Biennale di Venezia. Appunti sul Padiglione Italia
A caldo ma non troppo, alcune valutazioni sulla presentazione del Padiglione Italia curato da Vincenzo Trione per l’imminente Biennale di Venezia. Le trovate in questo editoriale di Claudia Colasanti, firma del Fatto Quotidiano e naturalmente di Artribune.


Mimmo Calopresti
Nel ribadire che il punto nodale è “il prestigio e la qualità scientifica della ricerca”, Trione viene colto di sorpresa dall’ultima domanda concessa al pubblico in sala, sul perché non si fosse focalizzato su meno presenze (nella direzione in cui operano altri ottimi padiglioni nazionali). Piccato, ha risposto: “Il mio è un punto di vista, non una collettiva. Ho una strategia critica e sono libero di sostenere la mia metodologia, le collettive non hanno logica”. Era più semplice dirlo subito, essendo comunque lecito per ogni curatore o critico d’arte nel suo libero esercizio, attraverso l’unico concetto inespresso: il ‘mio’ gusto e il ‘mio’ padiglione. Manca però ancora una parola importante, sintetica ed efficace, che non è di Trione, ma ‘mia’, in maiuscolo: CAOS.
Claudia Colasanti
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