Artecucina: i puzzle di Arcimboldo, Yoko Ono e Loretta Fanella
Il laboratorio dell’artista e quello del pasticciere sono i luoghi dove gli artefici combinano tra loro forme e sapori, per creare qualcosa di nuovo. Carlo e Aldo Spinelli si aggirano tra le materie prime per scoprire il segreto di questi puzzle di elementi eterogenei. Nella nona puntata di questa serie artistico-culinaria.
Un uovo sodo e una tela monocroma. Una pietanza e un quadro ottenuti da un solo elemento. Solisti in un mondo universalmente orchestrato a più voci, quello che nella consuetudine costruisce l’abbinamento di sapori per la cucina e di figure per l’arte; un gioco a incastro, proprio come un puzzle.
Come afferma Georges Perec ne La vita, istruzioni per l’uso, il puzzle “non è una somma di elementi che bisognerebbe dapprima isolare e analizzare, ma un insieme, una forma cioè, una struttura: l’elemento non preesiste all’insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l’insieme, ma l’insieme a determinare gli elementi”. Partendo da questo principio, si deduce che qualsiasi attività umana può essere rappresentata come la soluzione di un puzzle, l’azione onnipresente di chi raccoglie & organizza (r&o): lo scienziato r&o i fenomeni per poterne trarre delle conclusioni di carattere universale, il cuoco r&o gli ingredienti, l’artista r&o i colori su una tela. Per ottenere un risultato che, coerente con l’intuizione di Aristotele, sia in grado di dimostrare come “il tutto è maggiore della somma delle sue parti”.
Ovviamente c’è stato chi non si è fermato all’accostamento di oggetti e soggetti per la realizzazione dell’opera, ma ha saputo esasperare il concetto di sommatoria disomogenea di frammenti che non è soltanto un assemblage, bensì un’entità tanto differente quanto autonoma e innovativa.
Come il dessert femminile Puzzle Floreale di Loretta Fanella, una delle più brave e illustri pasticciere in Italia e nel mondo zuccherino: nato per puro caso nel 2007 dopo aver comprato inconsciamente lo stampo di silicone all’Ikea, questo dolce dalle sembianze di puzzle è un assemblage geometrico di infusioni da fiori differenti. A ogni tassello cambia la percezione del gusto (lavanda, fragolino, karkadè, camomilla e rosa) e la prospettiva culinaria all’assaggio (semifreddo, mousse, panna cotta, gelatina e biscotto). Un puzzle che si dipana in sei declinazioni metamorfiche (dal gusto alla forma e viceversa), che illudono chi assapora, divertono nell’atavico spirito del ludus, mutazione e colori. Costruire e realizzare un’emozione, coi sapori e le forme della tecnica d’avanguardia nella pasticceria moderna di Loretta Fanella. Un mélange casuale ma dal risultato razionale.
Il primo artista a manifestare spudoratamente questo gusto per la macedonia di immagini è stato però l’Arcimboldo. Gli ortaggi sono le tessere del puzzle che prendono la forma di un appetitoso preludio al pinzimonio oppure, se si ribalta il dipinto, il volto di un rubicondo ghiottone. Quattrocento anni dopo, con ben diverse intenzioni e mescolando non solo metaforicamente le tessere in parecchi elmetti consunti, Yoko Ono riempie la sala di un museo di “pieces of sky” che attendono nella speranza di essere ricomposti per tornare a dare l’immagine di un cielo sereno.
Dopo il cielo, il mare nella Map of a Thirty Six Square Mile Surface Area of the Pacific Ocean West of Oahudi Art & Language (Terry Atkinson e Michael Baldwin).
In quella zona di oceano non vi sono isole o altre entità degne di menzione per cui la mappa è completamente bianca e dunque quasi tutti i 250 pezzi sono praticamente uguali. Un puzzle molto difficile da completare: tante tessere, tanti ingredienti ci fanno ritornare al bianco puro, all’uovo sodo e alla tela monocroma. Altro che invitanti e cromatici pezzi “dolci” di puzzle.
Carlo e Aldo Spinelli
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