Biblioteche. Un nuovo ruolo per lo sviluppo del Paese
Si torna a parlare di biblioteche. L’occasione è offerta dalle tensioni registrate nei giorni scorsi tra l’amministrazione capitolina e l’Istituzione Biblioteche di Roma, organismo strumentale del Comune per la gestione del “Sistema delle Biblioteche Centri Culturali”. Dopo anni di gestione esternalizzata, gli assessori alla cultura Giovanna Marinelli e al bilancio Silvia Scozzese hanno annunciato il dietrofront. Scioglimento dell’istituzione e internalizzazione. Uno scontro, dunque, ma anche un’opportunità di confronto e di riflessione.
BIBLIOTECHE E LETTORI: I DATI
Al 31 dicembre 2014, l’Anagrafe Italiana Biblioteche registra la presenza di 13.457 biblioteche a livello nazionale, evidenziandone la diffusione capillare sul territorio, che è il punto di forza di questa istituzione. Una presenza alla quale, tuttavia, fanno da contraltare statistiche tutt’altro che incoraggianti in merito ai suoi potenziali utenti. Stando ai dati Istat, in effetti, nel 2013, la quota di persone di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro nel corso dell’anno precedente per motivi non strettamente scolastici o professionali è scesa di tre punti percentuali, passando dal 46% del 2012 all’attuale 43%.
UN NUOVO PUBBLICO
Sempre più a corto di risorse, umane e finanziarie, alla ricerca di un’organizzazione sostenibile e stabile – internazionalizzazione o esternalizzazione? – e soprattutto con un ruolo da ripensare, è doveroso chiedersi: quale futuro attende queste istituzioni? Da dove ripartire?
Dal pubblico, anzitutto. Un pubblico da conoscere o ri-conoscere, perché le biblioteche sono oggi chiamate a intervenire in un contesto socioeconomico profondamente mutato, ed è a questo contesto che si deve guardare per riscrivere il loro ruolo e ripensare i loro servizi. Come? L’esempio, non solitario, è offerto dalla Biblioteca di San Giorgio di Pistoia, che insieme alle altre biblioteche della Rete documentaria provinciale, nel 2009 ha condotto un’indagine sui consumi culturali dei cittadini stranieri con l’obiettivo ultimo, come si legge sul sito istituzionale, “di creare uno strumento utile alle istituzioni culturali, e in particolare alle biblioteche, per la programmazione dei servizi in una società sempre più contraddistinta dalla presenza di cittadini immigrati”.
Una società multiculturale, in cui la composizione generazionale è connotata da un forte incremento della popolazione anziana. Una società che chiama la biblioteca a svolgere un nuovo ruolo, non più meramente statico, non più luogo di studio, ma luogo di formazione e informazione, motore primo dell’inclusione e facilitatore dell’incontro intergenerazionale e interculturale.
BIBLIOTECHE IPERCONNESSE
Un ruolo culturale e sociale, dunque, a cui deve corrispondere un’innovazione in termini di processo e di servizio che sappia far leva e sfruttare le potenzialità offerte dalle reti, fisiche e virtuali, che sempre più caratterizzano e dettano gli schemi della contemporaneità. L’esempio è offerto dalla Rete Bibliotecaria Bresciana.
Avviata a fine Anni Ottanta, la rete bresciano-cremonese unisce 275 biblioteche e si è fatta portatrice primaria del cambiamento culturale innescato dall’innovazione tecnologica, offrendo ai propri utenti servizi digitali e virtuali di alta qualità, tra i quali una medialibrary online che conta 10mila utenti, la connessione wi-fi in biblioteca, l’utilizzo di tecnologia barcode e RFID per gestione prestiti e antitaccheggio ecc. Servizi che si prospetta di ampliare, con attenzione all’esigenza di creare spazi di networking e co-working e con riguardo alle esigenze della popolazione anziana, come annunciato da Raffaele Gareri, direttore Territorio e Innovazione della Provincia di Brescia intervistato da Agenda Digitale.
COMUNICARE L’ECCELLENZA
E se innovare è fondamentale, comunicare l’innovazione è altrettanto indispensabile. Spesso, in effetti, capita che le biblioteche mettano a disposizione nuovi servizi dei quali tuttavia il potenziale pubblico non ne conosce l’esistenza. In questo senso, i social network possono rivelarsi alleati strategici per coinvolgere gli utenti, mantenere vivo il dialogo e ampliare il proprio pubblico con costi contenuti.
A livello locale non mancano i fermenti e molteplici sono le biblioteche che si stanno facendo interpreti dei cambiamenti in corso e del nuovo ruolo che sono chiamate a svolgere, ciò che sembra mancare è piuttosto una strategia unitaria da parte del soggetto pubblico nazionale che nasca da una presa di coscienza delle evoluzioni intercorse sotto il profilo socioeconomico. Una strategia che sia frutto di un’azione sinergica tra le politiche sociali e culturali e che abbia il coraggio di investire su un’istituzione che molto può offrire al proprio territorio e alla costruzione di una collettività più unita e coesa.
Stefano Monti
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