Vienna Biennale 2015. A me gli occhi!
Parte a giugno la prima edizione viennese nell’affollata categoria delle biennali. Tutta in chiave interdisciplinare tra arte, architettura, design. Vuole visibilità parlando del futuro e andando in cerca di idee per una “nuova” modernità. Adeguata a un habitat enormemente tecnologizzato, globalizzato, nomade e multietnico. Inizierà a giugno, ma già c’è stato un concorso e già ci sono i vincitori.
Per il suo debutto, la Vienna Biennale 2015, sotto il titolo Ideas for Change, vuol mettersi preventivamente in luce con un concorso artistico che, indubbiamente, deve farle da apripista tematico. Ed ecco cosa si legge nel protocollo della giuria nel conferire il premio principale al video How I miss Bucharest or The Journey of a Dog’s Life, opera dei rumeni Ovidius Anton e Alexandru Bălăşescu: “Con forma originale tratta temi critici e spesso dolorosi come mobilità, esilio, proprietà, controllo, urbanismo e appartenenza”. Il film racconta l’esperienza di vita di due cani: uno che nasce e vive da randagio a Bucarest, venendo poi adottato e finendo a Vienna; l’altro viaggia con la sua padrona verso Bucarest e là finisce per essere abbandonato in strada.
Focus immediato, dunque, sull’ultima nata tra le biennali, anche se toccherà aspettare l’11 giugno prossimo per il debutto su strada. Ma già ne sappiamo abbastanza. Interdisciplinare, ibrida, sperimentale, ovviamente internazionale, frutto della collaborazione incrociata tra quattro delle maggiori istituzioni entro le coordinate delle arti visive della capitale austriaca: Mak, Universität für Angewandte Kunst, Kunsthalle Wien, Architektur Zentrum Wien, coadiuvate da Departure – identificabile come reparto creativo nell’ambito della Camera di Commercio di Vienna – e con il sostegno di AIT – Austrian Institute of Technology. Ideas for Change amalgama arte, architettura e design mediante mostre, performance, simposi, eteronomie varie, e persino avventure al limite del situazionismo, pare di capire. Tutto per prefigurare il complicatissimo mondo del futuro e l’habitat – anche mentale – di una “nuova” modernità che a Vienna può trovare la giusta incubazione, giacché – si dice apertamente – non fu per puro caso che la città tenne a battesimo la “vecchia” modernità, nei primi anni del Novecento.
L’iniziativa dell’evento è partita da Christoph Thun-Hohenstein, direttore del Mak dell’era post-Noever, e tale sede ne sarà il punto di riferimento. Calano su Vienna quattro addetti di rango nel ruolo di curatori, come Pedro Gadanho, curatore per l’architettura al MoMA di New York, che alla Biennale presenterà La crescita non uniforme: espansioni tattico-urbanistiche per megalopoli; Peter Weibel, direttore dello ZKM di Karlsruhe, con la mostra Mapping Bucharest: arte, memoria e rivoluzione 1916-2016; Harald Gruendl, direttore dell’Istituto Design Research di Vienna, con la mostra Smart Life “2051” in the City; Maria Lind, direttrice del Tensta Konshalle di Stoccolma, che progetterà una mostra collettiva e interconnessa tra più sedi, come il Mak e la Kunsthalle Wien.
In primo piano, all’Architektur Zentrum, una riflessione, con relativi spotlight, sul concorso di idee ad inviti per la realizzazione di un progetto nella nuova città satellite di Aspern, a est di Vienna. La finalità del concorso è di sviluppare approcci alternativi e sostenibili per una futura citta, coerente con le esigenze della quotidianità. Il lotto degli invitati comprende Cino Zucchi, Helen Hardi, Hild und K, Lacaton Vassal, von Ballmoos Krucker, Kempe Thill e Bevk Perovic; sette nomi interessantissimi, tutti di provenienza europea.
Franco Veremondi
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