Il confine dell’Uovo. Parla Umberto Angelini sul festival milanese

Il direttore di Uovo, performing arts festival milanese, racconta la prossima edizione. Dal 25 al 29 marzo, cinque giorni intensi in compagnia di artisti provenienti da Italia, Svizzera, Francia, Germania, Polonia.

Le parole per definire Uovo oggi.
Curiosità. Indisciplina. Rischio. Fallimento.

In che senso?
Uovo è il luogo privilegiato del possibile fallimento dell’artista. Un luogo protetto in cui l’artista possa sperimentare, rischiare e quindi “fallire”. E al tempo stesso è luogo di invenzione e scoperta.

In cosa questo festival differisce dagli altri, in Italia ed eventualmente in Europa?
Credo che la forza e l’originalità di Uovo siano quelle di essere sempre in una fase di cambiamento che lo rende attuale e imprevedibile. Siamo nati nel 2003 e parlare allora di performatività era alquanto insolito e inattuale. Oggi, in un momento in cui la performance ha ripreso la centralità della scena anche dell’arte contemporanea, preferiamo sperimentare percorsi partecipativi ed esperienziali. Questa sarà la nostra direzione nei prossimi anni.

e-ink - photo Alessandro Botticelli

e-ink – photo Alessandro Botticelli

Confine è il nucleo tematico della prossima edizione.
Il confine è un’invenzione. Un osservatorio privilegiato dello sguardo. Permette di stare ai bordi del campo, in bilico tra mondi diversi. Oltrepassarlo significa essere degli intrusi, degli amanti del rischio e dell’incontro. Il confine separa e congiunge, disciplina e mette in relazione. Ragionare di confini oggi significa ragionare del senso della civiltà contemporanea, rimettere al centro della discussione artistica e politica la possibilità di un “altrove”.

In che modo questo tema ha suggerito la scelta degli artisti e dei lavori che presenterete?
L’identità di Uovo è nella sovrapposizione dei linguaggi e nello sconfinamento disciplinare. L’edizione s’interroga sulle possibili geografie della scena contemporanea coinvolgendo artisti italiani ed europei provenienti da ambiti diversi della ricerca artistica. Il festival ospita due prime italiane e otto nuove produzioni che esplorano il tema del confine. Penso soprattutto a Massimo Furlan, che realizza una videoinstallazione nata dall’attraversamento a piedi del tunnel del Gran San Bernardo, e a Joseph Kids, lavoro fisico/virtuale per l’infanzia di Alessandro Sciarroni; alla scomparsa di ogni confine disciplinare nello spettacolo degli austriaci The Loose Collettive e all’idea di superamento e condivisione di Laurent Chétouane.

Martin Schick, Made for Italy

Martin Schick, Made for Italy

In programma anche due grandi nomi della scena coreutica italiana: mk e Cristina Rizzo. Cosa proporranno?
Cristina Rizzo realizza uno dei migliori spettacoli italiani dell’ultimo anno sia per la composizione coreografica sia per la partitura musicale. Ci interessava proporne un formato dilatato tra la performance e l’happening musicale. mk è presente con due lavori: il riallestimento di e-ink, lavoro storico della compagnia, con i due interpreti originari Michele Di Stefano e Biagio Caravano, e il progetto Sub I-II-III con Roberta Mosca, Luca Trevisani, Margherita Morgantin e Lorenzo Bianchi Hoesch. Una creazione sul tema dell’“abitare”, frutto di una collaborazione di Uovo e Fondazione Pini volta a creare negli anni un archivio, una “collezione performativa” della Fondazione Pini.

Quali suggestioni ci si può aspettare dalla performance di Silvia Costa?
Silvia Costa è una delle artiste italiane a cui siamo più legati. Ne apprezziamo il rigore e la capacità di creare immagini e visioni affascinanti. In A sangue freddo 2#, il pubblico è chiamato a osservare, come in una sala anatomica, il corpo umano. Il lavoro suggerisce un’idea di compressione, di pericolo, di precarietà.

Massimo Furlan, Tunnel

Massimo Furlan, Tunnel

C’è una proposta spettacolare particolarmente interessante per gli appassionati di arti visive?
Due in particolare. La performance di Silvia Costa che nasce da un lavoro di ricerca fotografica con Silvia Boschiero, che viene anche esposto negli spazi del Teatro Franco Parenti, e la nuova produzione plurale di mk realizzata con gli artisti visivi Luca Trevisani e Margherita Morgantin ispirata da Storie Milanesi (storie milanesi.org), progetto della Fondazione Pini sull’abitare domestico e professionale.

Michele Pascarella

http://uovofestival.it/

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Michele Pascarella

Michele Pascarella

Dal 1992 si occupa di teatro contemporaneo e tecniche di narrazione sotto la guida di noti maestri ravennati. Dal 2010 è studioso di arti performative, interessandosi in particolare delle rivoluzioni del Novecento e delle contaminazioni fra le diverse pratiche artistiche.

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