Omaggio ad Alberto Ghinzani
Ieri 5 aprile 2015 è scomparso Alberto Ghinzani, scultore particolarmente amato in Svizzera e in Germania, direttore della Permanente di Milano. Il ricordo di Angela Madesani.
Il giorno di Pasqua Alberto Ghinzani (Valle Lomellina, 1939) se n’è andato. Stava male da qualche tempo, ma in pochi lo sapevano: era un uomo riservato che non parlava mai del suo privato, girava poco per inaugurazioni e cosiddetti eventi. Ma se si aveva la fortuna di conoscerlo, di pranzare con lui, magari al tavolo di casa sua, nel suo luogo di origine, nell’amata Lomellina, in provincia di Pavia, era prodigo di ricordi, di racconti, di storie di una vita. Anche a Milano aveva una casa e uno studio, più piccolo.
In città aveva mosso i suoi primi passi: a Brera dove, alla fine dei Cinquanta, aveva studiato con Marino Marini. In seguito aveva passato qualche tempo a Parigi, dove aveva frequentato musei e gallerie. Del 1966 è la sua prima personale nel capoluogo lombardo, alla Galleria delle Ore di Gino Fumagalli, che Ghinzani ricordava spesso con stima e affetto. Nel corso degli anni ha collaborato con importanti critici: da Enrico Crispolti a Mario De Micheli, Luciano Caramel, Roberto Sanesi, Roberto Tassi. Recentemente Elena Pontiggia, con la quale ha avuto un serrato rapporto di lavoro, ha curato una sua mostra a Bellinzona, aperta sino al 21 giugno presso la Sala Arsenale e la Corte interna di Castelgrande. Un’antologica con sculture di diverse dimensioni e opere su carta, che mette in luce il rapporto fra i diversi linguaggi utilizzati dall’artista.
Da molti anni era direttore della Permanente di Milano, dove alle 18 di martedì 7 ci sarà una commemorazione, per la quale ha lavorato con impegno, quello che si deve avere in un Paese, come il nostro, dove pochi sono i mezzi per l’arte e per la cultura. Ghinzani ha tentato di promuovere certa arte italiana, che gli stava particolarmente a cuore, quella tra i Cinquanta e i Settanta, sia scultura che pittura e disegno. Inoltre Alberto nutriva una grande passione per Graham Sutherland, che aveva frequentato quando l’artista inglese era ospite del castello di Pierpaolo Ruggerini, a Valle Lomellina.
Apparentemente serissimo, in realtà era un uomo ironico, che non risparmiava battute di spirito e sorrisi serrati. Appassionato di cinema, quando era a Milano era un frequentatore di sale cinematografiche d’essai.
Non ho mai curato una sua mostra e non ho mai scritto sul suo lavoro, anche se parecchie volte ci eravamo ripromessi di farlo. Ricordo bene il suo studio in campagna: era una fucina dove si respirava forte il senso della fatica. Alberto aveva un lavoro forte, materico, che era imprescindibile dalla parte strettamente intellettuale. A casa aveva molti libri, carte, disegni suoi e degli amici, che raccoglieva con passione.
Era un artista intelligente, colto, curioso, particolarmente amato in Svizzera e in Germania, dove aveva esposto in parecchie occasioni. Nel 1993 aveva realizzato Meridiana, una scultura per l’Università di Darmstadt. Negli anni aveva insegnato a Napoli, a Urbino e finalmente a Brera, dove ha lasciato una traccia profonda.
Con Ghinzani scompare un uomo della tradizione, uno scultore, ma anche un uomo di studio e di pensiero, che ha avuto, inoltre, un ruolo pubblico sia come artista che come organizzatore culturale.
Angela Madesani
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati