Artecucina: Leonardo da Vinci, genio e regolatezza
In occasione della mostra di 88 fogli del Codice Atlantico alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, Carlo e Aldo Spinelli indagano sui gusti e sulle competenze culinarie del maestro. Un grande innovatore non solo nell’arte e nell’ingegneria.
Molto probabilmente era vegetariano. Lo confermerebbe questo suo pensiero tratto dal foglio 207 (verso) del Codice Atlantico: “L’omo e li animali sono propio transito e condotto di cibo, sepoltura d’animali, albergo de’ morti, facendo a sé vita dell’altrui morte, guaina di corruzione”. Un’affermazione che facilmente potrebbe suggerire il rifiuto di carne e di altri ingredienti di origine animale.
Sempre nel Codice Atlantico, sul foglio 1033 recto, in alcune “profezie” – una raccolta di indovinelli dall’apparenza catastrofica ma che si risolvono con risposte del tutto normali – propone questo quesito: “Infinita generazione si perderà per la morte delle gravide”. Di che si tratta? “De’ pesci che si mangiano ovati”. O ancora: “O quanti fien quelli ai quali sarà proibito il nascere!” (“Dell’ova, che essendo mangiate, non possan fare e pulcini”).
E quest’altro: “Il latte fia tolto ai piccoli figlioli”. (“Delle bestie che fanno il cacio”). Quasi un vegano ante litteram, dunque.
Ma innanzitutto e soprattutto Leonardo insiste su una dieta quieta e morigerata (foglio 213 verso): “Se voi star sano, osserva questa norma:non mangiar sanza voglia e cena leve, mastica bene e quel che in te riceve sia ben cotto e di semplice forma. Chi medicina piglia, mal s’informa. Guarti dall’ira e fuggi l’aria grieve; su diritto sta, quando da mensa leve; di mezzogiorno fa che tu non dorma. El vin sia temperato, poco e spesso, non for di pasto né a stommaco voto. Non aspettar, né indugiare il cesso. Se fai esercizio, sia di picciol moto. Col ventre resuppino e col capo depresso non star, e sta coperto ben di notte. El capo ti posa e tien la mente lieta. Fuggi lussuria e attienti alla dieta”.
E prima di cena, specialmente se alla corte degli Sforza, è necessario presentarsi puliti, lindi e profumati, “to’ buona acqua rosa e mòllatene ne le mani; di poi togli del fiore di spigo e fregatelo fra l’una mano e l’altra, ed è buono” (foglio 807 recto).
Quando poi è estate e l’arsura secca le labbra e la gola, cosa ci può essere di meglio della bevanda preferita dai turchi? “Zucchero, acquarosa, limone e acqua fresca colati in tela bianca: e questa è bevanda di Turchi la state” (foglio 482 recto).
Esistono altre risibili ipotesi su più incisive vicinanze tra Leonardo e la cucina, per esempio aneddoti e ricette riportate nel fantomatico Codice Romanoff copiato a mano da tale Pasquale Pisapia nel Museo dell’Hermitage di Leningrado, ma che la direzione dello stesso museo nega di possedere. Lasciamo perdere e brindiamo con l’acqua di rose, eventualmente vivacizzata da una dosata aggiunta di un poco di alcol.
Carlo e Aldo Spinelli
Milano // fino al 31 ottobre 2015
La mente di Leonardo
a cura di Pietro C. Marani
BIBLIOTECA AMBROSIANA
Piazza Pio XI
02 806921
[email protected]
www.ambrosiana.it
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