Inpratica. Noterelle sulla cultura (IX): framework
Si avvicina al termine la serie di “Noterelle sulla cultura” che Inpratica e Christian Caliandro hanno dedicato in queste settimane e mesi alla situazione intellettuale e politica italiana. E qui i nodi vengono al pettine: perché pretendere di agire il cambiamento all’interno di un framework del passato, obsoleto, è un’illusione puerile. Pretendere di far emergere una situazione nuova mantenendo le condizioni precedenti (chiaramente insostenibili) è una superficialità imperdonabile.
Il ruolo della maschera nella cultura italiana.
Maschera come persona.
Cultura come maschera.
Cultura come persona.
Identità sganciata dall’identità, quindi dalla realtà: inautentico. Territorio della simulazione, della rappresentazione, della riproduzione. Sganciamento, allontanamento dalla dimensione popolare. Assenza in Italia di una vera cultura popolare.
Il retro della maschera, il suo interno-non interno: pellicola, vuoto. Niente. Il Nulla.
“È da notare come in Italia in concetto di cultura sia prettamente libresco: i giornali letterari si occupano di libri o di chi scrive libri. Articoli di impressioni sulla vita collettiva, modi di pensare, sui “segni del tempo”, sulle modificazioni che avvengono nei costumi, ecc., non se ne leggono mai. […] In Italia mancano i memorialisti e sono rari i biografi e gli autobiografi” (Antonio Gramsci, Letteratura e vita nazionale).
La cultura non poggia su un viso, su un’identità, su espressioni e istanze. È un volto senza pensiero: “E certo voi giovani che contestate o che avete contestato siete subito pronti, ingenuamente e in genere senza malignità, a dar colpa di questo alla generazione che vi precede […]. Non riflettete però, perché non ne avete coscienza, che l’immobilismo culturale o certe negatività o certe forme autoritarie che riscontrate in noi hanno, se volete essere seri, delle ben più antiche radici, e sono la conseguenza, non la causa, d’una antica estraniazionedella vita italiana rispetto ai grandi fatti delmondo moderno” (Francesco Arcangeli, Dal Romanticismo all’Informale.Lezioni Accademiche 1970-71, Minerva, Bologna 2005, p. 22).
La maschera è la retorica, l’eterna retorica italiana. L’identità culturale autentica è forse sotterranea, nascosta, schiva?
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Tra la retorica e l’antiretorica culturale, l’Italia sceglie sempre e comunque la prima – in una delle sue varie forme e declinazioni, adatte al tempo che corre. Questo perché amiamo moltissimo agitare e brandire i problemi in forma astratta, declamatoria; mai calarli nel concreto di casi specifici e, magari, molto vicini alla nostra esperienza quotidiana di vita. Il “tengo famiglia” di Leo Longanesi si è evoluto in forme impensabili sessanta o settanta anni fa.
Framework linguistici e concettuali molto rigidi e resistenti escludono costantemente dallo sguardo e dai codici interpretativi i fenomeni interessanti, quelli che caratterizzano e sostanziano il presente. Ciò che ricade fuori dal framework, ma agita la realtà e si agita in essa.
Il framework concettuale, ideologico, mediatico e politico è al centro di tutto.
Esso è la griglia di riferimento che articola i pensieri e le azioni; il riferimento in base al quale vengono scelti gli elementi che verranno discussi e quelli che verranno accantonati e rimossi; e in base al quale, soprattutto, si determinano le opzioni che possono essere considerate. Anche quelle artistiche, e creative.
Il framework è il sistema dei valori di riferimento. Il sistema di valori educa e costruisce i comportamenti e i modelli. Su di sé. Il framework rappresenta davvero, in questo modo, la questione centrale. La maggior parte dei nostri problemi come società e come nazione è legata alla volontà di mantenere il vecchio framework per considerare il nuovo scenario. I vecchi schemi e paradigmi di riferimento.
Pretendere di agire il cambiamento all’interno di un framework del passato, obsoleto, è un’illusione puerile. Pretendere di far emergere una situazione nuova mantenendo le condizioni precedenti (chiaramente insostenibili) è una superficialità imperdonabile.
E invece, per costruire immaginario nuovo, tempo nuovo e vita nuova nelle sue condizioni e nella sua conduzione occorre mutare radicalmente: valori di riferimento; comportamenti (pubblici e privati); morale; esistenza quotidiana; mentalità; professionalità; metodo.
E orientarsi decisamente verso: povertà; dignità; umiltà; integrità; concretezza. Condivisione. Partecipazione.
Bisogna inoltre tenere sempre presente che il Potere ha una capacità di ricezione superficiale molto elevata e sofisticata: è in grado di usare e brandire questi concetti come agenti retorici – e lo fa.
Christian Caliandro
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