C’era una volta, ed era solo il 2009, il Temporary Museum for New Design. Il format, una piccola rivoluzione nel mondo delle design week, scaturisce dall’intuizione di Gisella Borioli, volto storico del giornalismo di moda e padrona di casa degli spazi di Superstudio, che vede nella formula “meno fiera e più museo” un modo per traghettare le proposte di qualità desiderose di emergere nell’affollamento del Fuori Salone. L’approccio è inedito: raccontare il design superando la centralità del prodotto e preferendogli una modalità espositiva legata a un concept astratto, esperienziale, possibilmente interattivo, comunque in grado di evocare un forte impatto emozionale. Al pari delle mostre nei grandi musei contemporanei.
Passano sei anni, una forchetta temporale breve ma allo stesso tempo densissima di accadimenti, e lo scenario cambia decisamente. Da una parte, i grandi brand non necessariamente legati al mondo dell’arredo sposano la cultura del design quale strumento di innovazione strategica e decidono di partecipare – e comunicare – anche loro alla design week. Dall’altra, il contesto operativo del progetto si ritrova stravolto: crisi economica, cultura maker, design dai Paesi emergenti, moltiplicazione dei marchi e dei canali di distribuzione, tanti sono gli elementi che ribaltano le regole del gioco.
Ed ecco che, arrivati alla soglia del 2015, Superstudio decide di anticipare i tempi, mettendo a riposo il Temporary Museum a favore di una nuova proposta espositiva in linea con le tendenze del momento, al suo debutto al Fuori Salone 2015. SuperDesign Show, questo il nome del nuovo format, rappresenta per Borioli “il superamento del design classicamente inteso e l’inclusione di ogni genere di proposta che tocca lo stile di vita, purché sostanziosa e di qualità”. Per questo, SuperDesign Show affianca al classico showcase di arredi e oggetti, i Selected Objects, settori della creatività apparentemente eterogenei – l’installazione tecnologica e la proposta artistica, il mondo del tessile e il design per i bambini –, tutti accomunati però da un unico leitmotiv: coniugare spettacolarità e gusto per la ricerca, esoticità e innovazione nei linguaggi.
Il passaggio da museo a show segna anche una svolta per l’art direction, affidata, dopo la storica collaborazione con Giulio Cappellini, all’architetto Carolina Nisivoccia. La quale guarda all’headline “open your mind” che accompagna questo nuovo corso come a “un’esortazione necessaria in un momento di cambiamenti molto rapidi in cui il futuro ci sta arrivando velocemente incontro, modificando il nostro modo di vivere. Un invito da rivolgere alle aziende e ai designer presenti, ma anche a noi stessi”. E che, per il nuovo look di SuperDesign Show, interpretato in primis da un logo realizzato dall’artista residente di Superstudio, Flavio Lucchini, racconta di essersi ispirata a “una delle parole chiave del momento: colorful, declinato nel rosso e blu sfumati”.
Molti i progetti da segnalare. Per le grandi installazioni, da sempre un classico di Superstudio, scendono in campo Marcel Wanders per LG Hausys e Reuben Margolin con un scultura cinetica – un’onda in movimento alta più di tre metri – per Hyundai. Nello spazio The Galleries, il designer tedesco Jan Kath fa implodere i pattern decorativi del tappeto mediorientale, superando gli stilemi di genere. Infine, l’attenzione verso i mondi altri si declina attraverso due collettive importanti, quella dedicata al design cinese – animata persino da un vero e proprio corso d’acqua – promossa dal colosso dell’arredo Red Star Macalline, e quella, Islamopolitan, dei designer e artisti del Maraya Art Centre della città di Sharjah, negli Emirati Arabi (Capitale della Cultura Islamica nel 2014).
Quanto all’arte, tassello importante del progetto SuperDesign Show, la mostra Imagination (alla MyOwnGallery) fa dialogare le opere di Lucchini con pezzi di art-design. Mentre sul tetto di Superstudio torna Michelangelo Pistoletto con il Terzo Paradiso – Coltivare la città, orto urbano convertito in risaia nonché spazio dedicato al dibattito sui temi uomo-natura-design-nutrimento. In collegamento, ideale e non solo, con l’arrivo di Expo. Perché anche il design, ci dice Borioli parafrasando il payoff dell’Esposizione Universale, è una questione di energia: “Tutto quello che è nuovo, che dà lavoro, che regala bellezza, che impegna il cuore e la mente, è energia per la vita. E il design è un ‘motore’ capace di far girare il mondo, nelle grandi e nelle piccole cose”.
Giulia Zappa
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #24 – speciale design
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