La jihad della ragione. I diritti civili in Iran e Siria
Nel momento in cui si è creato il terreno per uno scambio fecondo fra Occidente e mondo islamico si scatena la follia di gruppi che virano in rosso-sangue ogni forma di contatto. Le ipotesi di un califfato ci ricordano le farneticazioni di Mussolini sul rifare l’Impero Romano. Il passato ritorna sempre, a quanto pare. L’editoriale di Lorenzo Taiuti.
Come ci siamo avvicinati fra Occidente e Oriente in questi anni? Attraverso le traduzioni di libri che hanno avuto grande risposta, attraverso lo stabilirsi di un sistema di scambi nel sistema dell’arte contemporanea che porta a dialogare fra generazioni giovani e meno giovani su un piano di reciproca influenza.
Cinema e video hanno fatto la loro parte e si sono moltiplicati i festival che fanno capire molte cose fra società ed espressione artistica. Ad esempio, al festival Asiatica è passato un bel film indonesiano su un tema duro (la prostituzione) che potrebbe dialogare con una pellicola del polacco Kieslowski, maestro dei mezzi toni e dei destini “aperti”.
Sulla Rete si sono sviluppati nel frattempo sistemi di autodifesa delle realtà (sempre esistite) dei diritti civili. Un sito iraniano, Arseh Sevom, si occupa appunto di diritti civili, delle minoranze religiose, dei diritti delle donne e di altro ancora. L’impaginazione nitida e chiara, corredata da belle foto, risponde perfettamente agli intenti di un dialogo che non dà spazio all’appello emotivo di foto di violenza, mentre si raccolgono interviste significative. Come a un’avvocatessa che ha scontato tre anni di prigione per aver difeso i diritti civili dei suoi clienti.
Syria Untold nasce invece nel 2012 da un gruppo di net attivisti, giornalisti, tecnici e scrittori, si rivolge a un’area di fruizione di intellettuali e studenti, ma non solo, in arabo con traduzioni in inglese. Il sito permette il dialogo fra persone di diverse religioni ed etnie sui problemi del Paese e l’uso dei social network per disseminare articoli e interventi, permettendo di dialogare con nuove fasce di pubblico. E malgrado la drammatica situazione, il sito non rinuncia a una vivace e attraente impaginazione fatta da artisti e grafici.
Ambedue i siti giustamente premiati ad Ars Electronica. Il termine jihad non esprime originariamente soltanto il concetto di guerra, ma piuttosto lo sforzo di capire.
Lorenzo Taiuti
critico di arte e media
docente di architettura – università la sapienza di roma
http://www.arsehsevom.net
http://www.syriauntold.com/en
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #22
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