La Buona Scuola. Ecco come la Storia dell’Arte torna in classe
Se ne parla da mesi, tra polemiche e speranze. Il disegno di legge del Ministro Giannini è arrivato. E noi - insieme al Sottosegretario Davide Faraone - proviamo a capirci qualcosa. Soffermandoci sui temi della Storia dell’Arte, dei Beni Culturali, ma anche dell’autonomia didattica e dell’attenzione all’innovazione. Una Buona Scuola davvero? Di certo una scuola con le idee molto chiare…
LA BUONA SCUOLA, VARATO IL DDL
Nuovo traguardo raggiunto dal Governo Renzi, che tra conflitti interni alla maggioranza, ostruzionismi dell’opposizione e sfiancanti lungaggini istituzionali, porta avanti il suo piano di ammodernamento della macchina statale. Quella che sarà ricordata come la stagione delle Grandi Riforme prova a mettere in fila urgenze vecchie e nuove, tra azioni sul piano costituzionale, amministrativo, elettorale, della giustizia, dei beni culturali. E anche della scuola. Tema caldo su cui il premier Matteo Renzi ha posto l’accento, con particolare vigore, fin dai tempi del suo insediamento a Palazzo Chigi, stanziando risorse consistenti per il capitolo dell’edilizia scolastica.
Dopo mesi di cantiere, di percorsi condivisi con presidi e insegnanti, di istanze e di proteste, di infinte discussioni in commissione Istruzione, il famoso DDL battezzato “La Buona Scuola” ha visto la luce. Ottenuto il via libera del Consiglio dei Ministri. L’iter parlamentare libererà, nei prossimi mesi, un testo definitivo, ma intanto il disegno di legge c’è e fa discutere.
Fa discutere il capitolo concorsi/assunzioni/graduatorie, che prova a fare ordine in un sistema farraginoso e convulso, assumendo centomila precari ma lasciando fuori – per adesso – i 6600 idonei al concorso del 2012.
I SUPER PRESIDI AL TIMONE
E fa discutere tanto, in queste ore, il tema dei dirigenti scolastici. Che da questa riforma escono indubbiamente rafforzati, insieme a quell’idea di scuola-azienda che aveva fatto capolino in po’ di anni fa e che oggi si affina e si consolida. Il solito neoliberismo renziano, per alcuni. Un passo avanti verso indipendenza e flessibilità, per altri. Fatto sta che i presidi avranno in mano la gestione direzionale, organizzativa e di coordinamento, saranno responsabili della didattica, della formazione, della valorizzazione delle risorse umane e della valutazione di merito relativa all’operato dei docenti. E dovranno elaborare – sentito il collegio docenti e il consiglio d’Istituto – un Piano Triennale di offerta formativa, avendo anche la possibilità di scegliersi gli insegnanti attraverso gli albi dei vari assunti tramite concorso (che sarà, in futuro, l’unico metodo possibile per accedere a una cattedra, senza graduatorie aggiuntive).
POTENZIATA LA STORIA DELL’ARTE. IL RITORNO DELLA PASSIONE UMANISTICA
E in questa grande responsabilità affidata a una schiera di ‘presidi-allenatori’, per dirla con Renzi (o di “uomini soli al comando”, come sostengono i più critici), che posto avranno le materie umanistiche e la storia dell’arte? Tema caldo e ampiamente dibattuto, dopo la virata tecnico-scientifico della Riforma Gelmini, che aveva ridotto le ore di storia dell’arte e disegno nei ginnasi e in diversi Istituti. Notizie rinfrancanti su questo fronte. Secondo le indicazioni che il Governo fornisce ai dirigenti scolastici, chiamati a elaborare i piani formativi, un forte potenziamento dovrà essere garantito proprio alle competenze in storia dell’arte e musica – oltre che in matematica, diritto, inglese ed economia – ma si chiede altresì di sviluppare nei ragazzi “comportamenti improntati al rispetto della legalità e dell’ambiente, dei beni e delle attività culturali e dei beni paesaggistici. Senza dimenticare “alfabetizzazione all’arte, alle tecniche, ai media di produzione e diffusione immagini”. Linee guida assolutamente fondamentali, che raccontano un’idea di scuola con vocazione umanistica, contemporanea, creativa, più vivibile – grazie all’organico funzionale che contrasta il fenomeno delle “classi pollaio” – e che sia orientata alla responsabilità e al rispetto del bene comune.
“Con il disegno di legge approvato ieri in Consiglio dei ministri abbiamo rimesso al centro della scuola materie come l’arte e la musica”, ci spiega il Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. “Materie che fanno parte del nostro patrimonio culturale e che è impensabile lasciare fuori dalla formazione dei nostri ragazzi. L’ha detto anche Luigi Berlinguer in occasione del compleanno del governo Renzi: la scuola deve muovere le passioni dei suoi studenti. Lo ribadisco e lo sostengo con forza anch’io: la scuola deve formare gli studenti e imprimere loro un interesse, una passione che serva loro da stimolo per il futuro. E deve farlo a partire dalle proprie radici culturali. Arte e musica sono fondamentali perché parte del dna del nostro Paese. Per questo vanno potenziate in ogni ciclo di studi. In che modo questo potenziamento verrà modulato sarà la singola scuola a deciderlo”.
Percorsi ed incastri che dovranno dunque essere disegnati dei dirigenti stessi. Molto più liberi di plasmare la scuola – in teoria – secondo forme più attuali, dinamiche, complete, ma con tutto il rischio di una estrema soggettivazione e in assenza di modifiche obbligatorie del quadro orario: ci sarà chi recepirà bene le indicazioni governative, applicandole con criterio meritocratico, trasparenza e lungimiranza intellettuale, e chi non lo farà affatto. Questo è il timore. Fermo restando il ruolo centrale del Ministero, impegnato a vagliare ed approvare i piani di ogni singolo istituto.
MONDO DEL LAVORO, TRA AZIENDE, MUSEI E ATTIVITÀ EXTRA
Bene anche sul piano delle alternanze scuola-lavoro, che già prevedevano attività di formazione e tirocinio presso aziende o realtà del terzo settore, ma a cui si sommano adesso. in un generale potenziamento, “convenzioni con enti che svolgono attività afferenti al patrimonio artistico culturale ed ambientale”. Aggiunge, sul tema, Faraone: “La Buona Scuola si è posta un obiettivo: costruire il futuro dei ragazzi già tra i banchi di scuola. In tal senso va letta l’introduzione di insegnamenti come educazione alla cittadinanza, coding, diritto ed economia. Ma anche il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro: i ragazzi delle superiori potranno svolgere fino a 400 ore di tirocinio in aziende o musei. Gli studenti, poi, avranno la possibilità di orientarsi all’università e al mondo del lavoro già dalla scuola, grazie all’opzionalità del Curriculum”. Quest’ultima voce consente allo studente di tracciarsi un percorso formativo tailor made, usufruendo – in relazione ai propri interessi ed obiettivi – materie opzionali introdotte dal dirigente scolastico, il quale è chiamato a individuare percorsi e attività volti a “garantire un maggiore coinvolgimento degli studenti nonché una valorizzazione del merito e dei talenti” (dall’articolo 3 del DDL). Per farlo potrà ricorrere anche a finanziamenti esterni e sponsorizzazioni: il canale con il privato non è più un tabù.
Infine, per gli insegnanti, corsi di aggiornamento, valutazioni sul merito e una Carta di 500 euro annui per i consumi culturali: un rimborso spese per andare al cinema o a un concerto, per comparsi libri e cataloghi d’arte, per abbonarsi a una rassegna teatrale. “Non possiamo pensare di avere una scuola centrata sul contemporaneo e declinata al futuro senza una classe docente aggiornata”, chiosa il Sottosegratrio.
MIUR E MIBACT, UN DIALOGO POSSIBILE
In cantiere anche dei protocolli d’intesa con altri Ministeri, cercando di penetrare tutte le pieghe della società e di declinare insegnamento e apprendimento in termini d innovazione e apertura: “Basta col modello ‘insegnante dietro la cattedra-studente dietro il banco’ ”, conclude Faraone, “è ormai desueto. La scuola deve essere in grado di interpretare i nuovi linguaggi e se è il caso anche anticiparli. Con questo disegno di legge abbiamo abbattuto un muro che separa la scuola dal resto della società”.
E in attesa che i protocolli siano scritti, firmati ed attivati, qualche anticipazione arriva da Dario Franceschini, proprio rispetto al dialogo – necessario, ma non così scontato, almeno fino a oggi – tra Ministero dell’Istruzione e Ministero dei Beni Culturali. “Siamo al lavoro con il Miur”, ha spiegato il Ministro, “per rendere obbligatorio che una parte delle lezioni di storia dell’arte delle scuole italiane si svolgano nei musei .Un conto è vedere le immagini sui libri, un altro conto è osservare dal vivo“. Un progetto che si colloca sulla stessa lunghezza d’onda di quello avviato, nei mesi scorsi, nell’aula magna del liceo classico Visconti di Roma, per tre mesi trasformata in un laboratorio di restauro: qui settecento studenti hanno seguito da vicino il lavoro delle restauratrici Valeria Merlin e Daniela Storti, impegnate col capolavoro di Luca Giordano “La disputa di Gesù tra i dottori”.
Insomma, una scuola che vorrebbe essere più autonoma, più attenta alle passioni dei ragazzi, proiettata verso la cultura artistica, l’ambiente ed il sociale, ma anche verso il mondo dell’impresa. Come tutto questo si tradurrà in fatti, conquiste e risultati, ma soprattutto in un reale potenziamento di meritocrazia e di talento, è tutto da verificare. Nell’attesa che il Parlamento liberi il testo di legge e che poi i nuovi presidi-manager si calino nella strategica mission: costruire una scuola buona per davvero. A partire dai territori, dai singoli contesti, dai docenti. E dagli studenti, soprattutto.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati