Scambio di ruoli al Rialto Sant’Ambrogio. Una storia romana di Street Art

Ha una storia complicata, il Rialto Sant’Ambrogio: prima l’occupazione, poi l’accordo con il Comune, poi la chiusura, poi l’assoluzione e un nuovo spazio. E da qualche settimana è partita una serie di eventi legati alla Street Art. Ce la siamo fatta raccontare da Tiziano Tancredi, giovane co-curatore della rassegna.

Una breve auto-presentazione.
Mi chiamo Tiziano Tancredi e sono al secondo anno della magistrale in Storia dell’arte alla Sapienza di Roma. Sono particolarmente interessato all’arte contemporanea, dagli Anni Settanta fino alle ultime tendenze. Recentemente mi sono molto focalizzato sulla scena della Street Art italiana e in particolare quella romana. La Street Art sta attraversando un particolare e contraddittorio momento di passaggio entrando in galleria: da una iniziale vocazione di dono gratuito visivo al passante (la vera matrice della Street Art degli Anni Ottanta) si parla sempre più di “Urban Art” come a definirne, più che una pratica, una cifra stilistica che può anche materializzarsi in quadri. Non si può negarle dunque se non altro una tensione vitale.

Come hai conosciuto Roberto D’Onorio? E com’è nata la vostra collaborazione?
Ho conosciuto Roberto D’Onorio tramite un amico artista in comune, Diego Miguel Mirabella. Avendo appena iniziato il secondo anno della magistrale ma non avendo minimamente idea di quale tipo di tirocinio avrei potuto fare, ho accettato subito la possibilità di “farmi le ossa” nella galleria in cui lui era curatore, la 291 est della gallerista Vania Caruso, che si trova nel quartiere San Lorenzo di Roma. L’ho trovato un ambiente molto famigliare ed è stato molto stimolante per me, che conoscevo ben poco l’ambiente galleristico. Ho imparato sul campo un lavoro che avesse un risvolto pratico evidente, ben lontano dalla conoscenza spesso molto astratta che ci insegnano all’università.
Roberto ha ricevuto una proposta per curare alcuni interventi artistici all’interno del Rialto Sant’Ambrogio, a inizio ottobre mi ha chiesto se volevo far parte di questa nuova e bellissima avventura e ho accettato con entusiasmo.

Pablo Mesa Capella, Convivio (installazione al Rialto Sant’Ambrogio, Roma 2014)

Pablo Mesa Capella, Convivio (installazione al Rialto Sant’Ambrogio, Roma 2014)

Il Rialto ha una storia abbastanza complicata…
Il Rialto è stato uno dei primi casi romani a porre l’attuale e dibattuta questione dei Beni Comuni. Nel momento storico che stiamo vivendo, in cui in rapida successione sono stati sgomberati il Valle, il Cinema America, l’Angelo Mai, il Volturno, quello che è successo nel 2000 ci sembra quasi fantascienza. Nel 1999, dopo un’occupazione da parte di alcuni giovani precari e immigrati del cinema Rialto a via IV novembre a Roma, il Comune decide di assegnare loro “per meriti culturali” l’attuale sede al ghetto ebraico.
Frutto dunque di uno sviluppo di dialogo tra le istituzioni e delle realtà occupate, dal 2000 al 2009 il Rialto è stato un centro di produzione culturale multifunzionale d’avanguardia, operando sia in campo musicale che artistico che in campo teatrale con oltre 300 spettacoli di compagnie teatrali. In campo artistico, ad esempio, hanno agito artisti di fama ormai riconosciuta come Cesare Pietroiusti, oppure nel progetto Urban Portraits di Fabio Campagna vi sono state collaborazioni di notevole risonanza come con l’Accademia Britannica di Roma o l’Accademia Tedesca Villa Massimo di Roma.
Nel 2009 il Rialto è stato chiuso per apertura al pubblico e attività danzanti non autorizzate, ma poi lo scorso 14 febbraio il Tribunale di Roma ha assolto gli organizzatori del Rialto perché il reato non sussiste, ordinando l’immediato dissequestro dei locali. Dopo la riapertura di aprile del Ri-Start, da ottobre il centro culturale ha ricominciato a funzionare a pieno regime.

In cosa consiste il progetto Nuda Proprietà?
Nuda Proprietà è un progetto ad ampio respiro che si muove su tre binari che confluiscono e interagiscono. Vorremmo dapprima valorizzare lo splendido edificio del complesso di Sant’Ambrogio alla Massima nell’ex ghetto di Roma, in pieno centro storico, documentandone la storia in collaborazione con le istituzioni. Poi abbiamo intenzione di dar forma a un archivio che certifichi l’importante storia artistica del Rialto, andando a coinvolgere i curatori e gli artisti che lì hanno lavorato con dei loro contributi. Da ultimo proporre degli interventi di arte contemporanea che abbiano una dimensione outoor e indoor rispetto all’edificio.

ADR, La Musica (dettaglio)

ADR, La Musica (dettaglio)

Per il secondo intervento sono presenti gli artisti Pablo Mesa Capella e Adr: come avete sviluppato l’idea di questa mostra e quali le linee guida?
L’intuizione comune che ci ha guidato è stata quella di far entrare in cortocircuito due artisti dalle caratteristiche diametralmente opposte. Hanno dieci anni di differenza (Pablo è del 1982, Adr è del 1991) e questo scarto anagrafico sottolinea, come è logico che sia, delle differenze sostanziali. Abbiamo voluto contrapporre un artista più affermato come Pablo, che raramente ha agito in una dimensione pubblica, con il giovanissimo street artist Adr, che solitamente lavora all’esterno.
In uno scambio di consegne e di prospettive, l’artista di galleria Pablo Mesa Capella ha lavorato esternamente sulla facciata, esponendo in stendardi delle fotografie sovrapigmentate, che provengono dal suo archivio personale, mettendo quindi a nudo ed esteriorizzando una memoria personale e privata; dall’altro canto Adr ha lavorato all’interno (contraddicendo la sua natura) sottolineando la memoria del luogo, dando corpo figurativamente alle anime che hanno abitato il Rialto: il teatro, le belle arti, la musica.

Parlate di “momenti estemporanei, senza appuntamento”: cosa vuol dire?
Entrambe le installazioni sono soggette a delle variabili e a delle incognite tipiche della Street Art. L’installazione di Pablo potrebbe rovinarsi, consumarsi, sottoposta come è alle intemperie e agli agenti atmosferici, fino a scomparire del tutto. I poster di Adr potrebbero essere staccati da una qualsiasi persona o per via di una qualsiasi occorrenza di programmazione all’interno del Rialto. Oserei dire che hanno una caratterizzazione intrinsecamente effimera: non si persegue una volontà di immortalità delle opere ma un dialogo dinamico con delle casualità possibili. Le installazioni vestono le pareti interne ed esterne del Rialto ma potrebbero essere “rigettate” senza alcun preavviso.

Come stai vivendo la tua prima esperienza a Rialto?
Precedentemente ho curato dei testi critici per alcune mostre ma in assoluto questa sarà la mia prima esperienza organica da curatore. L’esperienza si sta rivelando molto impegnativa, e riducendomi di solito sempre all’ultimo, sto imparando a lavorare passaggio dopo passaggio, con l’ottimismo che tutto andrà bene!

Lucia Zapparoli

Roma // dal 27 dicembre 2014
Convivio – Pablo Mesa Capella / Adr
RIALTO SANT’AMBROGIO
Via di Sant’Ambrogio 4
349 6495066
[email protected]
www.rialtosantambrogio.it

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