L’Italia è sotto choc per il flusso di arrivi. Lo sanno bene quegli “imprenditori politici” che, lanciando anatemi contro l’immigrazione, stanno costruendo un inqualificabile consenso. Ma né il silenzio né la demagogia hanno significato: sono i numeri che contano. E i numeri in questo caso possono essere poco glamour ma sono molto loquaci.
Carlotta Sami, lo scorso novembre durante la relazione tenuta a Milano durante Science for Peace, il convegno voluto da Fondazione Umberto Veronesi, ha fornito dati che non possono lasciare indifferenti . La Sami – che è portavoce per il sud Europa dell’UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati – ha concentrato la sua attenzione su Siria e Iraq, dove cinquanta milioni di persone stanno affrontando una crisi senza precedenti.
Mesi fa aveva suscitato scalpore a Milano il bivacco dei siriani giunti alla Stazione Centrale in attesa di ripartire per i Paesi del Nord Europa. Le anime belle si sono chieste perché proprio qui, perché a centinaia, perché così assistiti dalle autorità cittadine… Ecco la risposta.
Dopo quattro anni di guerra, la diaspora siriana è il più intenso movimento di rifugiati del pianeta e raggiunge non solo l’Europa, ma anche Istanbul, Algeri, il Cairo, persino la Mauritania. In Libano 400mila bambini siriani attendono di essere scolarizzati: quelli libanesi della stessa età sono 300mila. In Giordania di siriani ne sono arrivati quattro milioni: i giordani in tutto sono sei milioni. In Iraq l’avanzata dell’Isis ha spostato i confini: ha messo in fuga dal Kurdistan 500mila persone in due soli mesi e complessivamente due milioni di persone in quella zona sono in movimento.
I campi che l’UNHCR sta approntando in fretta e furia sono ovviamente insufficienti. Alla fine del suo intervento la Sami ha fornito un altro dato tanto tragico quanto poco conosciuto: riguarda il tempo medio di permanenza di chi varca la soglia di un campo profughi. L’UNHCR ha calcolato che si tratti di diciassette anni! L’alternativa è il barcone.
Aldo Premoli
trend forecaster
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #23
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