Biennale di Venezia. Il padiglione del Canada raccontato da Marie Fraser
Jasmin Bilodeau, Sébastien Giguère e Nicolas Laverdière: questo trio di artisti riconfigureranno lo spazio del minuscolo Padiglione Canada ai Giardini della Biennale. Con impalcature estensive e addirittura una piccola drogheria, immergendo lo spazio nella simulazione di una quotidianità iperreale.
Grazie a diversi milioni di dollari messi a disposizione dalla Royal Bank of Canada, l’installazione Canadassimo del collettivo BGL inviterà lo spettatore a “vivere un’avventura sorprendente”. Il prestigioso Padiglione Canada, inaugurato nel 1958 nei Giardini di Castello, subirà una metamorfosi completa, con una struttura di impalcature che si allungheranno verso l’esterno.
Da quando si sono incontrati all’Università Laval in Québec, circa vent’anni fa, Jasmin Bilodeau, Sébastien Giguère e Nicolas Laverdière sono diventati gli enfants terribles dell’arte canadese. Attraverso l’uso di una vasta gamma di materiali spesso riciclati, BGL privilegia un approccio spiritoso e critico nei confronti del consumismo.
Artribune ha incontrato la curatrice del padiglione, Marie Fraser, in cerca di qualche dettaglio.
Canadissimo?!
È un riferimento umoristico e iperbolico riferito alla società contemporanea canadese.
Come interagiranno le installazioni di BGL con il pubblico?
Forse non potremo mai sapere come il pubblico interagisce con un’opera d’arte.
D’accordo, ma descrivici l’installazione.
Canadassimo è un’enorme installazione immersiva che subentrerà e penetrerà l’intero Padiglione, costituendo diversi spazi tematici. Al di sotto dell’impalcatura che parzialmente oscura la facciata dell’edificio – darà l’impressione che la mostra sia un cantiere ancora in costruzione – ci sarà l’entrata di un dépanneur, uno di quei negozietti di quartiere che si trovano attraversando molte città del Québec, dove si vendono cibo in scatola e prodotti d’uso quotidiano. Al di là di questo caotico e consunto negozio si troverà uno spazio abitabile come un loft: benché distante e più organizzata, è una sorta di area protetta dedicata a un appassionato di riciclaggio. Di seguito verrà allestito Lo Studio, come lo chiamano i BGL: un luogo affollato di oggetti di tutti i generi e i tipi.
Dopo aver seguito questo percorso, gli spettatori potranno rilassarsi su una terrazza che offrirà una vista oltre i Giardini.
È un progetto totalmente inedito?
È il lavoro più ambizioso che i BGL abbiano mai progettato e segue una lunga linea di progetti creati in questi anni, fra i quali À l’abri des arbres (2001), Need to Believe (2005) e Le discours des éléments (2006).
Saremo testimoni di un nuovo incidente dei BLG?
BGL ha spesso lavorato sul tema dell’incidente e della catastrofe. Con Canadassimo non si farà diretto riferimento a quest’aspetto, ma quando si accederà attraverso la drogheria si percepirà perfettamente il fatto che qualcosa è già successo.
Come sarà interpretata l’attuale scena politica?
I BGL non offrono mai lezioni su tematiche sociali e politiche. Il loro lavoro si sviluppa a partire dal mondo che li circonda, trasmettendo la contradditoria e semplice bellezza delle cose. Non suggeriscono alcuna soluzione: i BGL lavorano con quel che si può vedere.
Il progetto dei BGL che tipo di scenario visivo o di atmosfera culturale conferirà al padiglione?
Assisteremo a una sorta di conflitto. Ma quel che ai BGL piace di più del padiglione è che non assomiglia a uno spazio espositivo, e a loro piace lavorare in questo tipo di situazione. Hanno particolarmente apprezzato la non comune forma a serpentina dell’edificio, che loro hanno soprannominato “il gamberetto”, perché quando vi si accede non si riesce a vedere tutto lo spazio al primo sguardo. Inoltre il padiglione canadese è piuttosto piccolo se confrontato con i suoi vicini diretti, la Germania e l’Inghilterra: ha le dimensioni di un cottage di campagna e i BGL hanno trovato questa scala umana interessante e stimolante.
Visivamente, quale sarà l’esperienza che faremo nel padiglione?
I BGL lavorano con materiali ordinari e quotidiani, con oggetti inutili che costituiscono, sovrapponendosi gli uni agli altri, i loro lavori. Inevitabilmente, l’installazione completa evocherà, fra le altre cose, il contesto all’interno del quale i suoi stessi materiali di base sono stati ritrovati.
Premesso questo, la Biennale resta un evento internazionale, quindi alcuni visitatori troveranno il lavoro esotico mentre altri potrebbero identificarsi. Forse alcune persone scopriranno, al primo o al secondo piano, una sorta di universalità.
In che modo Canadassimo si connette al tema All the World’s Futures?
È una domanda che andrebbe fatta ai BGL. Come curatore, ritengo che l’arte si sviluppi attorno all’idea del futuro poiché è sempre un divenire. All the World’s Futures propone una valutazione fresca della relazione fra l’arte e i suoi artisti con la situazione attuale. I BGL lavorano con il modo in cui le cose appaiono, senza compromessi, sempre con un senso di istintivo divertimento. In questo senso, la loro partecipazione potrebbe rappresentare un contributo significativo allo sforzo collettivo che la 56. Biennale di Venezia propone.
Ginevra Bria
www.gallery.ca/venice/index.htm
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