua volta ne ha assegnato la gestione operativa al MuAr. Ekaterina, intestataria di un ottavo dell’immobile (l’altro ottavo appartiene alla cugina Elena), ha continuato a vivere qui. Nella speranza, dice, che il Museo d’Architettura l’avrebbe aiutata a realizzare il sogno del padre, un “Museo del padre e del figlio” dedicato all’opera dei Melnikov. Konstantin, architetto, Viktor, artista Ovviamente prima bisognava risanare il terreno e la struttura.
L’IRRUZIONE IN CASA DELL’EREDE
Purtroppo l’accordo con il MuAr non è mai stato trovato e la direzione del museo ha deciso di partire all’attacco. Il 13 agosto, approfittando dell’assenza di Ekaterina, le guardie di sicurezza ingaggiate dal MuAr hanno forzato la porta d’ingresso e sono entrate in casa per catalogare e numerare ogni oggetto di valore storico o artistico. Molte serrature sono state cambiate per impedire l’accesso ai piani superiori. I soldi che Ekaterina aveva messo da parte per i lavori di restauro sono stati messi sotto sequestro. Da allora, per circa tre mesi, la nipote di Konstantin Melnikov ha vissuto sotto stretta sorveglianza.
“Una situazione orribile”, accusa. “La mia casa, quella in cui sono nata, era invasa. Le guardie usavano la cucina, rovesciavano bicchieri per terra, accumulavano sacchi di rifiuti. Erano lì per impedirmi l’accesso al primo e secondo piano. Mi hanno fatto sentire una ladra”. Non poteva ricevere visite dai parenti. Quelle del medico curante erano strettamente limitate. L’edificio era sorvegliato dai cani addestrati, pronti a scattare in ogni momento. Il 17 ottobre, l’ordine di sfratto. Ekaterina, 75 anni, è stata buttata fuori. Racconta di non avere neanche avuto il tempo di prendere i suoi effetti personali. Dice che le guardie le hanno passato attraverso la porta due coperte, un piumino, una tuta invernale e un paio di scarpe. Ora è ospite della figlia. “Sono rimasta senza vestiti, senza casa e senza soldi”, dice. “Difficile rassegnarsi. Forse, se non avessi avuto questo ‘tesoro nazionale’ da difendere, avrei vissuto un’altra vita”.
LA MOBILITAZIONE PER EKATERINA E LA REPLICA DEL MUSEO
A sostegno di Ekaterina, per denunciare il trattamento brutale che le è stato riservato, sono intervenuti architetti, storici dell’arte e rappresentanti dei musei della Russia. La petizione che hanno indirizzato al Ministro della Cultura e Consigliere Culturale del Presidente recita: “Le azioni dei dipendenti del Museo di Architettura non sono compatibili con lo stato e la missione di un’istituzione culturale. Crediamo che Casa Melnikov debba diventare un museo statale, in accordo con il testamento di Viktor Melnikov, ma nessun museo può nascere sulla base di azioni giuridicamente equivoche e atti di violenza. Il Museo di Architettura ha programmato l’apertura al pubblico della casa a novembre 2014, ma non andrebbe fatto prima di un restauro scientifico. Senza restauri, la casa rischia di andare presto distrutta; la posizione del MuAr contraddice il fine ultimo del Museo Melnikov: salvare un edificio unico nel suo genere”.
La risposta della direttrice del MuAr, Irina Korobina, non si è fatta attendere: “Rispetto alle guardie di sicurezza privata, che hanno suscitato tanto clamore, dico che qualsiasi proprietà dello Stato dovrebbe essere sorvegliata da Polizia o guardie speciali. Nel 2011, alla presenza del viceministro Busigin, Ekaterina Karinskaya ha giurato che una volta convalidato l’accordo di transazione avrebbe lasciato la casa e dato il permesso per farne un museo. Abbiamo perso due anni a preparare il progetto per questo accordo, abbiamo presentato un documento perfetto, inattaccabile. Quando tutto era pronto e l’accordo di transazione sottoscritto dalle autorità dello Stato, l’esecutrice del testamento si è rifiutata di firmare”.
I dipendenti del Muar stanno completando l’inventario dei beni di valore storico. Contiene circa 5.000 oggetti, appartenuti a Kostantin e al figlio Viktor. Il processo di registrazione è controllato dall’altra nipote dell’architetto, Elena Melnikova. Prima della ristrutturazione, a partire da dicembre 2014, la casa sarà aperta alle visite guidate su prenotazione (5-7 persone al giorno). Il sogno di Viktor Melnikov sta per avverarsi. Ma a quale prezzo?
testo di Anna Kostina
foto di Natalia Melikova
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati