Feste 2014/2015 a New York. Otto mostre da non perdere
New York è da sempre meta prediletta per le vacanze invernali di molti italiani. In questo periodo dell’anno la città risplende più del solito, adornata dalle luci natalizie, soprattutto sulla 5th Avenue, dove al Rockfeller Center viene eretto il famoso, e fotografatissimo, albero di natale. Nonostante molte gallerie chiudano per le feste, l’offerta culturale è come al solito ricca e variegata. Per chi ha la fortuna di trovarsi nella magica atmosfera di una New York in festa, ecco cosa non perdere.
Egon Schiele, il maestro dell’espressionismo austriaco, è protagonista di una mostra che si focalizza sul tema centrale della sua carriera: il ritratto. Dagli autoritratti allegorici ai nudi erotici, l’artista esplora l’universo freudiano tramite la rappresentazione del corpo, e allo stesso tempo disegna una biografia del suo tormentato percorso artistico. Prima mostra negli Usa a celebrare, con dipinti, sculture e disegni, le abilità ritrattive di Schiele, nelle cui opere la bellezza lascia spazio a un realismo pungente e deformato, capace di colpire oltre lo sguardo. E dopo la mostra, sosta obbligatoria a Cafè Sabarsky, il delizioso caffè austriaco del museo.
Il Met è già di per se uno dei musei ed edifici più belli al mondo, che quest’anno ha ultimato un grande lavoro di ristrutturazione e si apre in tutta la sua magnificenza sulla Fifth Avenue. Oltre alle rinomate collezioni di arte antica, dal precolombiano all’egizia – un tempio egizio a grandezza naturale che ospita l’annuale Met Gala occupa una delle stanze – all’arte classica, e a un’estensiva collezione di arte contemporanea con un focus su artisti americani, il museo vanta un programma di mostre temporanee di grande prestigio. Al momento ospita Cubism, the Leonard A. Lauder Collection. La collezione è stata recentemente donata al museo, ed è la prima volta che viene esposta al pubblico. Si tratta di una delle più importanti collezioni di arte cubista al mondo, che comprende più di ottanta opere di Pablo Picasso, Georges Braque, Juan Gris e Fernand Léger.
Tripletta al MOMA per celebrare l’anno nuovo. Tre mostre che si contendono il titolo di migliore in città e hanno fatto molto parlare di sé. Il primo piano del museo ospita un’ampia retrospettiva su Robert Gober dove, tra gambe che spuntano dai muri e formaggi con i capelli, si ha la sensazione di entrare in un universo parallelo, quasi come attraverso lo specchio di Alice, per ritrovarsi in un universo surreale e surrealista. Muovendosi più sul classico ma mantenendo lo stile eccentrico che contraddistingue il museo, la mostra su Henri Matisse si focalizza sui cut-outs, opere che l’artista creò in tarda età. Prendendo ispirazione dalla ricerca sul collage dei tardi Anni Quaranta, Matisse realizza in un ampio corpus di lavori in cui esplora la congiunzione fra figurazione e astrattismo. I cut-out sono ritagli che usati per decorare interni e saloni, in stile carta da parati, che l’artista reinventa riprendendo il tema dei danzatori, tra i suoi tipici. Opposta a Matisse si colloca Forever Now, l’attesissimo group show che vuole porsi come analisi del panorama pittorico contemporaneo. Curata da Laura Hoptman, lo show vuol essere una rassegna dei più “caldi” artisti contemporanei. In mostra, fra i diciassette eletti, Joe Bradley, Kerstin Brätsch, Mark Grotjahn, Charline von Heyl, Rashid Johnson e l’immancabile Oscar Murillo. Un progetto che si potrebbe definire interessante, anche se poco rischioso.
Il “fratellino minore” del Moma, il PS1, segue bene le orme del maggiore. Art Amnesty è il progetto organizzato da Bob e Roberta Smith; una call per artisti in cui i partecipanti sono invitati a “cestinare la propria arte”, o almeno quella malriuscita, in appositi cassonetti installati nel cortile del museo, promettendo di non commettere mai più gli stessi errori. E per chi volesse comunque regalare quindici minuti di gloria alle proprie creazioni prima che queste vengano distrutte, il secondo piano del museo ospita una mostra in cui ogni artista è libero di installare la propria opera come meglio crede. Una versione contemporanea, e ironica, del Salon de Refusés, e una riflessione sulla sovrapproduzione contemporanea di opere d’arte. Strada opposta viene percorsa dalla mostra di Francesco Vezzoli curata da Klaus Biesenbach, direttore del museo. Intitolata Teatro Romano, il tema centrale è l’uso del colore nell’arte antica romana. Con l’aiuto di un team di archeologi, l’artista ha restaurato una serie di antichi busti imperiali romani, ricreando il loro aspetto originale. Tra reperti e rifiuti, c’è molto da scavare.
Dopo l’acclamata mostra sul Futurismo, il Guggenheim presenta un altro movimento storico di grande ispirazione per l’arte contemporanea odierna, il gruppo di artisti tedeschi Zero. Zero: Countdown to Tomorrow è la prima retrospettiva sul gruppo negli Stati Uniti, nonostante all’interno del movimento operassero artisti internazionali come Lucio Fontana, Yves Klein, Piero Manzoni e Yayoi Kusama. Tra installazioni e giochi di luce, la particolare struttura architettonica del museo si presta perfettamente a ricreare il senso di dinamismo ottico e cinetico su cui il gruppo basava la propria ricerca.
Ludovica Capobianco
New York // fino al 19 gennaio 2015
Egon Schiele – Portraits
NEUE GALERIE
1048 Fifth Avenue
www.neuegalerie.org
New York // fino al 16 febbraio 2015
Cubism. The Leonard A. Lauder Collection
METROPOLITAN MUSEUM
1000 Fifth Avenue
www.metmuseum.org
New York // fino al 18 gennaio 2015
Robert Gober – The Heart is Not a Metaphor
New York // fino al 10 febbraio 2015
Henri Matisse – The Cut-Outs
New York // fino al 5 aprile 2015
The Forever Now: Contemporary Painting in an Atemporal World
MOMA
11 West 53 Street
www.moma.org
New York // fino all’8 marzo 2015
Francesco Vezzoli – Teatro Romano
Bob and Roberta Smith. Art Amnesty
MOMA PS1
22-25 Jackson Avenue
www.momaps1.org
New York // fino al 7 gennaio 2015
Zero. Countdown to Tomorrow, 1950s–60s
GUGGENHEIM
1071 Fifth Avenue
www.guggenheim.org
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