Arte e banche. BSI – Banca della Svizzera Italiana
È cominciata su Artribune Magazine 23 una nuova inchiesta. Su ogni numero indagheremo una diversa realtà bancaria, per capire come e perché è legata all’arte. Abbiamo cominciato con la BSI, fondata a Lugano nel 1873. E a rispondere è Francesca Martinoli, responsabile art management del gruppo. Mentre sul numero in stampa in queste ore sarà la volta di UBS.
Per quale motivo e con quale filosofia BSI ha iniziato a collezionare arte contemporanea?
La collezione d’arte contemporanea della banca, la BSI Art Collection, è nata nel 2000 su impulso del presidente di BSI Alfredo Gysi, appassionato d’arte contemporanea e promotore di quest’ultima quale veicolo di condivisione di interessi con la clientela e come strumento di dialogo con le comunità nelle quali BSI opera tanto a livello locale quanto a livello internazionale. La BSI Art Collection è nata quindi con l’intento di connettere l’istituto finanziario all’universo dell’arte contemporanea e ha preso forma nel corso degli anni attraverso una cospicua serie di acquisizioni, mirate a individuare alcune tra le più influenti personalità dell’arte del dopoguerra.
Qualche nome?
Daniel Buren, John Chamberlain, Tony Cragg, Mario Merz e Giulio Paolini. Questi artisti, di riconosciuta importanza internazionale, costituiscono il nucleo iniziale all’origine della crescita di una raccolta che si sviluppa tra generazioni e nazionalità diverse, disegnando un arco temporale che dalle avanguardie maturate nella metà degli Anni Sessanta giunge fino ai giorni nostri con opere di pittura, scultura, grafica, fotografia, video e interventi site specific.
Ci sono stati poi altri passaggi importanti?
Sì. Il patrimonio artistico di BSI si è arricchito ulteriormente nel 2008 con la collezione di Giovane Arte Svizzera e di fotografia di Banca del Gottardo a seguito dell’acquisizione di quest’ultima da parte di BSI. Questa raccolta comprende lavori dal 1968 e il suo ampliamento nel corso degli anni è stato finalizzato principalmente all’allestimento delle sedi di BSI nel mondo.
Quali peculiarità ha la vostra collezione?
Mentre nel panorama bancario svizzero molte collezioni erano nate seguendo un focus fortemente legato alla scena artistica locale ed erano rimaste piuttosto limitate geograficamente e nella tipologia di opere – prevalentemente bidimensionali e spesso su supporto cartaceo per essere facilmente collocabili negli uffici – ciò che contraddistingue la BSI Art Collection sin dalla sua fondazione è stato il fatto di essersi rivolta all’acquisto di grandi installazioni e sculture svincolate da una destinazione precisa. E, soprattutto, di non volersi concentrare su una specificità territoriale o su un solo medium artistico.
Vivete la vostra collezione come un investimento culturale, come un investimento economico oppure come un mix di queste due cose?
Per noi la BSI Art Collection rappresenta un importante mix di entrambe le cose. La nostra banca è da sempre molto attenta alle relazioni, alla vicinanza con il cliente e, in questo senso, le iniziative in ambito culturale rappresentano un veicolo di comunicazione particolarmente rilevante e interessante. L’immagine della banca si fonda, infatti, sui valori della cultura e sulla condivisione delle passioni ed emozioni che solo musica e arte riescono a trasmettere.
Tuttavia, anche l’aspetto economico non va certamente trascurato. Una collezione d’arte costituita con criterio e competenza rappresenta senza dubbio un valido investimento finanziario e per il patrimonio d’impresa.
Parliamo degli spazi in cui la collezione è esposta. A partire dalla vostra sede. Che ambienti sono?
Il 70% del patrimonio artistico di BSI è esposto nelle nostre sedi e filiali nel mondo e, in particolare, all’interno degli spazi dedicati alla clientela. Ogni ambiente ha le sue peculiarità e per ognuno cerchiamo di individuare un tema da veicolare attraverso una precisa scelta delle opere d’arte.
E per quanto riguarda il vostro headquarter in Svizzera?
Il nostro quartier generale a Lugano è caratterizzato da due edifici tra loro in antitesi dal punto di vista architettonico: da una parte, infatti, abbiamo una costruzione tardo barocca con un’elegante facciata modulata, Palazzo Riva, dove esponiamo una cinquantina di dipinti antichi; dall’altra, invece, il razionalista Palazzo BSI con rivestimento in travertino. Per quest’ultimo, completato nel 2005, abbiamo invitato gli artisti Daniel Buren, Robert Barry, John Armleder e Liam Gillick a concepire degli interventi site specific in stretto dialogo con il contesto architettonico, per far sì che il visitatore possa sentirsi parte dell’opera stessa all’interno degli spazi di matrice astratta e razionalista che vengono così pervasi dall’arte.
Nel 2000 siete dunque partiti con Daniel Buren, John Chamberlain, Tony Cragg, Mario Merz e Giulio Paolini. Per quale motivo?
Questi cinque artisti sono stati individuati come capisaldi o figure di riferimento per alcune aree di ricerca artistica dai primi Anni Sessanta a oggi.
Qual è l’interazione che i vostri dipendenti hanno con la collezione? Vengono coinvolti? Partecipano a visite guidate?
Tutte le sedi di BSI nel mondo espongono opere della collezione caratterizzando fortemente l’ambiente di lavoro. In tal senso, quindi, le opere d’arte sono veicolo di comunicazione non soltanto nei confronti dei clienti, ma anche nei confronti dei dipendenti, e ne permeano la cultura aziendale.
Sono capitate delle incomprensioni? Dipendenti o parti dell’azienda che non hanno capito questa strategia?
Sicuramente ciascuno ha il proprio gusto personale e le proprie predilezioni, non tutti sono tenuti per forza ad apprezzare allo stesso modo le tante opere esposte. Al li là di questo, negli anni comunque abbiamo avuto tanti apprezzamenti.
Un aneddoto in particolare?
Sono rimasta impressionata nel registrare l’entusiasmo partecipativo di un gruppo di consulenti che, in occasione dell’allestimento del terzo piano di Palazzo BSI a Lugano, ha potuto interagire con l’artista concettuale Robert Barry nell’allestimento degli spazi. Artista e dipendenti hanno lavorato insieme alla selezione di una trentina di parole non strettamente legate all’ambito bancario ma che fungessero da stimolo nella loro attività quotidiana; parole che sono state poi realizzate in alluminio ed esposte sulle pareti.
Quali sono stati i vostri ritmi di acquisizione e dove avete comprato principalmente?
Acquistiamo mediamente 15-20 opere l’anno. Negli ultimi tempi, essendoci rivolti soprattutto all’acquisto di artisti giovani ed emergenti, abbiamo acquistato sul mercato primario, quindi dalle gallerie. Al contrario, quando commissioniamo dei lavori per nuove sedi, sovente ci rivolgiamo direttamente agli studi degli artisti, che sono sempre più spesso organizzati come vere e proprie imprese di produzione e comunicazione artistica.
Oltre a comprare arte contemporanea, sostenete anche in altro modo il mondo della cultura? Con sponsorship, eventi…
La banca è molto attiva su questo fronte e il nostro impegno verso la cultura abbraccia non soltanto l’arte contemporanea, ma anche la musica e l’architettura, con diverse iniziative e partnership che BSI sostiene o promuove. Sul fronte dell’arte, per l’Italia vanno menzionate in particolare alcune partnership di lunga data: quella con la Peggy Guggenheim Collection di Venezia dal 2001 – che ci dà l’opportunità di partecipare attivamente al dialogo contemporaneo tra impresa e cultura e di sostenere la crescita del museo e la sua programmazione; e quella con l’Istituto Svizzero di Roma, avviata nel 2005. Proprio dalla collaborazione con quest’ultimo è nata Allegro Giusto, un’esposizione delle opere dei grandi artisti internazionali della BSI Art Collection che arrivano per la prima volta a Roma e saranno visibili al pubblico fino al 20 giugno 2015 nell’affascinante cornice di Villa Maraini, sede dell’istituto. L’occasione per questa esposizione è data dall’avvio, nei prossimi anni, di un importante intervento di ristrutturazione che trasformerà significativamente gli spazi dell’edificio su progetto dello studio d’architettura Bosshard Vaquer di Zurigo, vincitore del concorso internazionale.
E per quanto riguarda architettura e musica?
Per quanto riguarda l’architettura, nel 2006 BSI ha costituito la BSI Architectural Foundation, una fondazione per la promozione delle conoscenze, della formazione e della ricerca nel campo dell’architettura che, in collaborazione con l’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera Italiana di Mendrisio, l’Archivio del Moderno di Mendrisio e con il patrocinio dell’Ufficio Federale della Cultura a Berna, ha istituito il BSI Swiss Architectural Award: il premio, tra i maggiori del settore a livello internazionale, ha recentemente visto assegnare la quarta edizione all’architetto spagnolo José María Sánchez García.
Sul fronte della musica, la banca è impegnata con diverse iniziative, fra cui spicca il Progetto Martha Argerich, un festival di musica classica di richiamo internazionale che nel 2015 giungerà alla 14esima edizione, promosso da BSI con la collaborazione di Lugano Festival e della Rete Due della RSI. Un festival unico nel suo genere, che vede la pianista argentina esibirsi per un mese a Lugano insieme ad artisti affermati ed emergenti.
Come è organizzata la collezione a livello scientifico? C’è un comitato? C’è un curatore?
Dal punto di vista operativo e curatoriale, attualmente la collezione è completamente gestita dall’art management di BSI, un centro di competenza per l’arte che, oltre a coordinare tutte le attività di progettazione per l’arte per la banca, si occupa anche di gestire le richieste dei servizi di art advisory dedicati alla clientela.
Recentemente avete ridotto la vostra attività di acquisizioni. Anche una realtà come la vostra deve tagliare il proprio budget?
BSI continua ad acquistare e investire con grande attenzione in progetti artistici volti a valorizzare gli artisti presenti in collezione. I budget sono di volta in volta mirati agli obiettivi e al contesto di interesse.
Attualmente quanto investe ogni anno la banca in questo settore e quanto è invece l’investimento complessivo in tutti gli interventi culturali che sponsorizzate e proponete?
Non esiste una modalità oppure una cifra standard. Le nostre scelte puntano sempre alla qualità delle opere e delle iniziative che portiamo avanti, variando di volta in volta.
La presenza dell’Art Collection ha aiutato la banca anche a incrementare il suo giro d’affari nel settore dell’art advisory con i propri clienti privati?
Le iniziative in favore della musica e la collezione d’arte sono veicoli di comunicazione, condivisione di valori, volontà di essere vicini ai propri clienti, anche dal punto di vista dei loro interessi personali. È pertanto naturale che la banca abbia dato vita a numerose iniziative in questi ambiti, tra cui anche un art advisory service che offre servizi di consulenza a chi intenda investire in opere d’arte.
LA COLLEZIONE IN MOSTRA A ROMA. NELL’ISTITUTO SVIZZERO CHE CAMBIA
La scelta di realizzare la mostra Allegro Giusto nasce dalla volontà di collaborare attivamente con l’Istituto Svizzero di Roma, realtà autorevole e vivace della scena culturale romana e italiana. La ristrutturazione di Villa Maraini, in programma nei prossimi anni, è stato il punto di partenza di un progetto di sperimentazione tra l’Istituto, BSI Art Collection e lo studio d’architettura Bosshard Vaquer. Con Allegro Giusto gli architetti ridisegnano gli spazi condivisi dell’Istituto Svizzero di Roma facendoli dialogare con una selezione di opere della BSI Art Collection, attraverso un sistema di librerie che accolgono le opere stesse e parte della Biblioteca dell’Istituto.
Non si tratta di un semplice allestimento decorativo, bensì un esercizio di riconfigurazione e trasformazione della funzione di un luogo e dell’opera d’arte, dove le opere si trovano a dialogare con gli ambienti a partire dal loro vivere quotidiano. La selezione del gruppo di lavori scelti risponde primariamente al desiderio di mostrare una parte della collezione che fosse però rappresentativa dello spirito che negli anni ha guidato la sua costituzione. Le opere di artisti pienamente riconoscibili come Mario Merz, Fausto Melotti, Daniel Buren, John Chamberlain, Alighiero Boetti, Henri Chopin, Giulio Paolini e Tony Cragg, per esempio, dialogano con autori di generazioni successive come Seth Price, Danh Vo, Haris Epaminonda e Gabriel Kuri, creando un percorso di continua scoperta.
Ma come sarà questo progetto di restauro della Villa Maraini che il governo elvetico si appresta a deliberare per un importo attorno ai dieci milioni di euro? “I cambiamenti riguarderanno principalmente l’ingresso della Villa Maraini e l’accesso agli spazi interni con l’obiettivo principale di avere una accoglienza non più da casa privata ma da luogo pubblico. E per interpretare questa istanza duplice tra vita privata (i borsisti dell’istituto che vivono dentro la struttura) e la vita pubblica (mostre, proiezioni presentazioni)”, ci racconta Salvatore Lacagnina, direttore artistico dell’Istituto, “la cosa interessante è che si scaverà un auditorium sotterraneo con accesso diretto su piano strada: alcuni eventi dunque li potremo fare dentro la Villa pur non utilizzando lo storico ingresso progettato da Flora Ruchat Roncati e non mescolando appunto flussi pubblici e flussi privati”.
Massimiliano Tonelli
Roma // fino al 20 giugno 2015
Allegro Giusto
ISTITUTO SVIZZERO DI ROMA – VILLA MARAINI
Via Ludovisi 48
06 420421
[email protected]
www.istitutosvizzero.it
www.bsibank.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/39104/allegro-giusto/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #23
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