Eppur si muove. Le nuove facce del design italiano
Come cambia il design di casa nostra? Nella pluralità di linguaggi e sensibilità che caratterizzano la scena del Belpaese, abbiamo selezionato – rigorosamente in ordine sparso – i prodotti e le iniziative di alcuni nuovi protagonisti. Il dato anagrafico è variabile, il terreno di ricerca, anche. Quello che resta, però, è una ventata d’aria fresca che ridefinisce le aspettative e promette una scena dagli esiti non scontati.
RIPENSANDO MOLLINO
Nuovo esercizio di rilettura di codici e oggetti della memoria per Restart Milano. Nella mostra Voyeur (about seen and being seen) alla Galleria Rubin, il gruppo milanese fondato da Luca Liberali e Maurizio Navone guarda alla figura di Carlo Mollino per riattualizzarne, complice la duttilità scenografica dei tessuti di Alcantara, atmosfere e giochi di sguardo. In anteprima, tra le fotografie del maestro torinese e quelle di Robert Mapplethorpe, ci saranno nuovi pezzi e riedizioni frutto della collaborazione con Alcantara.
Via Santa Marta 10
www.galleriarubin.com
VENEZIA FUTURA
È un connubio inesplorato tra l’analogico e il digitale quello che Subalterno1 propone con la collezione Venice>>Future, indagine sui riscatti possibili dell’artigianato nobile di Venezia, a cura di Stefano Maffei con la partecipazione di Salviati e Breaking the Mould. Il campo della ricerca, però, è molto circoscritto, e si concentra sugli innesti tra vetro soffiato e ceramica stampata in 3d. Il tutto per ridefinire, attraverso una serie di vasi, non solo una tecnica produttiva, ma anche una nuova identità per la città lagunare. Per vedere dal vivo la nuova collezione, e osservare di persona se l’incontro tra due materie e lavorazioni così diverse – nobile e levigato il vetro, ruvida e un po’ nerd la ceramica stampata – abbia un fascino oltre la dimensione sperimentale, l’appuntamento è alla storica base di Subalterno1.
Via Conte Rosso 22
www.subalterno1.com
DESIGN SINTETICO
Prende forma lo studio sui miceli sperimentato da Officina Corpuscoli (ne avevamo parlato sul numero 23 di Artribune Magazine). Lo studio con sede ad Amsterdam guidato da Maurizio Montalti sta sviluppando una vocazione tutta particolare per il design sintetico, quello che guarda alla manipolazione della struttura biologica – sì, anche del Dna – come a una possibile via d’accesso per ripensare forma e applicazioni dei materiali. Nel caso specifico, possiamo osservare The Growing Lab – Mycelia all’interno della collettiva Linking Parts, a cura di Transnatural.
Via Ventura 6
www.transnatural.org
LOST & FOUND
Gli Oggetti Smarriti di Mario Trimarchi sono attraversati da una linea d’ombra: si muovono sul confine incerto tra arte e design, “si guardano intorno senza sapere bene cosa fare”. In effetti il loro statuto è volutamente ibrido, e resta a metà tra la microarchitettura domestica e riprogettazione di un classico un po’ desueto del tableware, l’alzata. Reduce dal successo della caffettiera Ossidiana per Alessi, Trimarchi si cimenta con una ricerca più libera che si prende il gusto di sperimentare una pluralità di materiali diversi, tra cui alluminio, legno, metacrilato, rame, bambù, giunco.
Corso Magenta 24
www.moscapartners.it
PICCOLE COSE
Una sedia Piccola in faggio, pensata per gli spazi ridotti e di passaggio di caffè e osterie moderne, che gioca tutto sull’elaborazione del bagaglio culturale del falegname – la ripetizione del “tenone”, l’incastro “maschio” tra due pezzi di legno – in un segno progettuale distintivo e in una modalità produttiva a basso budget e senza sprechi di materiale. Nei giorni del Salone, i progetti di Francesco Faccin girano anche da Alfamarmi, azienda napoletana specializzata nella lavorazione di marmi pregiati, e al Salone Satellite, dove è esposta una casetta per apicoltura urbana realizzata da Riva1920.
www.alfamarmi.it
www.riva1920.it
SENSEABLE LIGHT
Una vetrina interattiva capace di giocare con la luce: è quanto propone il direttore del Senseable City Lab del MIT, Carlo Ratti, qui in veste di designer per il marchio Artemide. Le vetrine dello showroom di via Manzoni si trasformano in un media wall senza display. Protagonista, un braccio meccanico che ha il compito di riposizionare le sorgenti luminose, dando vita a figure sempre diverse. L’installazione strizza l’occhio al protagonismo del pixel nella cultura digitale, ma a conti fatti preferisce mettere da parte i riferimenti colti a favore di intrattenimento e spettacolarità.
Via Manzoni 12
www.artemide.com
Giulia Zappa
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #24 – speciale design
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