Il barocco e le nuove tecnologie. Intervista con Peter Greenaway

Finesettimana Barocco. L’ultimo film di Peter Greenaway, “Goltzius and the Pelican Company” è al Teatro Argentina di Roma fino a domenica. E intanto abbiamo intervistato il grande regista gallese.

Estremo e raffinato; visionario e sensuale: visivamente ineccepibile. Goltzius and the Pelican Company – l’ultimo film di Peter Greenaway – è una summa opulenta, ma rigorosa, dell’immaginario del cineasta gallese: al di là della trama, ormai nota, secondo cui per compiacere il margravio di Alsazia e ottenere la pubblicazione delle sue incisioni, Hendrick Goltzius accetta e mette in scena alcuni tra i più scabrosi espisodi veterotestamentari, la vera essenza dell’opera è nella sua accurata costruzione scenica, in cui ricorrono tutti gli elementi iconografici del cinema greenawayano. Dalla scrittura sul corpo nudo, alla smaccata teatralità, al tema centrale che informa tutta la filmografia dell’artista: il rapporto con il potere, il sesso come atto liberatorio e merce di scambio, l’arte come redenzione, attraverso l’immaginazione.
Questo capolavoro cupo, dopo essere stato presentato con successo a Milano, Napoli e Mantova, è arrivato Roma, proiettato inaspettamente, ma coerentemente, al Teatro Argentina per il ciclo Il cinema sul sipario, uno dei frutti della nuova direzione affidata ad Antonio Calbi e grazie al lavoro dei due distributori italiani, Lo Scrittoio e Maremosso. Sarà visibile fino a domenica, con proiezioni serali alle ore 21 e la domenica con l’aggiunta di un appuntamento tardo pomeridiano alle 18.30.
In occasione della presentazione a Roma, abbiamo fatto qualche domanda a Peter Greewanaway, a proposito del suo ultimo film, del rapporto strettissimo tra la sua cinematografia e le arti visive e dei progetti futuri.

Goltzius and the Pelican Company

Goltzius and the Pelican Company

Come è nata l’idea di girare Goltzius and the Pelican Company?
Dopo aver girato Nightwatching su Rembrandt, mi è piaciuto così tanto rivederlo sullo schermo che ho immediatamente cercato di individuare un’altra figura di artista che potesse permettermi una sperimentazione visiva ancora maggiore.
La figura di Goltzius mi è sembrata perfetta proprio perché si tratta di uno dei più importanti incisori a cavallo tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Un’artista che, se fosse vissuto oggi, avrebbe certamente fatto ricorso a tutte le possibilità che le nuove tecnologie digitali offrono a chi si confronta con il visivo.
Come dico spesso, immaginatevi cosa avrebbero potuto fare artisti come da Vinci o Michelangelo se avessero posseduto un computer…

Qual è stata la scena più complessa da realizzare? E quella che sente meglio riuscita?
Non saprei dare una risposta precisa. Amo il mio lavoro e tutto quello che faccio: ogni scena è lungamente pensata a partire dai bozzetti che realizzo in fase di preparazione di un film. Già nei miei disegni sono contenuti tutti i principali dettagli delle immagini che si vedranno poi sullo schermo. Sono degli strumenti di lavoro sia per me che per tutti i professionisti coinvolti sul set.
Vedendo il film ci si potrà rendere conto che praticamente tutte le scene hanno richiesto uno studio approfondito dal punto di vista scenografico e architettonico e, laddove il set non consentiva la costruzione “fisica” di quanto necessario o dove pensavo che il ricorso al digitale fosse più appropriato di una costruzione scenica, ci sono venute in soccorso le nuove tecnologie.

Goltzius and the Pelican Company

Goltzius and the Pelican Company

Nei suoi film la descrizione del potere è lucida e spietata. Tuttavia in Goltzius è evidente il contrasto con la libertà dell’artista. L’arte è dunque l’unica possibile libertà per l’uomo?
Anche a causa della millenaria cultura cattolica siamo soliti ritenere corretta l’affermazione che “Al principio era il verbo”, cioè che il vero potere lo detiene la parola. Così veniamo cresciuti a partire dalla nostra fanciullezza quando siamo indotti ad abbandonare pennarelli e colori per “fare sul serio” e iniziare a esprimerci solo attraverso le parole.
Ognuno di noi viene quindi privato dell’educazione all’immagine. Non lo ritengo giusto e credo che il potere visivo dei miei film lo dimostri: infatti a me non interessa raccontare delle storie che nei miei lavori sono sempre molto semplici, quasi scarne. Credo che il cinema sia molto di più di una semplice narrazione della quale nel tempo ci restano solo pochi dettagli. Ciò che ci rimane di un film che ci è davvero piaciuto è la sua potenza visiva ed è in questa che va rintracciato il concetto di arte e libertà abbinati al cinema.

Molti dei suoi progetti cinematografici hanno avuto anche uno sviluppo installativo o performativo, prettamente artistico, come è accaduto ad esempio per Le valigie di Tulse Luper. Qual è il prossimo progetto a cui si dedicherà?
Ciò in cui credo veramente è la mescolanza delle arti e, come dicevo, la potenza delle immagini. Installazioni, performance, film non sono altro che lo stesso modo di lavorare pur in contesti e con supporti differenti.
Più che parlare di un prossimo progetto posso parlare di tanti progetti: alcuni in fase più avanzata, altri solo ancora nella mia testa. Ho appena finito di girare un film su Eisenstein, che ritengo essere il più grande maestro del cinema. A questo seguiranno un film la cui storia è molto legata a Morte a Venezia di Thomas Mann e un lavoro sullo scultore rumeno Brancusi.

Goltzius and the Pelican Company

Goltzius and the Pelican Company

Ha detto di amare il Manierismo e il Barocco. E per quanto concerne l’arte contemporanea attuale?
Per quanto io ami il manierismo, il barocco, il rinascimento o il neoclassico, sono assolutamente convinto che non si debba commettere l’errore di pensare che ciò che di buono è stato prodotto in campo artistico appartenga solo al passato.
Sarò ripetitivo, ma gli scenari che le nuove tecnologie ci aprono sono ancora tutti da esplorare e, ad oggi, possiamo intuirne solo in minima parte le potenzialità.
Sono solito fare una provocazione sostenendo che, attualmente, si può parlare di una nuova trinità: non più padre, figlio e spirito santo ma smartphone, laptop e videocamera.

Maria Cristina Bastante

 

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