Da Venezia agli Stati Uniti di Lewis Hine. Per una Storia che si difende

Venezia, Casa dei Tre Oci – fino all'11 gennaio 2015. Un'accoppiata di mostre fotografiche non convenzionali getta nuova luce sul delicato confine storico tra due secoli, Ottocento e Novecento. L'America di Lewis Hine e Venezia che difende se stessa dal primo conflitto mondiale. Due punti di vista apparentemente inavvicinabili tracciano un passato dalle sembianze comuni.

Due mostre distinte ma complementari confermano ancora una volta l’attenzione riservata dalla dimora-museo giudecchina alla potenza del mezzo fotografico. Due collezioni, una privata e l’altra pubblica, contribuiscono a delineare un mosaico storico fragile, fatto di tasselli che intersecano l’avvio del secolo scorso e la conclusione del precedente sul palcoscenico di eventi decisivi come la Prima guerra mondiale e il consolidamento di una nazione giovane, gli Stati Uniti.
Una cospicua raccolta di positivi fotografici conservati nell’Archivio della Fondazione Musei Civici di Venezia, ospitato fino al 2000 dal Museo Correr e oggi dalla sede di Palazzo Fortuny, e una selezione di stampe vintage appartenenti alla famiglia Rosenblum di New York confluiscono in due momenti espositivi legati dal fil rouge della Storia. Il ritratto sfaccettato di una Venezia bellicosa, che difende se stessa dal nemico d’oltralpe e quello caleidoscopico di un Paese “in costruzione” colto dall’occhio socialmente sensibile di Lewis Hine (Oshkosh Wisconsin, 1874 – New York, 1940) convivono, alla giusta distanza, nel medesimo quadro temporale.
Al piano terra della Casa dei Tre Oci, il lungo triennio di guerra che, dal 24 maggio 1915 al 4 novembre 1918, assedia Venezia, si snoda lungo l’argine di quattro nuclei tematici-guida: la memoria, la difesa vera e propria, l’impatto sulla vita cittadina e le celebrazioni post belliche. Gli oltre 350 scatti, in mostra grazie alla strategica collaborazione siglata tra Fondazione di Venezia, proprietaria del palazzo, e la Fondazione Musei Civici, con la curatela di Claudio Franzini, testimoniano un punto di vista inusuale su un evento mondiale non soltanto storico ma storicizzato. Il bianco e nero dello scatto non lascia scampo all’immaginazione e accredita una Venezia che, smessi i panni senza tempo della città cartolina, avvolta e protetta dalla magia degli elementi naturali, si veste di munizioni e artiglieria antiaerea e cerca di sfruttare a proprio favore la sua stessa natura, spesso avversa e avversaria in un contesto di guerra.

Tommaso Filippi, Venezia. L’interno della Chiesa degli Scalzi in seguito al bombardamento austriaco, stampa alla gelatina, 24 ottobre 1915

Tommaso Filippi, Venezia. L’interno della Chiesa degli Scalzi in seguito al bombardamento austriaco, stampa alla gelatina, 24 ottobre 1915

Lo sforzo militare e civile è rapido e poderoso, in difesa delle vite umane e del patrimonio culturale su cui l’intera città poggia le fondamenta. Le quarantadue incursioni dal cielo e le oltre mille bombe sganciate su Venezia devono fare i conti con il contrattacco sferrato dalle altane e dai campanili, velocemente trasformati in baluardi offensivi, e con le palizzate di sabbia e alghe raccolte in sacchi a protezione di chiese e monumenti. Alle stampe che inquadrano le armi sfoderate contro il cielo dai tetti della città e il recupero dell’idrovolante austriaco-trofeo, colpito e precipitato in Laguna, si affiancano le emozionanti prove d’amore verso una miniera di beni artistico-architettonici da salvaguardare a tutti i costi.
I vuoti lasciati dalle tele di Tintoretto nella Scuola Grande di San Rocco e le stranianti fortificazioni a puntello di Palazzo Ducale riempiono gli scatti di un attaccamento alla vita che rende meno spaventosi gli scorci della Chiesa degli Scalzi e dell’Ospedale Civile crollati sotto il peso delle bombe. Il contenuto numero di vittime in terra veneziana, tra la popolazione e sul fronte dei beni immobili, conferma un’urgenza di opporre all’efferatezza ingiustificata di uno scontro bellico la salvaguardia di valori umani universali e imprescindibili che oggi sembra essersi affievolita.
La stessa impellenza di affermare la propria esistenza come individui responsabili di una Storia personale e collettiva si rispecchia nelle fotografie di Lewis Hine. A cura di Enrica Viganò, l’esposizione ai piani alti della Casa dei Tre Oci pare sottolineare l’esigenza, da parte di un’intera nazione, di garantirsi un futuro e difendere la propria Storia, anche con fatica e rinunce.

Lewis Hine, Filatrice di 9 anni in un cotonificio, North Caroline, 1908

Lewis Hine, Filatrice di 9 anni in un cotonificio, North Caroline, 1908

Hine, capostipite della “fotografia sociale”, è in grado di trasmettere, attraverso una fotografia asciutta e precisa, tutta la forza di un’America che si appresta a varcare, e superare, la soglia del Novecento. È la nazione degli immigrati d’oltreoceano, dei lavoratori a domicilio, degli strilloni-bambini, e quella degli operai dell’Empire State Building, impegnati a soddisfare la spinta verso l’alto di un Paese intero, ritratti in esclusiva da Hine. Fotografo di un presente costantemente proiettato al futuro, nel bene e nel male, Hine firma anche i reportage relativi ai fronti marginali degli Stati Uniti: dal lavoro minorile in Virginia, North Carolina e Pennsylvania alla documentazione di Pittsburgh fino alle missioni in Europa con la Croce Rossa Americana durante la Prima guerra mondiale.
I dettagli di realtà ritratti da Hine mantengono un equilibrio sottile tra volontà estetizzante e impellenza della veridicità, salvando dall’oblio volti, mestieri e capacità umani altrimenti persi nel flusso del divenire e dando vero corpo alla definizione di “fotografia interpretativa” da egli stesso impressa al retro dei propri scatti.  Al di là della perizia tecnica, ciò che traspare dalle stampe di Hine è l’acume critico, e senza tempo, che le accompagna. L’operaio alla catena di montaggio di un secolo fa è avvicinabile, nel flusso storico dei corsi e ricorsi, al lavoratore contemporaneo, inserito, ancora una volta all’ombra dei pro e contro, nel ciclo ininterrotto del presente-futuro della Storia.
Da un piano all’altro della Casa dei Tre Oci sembra dunque andare in scena un colpo d’occhio vivo e vigile su una Storia ben delimitata ma aperta al futuro, capace di mettere in luce anche le zone grigie di due realtà distanti, grazie alla forza, spesso inspiegabile, di chi le ha vissute.

Arianna Testino

Venezia // fino all’11 gennaio 2015
Venezia si difende 1915-1918
a cura di Claudio Franzini
Catalogo Marsilio
Lewis Hine – Building a Nation
a cura di Enrica Viganò
Catalogo Admira
CASA DEI TRE OCI
Fondamenta delle Zitelle 43
041 2412332 / 041 2410775
[email protected]
www.treoci.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/37281/venezia-si-difende-1915-1918/
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/37282/lewis-hine-building-a-nation/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

Scopri di più