Biennale di Venezia 2015. L’opinione di Alessandro Zorzetto

Alla Biennale di Venezia si usa il Capitale di Karl Marx come un cavallo di Troia. Mentre le riflessioni forti si tengono altrove. Ad esempio ai S.a.L.E. Docks ci sono Toni Negri e il Nationless Pavilion.

IL CAPITALE COME CAVALLO DI TROIA
Ci siamo cascati un’altra volta. Mentre le navi da crociera continuano a sfiorare piazza San Marco e piccole orde di performer assaltano i punti nevralgici del turismo culturale, Okwui Enwezor, sciamano dell’arte contemporanea, giunge in città in sella a un enorme cavallo di Troia: Das Kapital di Karl Marx. Venezia, roccaforte politica, cede alla provocazione e accoglie la sfida posta dal curatore della Biennale di quest’anno. L’intento esplicito è quello di far convergere l’apparato istituzionale internazionale con le istanze autonome locali. La distanza che separa lo spazio istituzionale dal resto è dichiarata: il Padiglione Centrale dei Giardini si trasforma in uno spazio ecclesiale, in cui il testo sacro, Das Kapital, viene letto in maniera liturgica, alternando pedissequa ortodossia e interpretazioni spettacolarizzate.
Il mercato allora si traveste da compagno, si appropria di una retorica politica e cerca di entrare in quegli spazi di autonomia in cui il materialismo critico esiste davvero. Di cosa si tratta, di una dimostrazione di ineluttabile potenza? Di un ingannevole approccio buonistico? Di un tentativo di conferire realtà e verità a un evento che ne è completamente avulso?

Adesivi di protesta vicino all'ingresso del Guggenheim - photo Alessandro Zorzetto

Adesivi di protesta vicino all’ingresso del Guggenheim – photo Alessandro Zorzetto

SCIOPERO DEL LAVORATORE COGNITIVO
Tolta la maschera all’intruso, la città riconosce il lavoro precario degli operatori culturali, il lavoro cognitivo sottopagato, il Capitale che è sulla bocca di tutti e nelle tasche di pochi. Contro l’astrazione del lavoro e del mercato viene indetto uno sciopero, anch’esso astratto. Questo sciopero astratto prende la forma di una piattaforma chiamata Ab-Strike, che con una serie di eventi autogestiti attraversa l’inaugurazione di Expo a Milano e quella della Biennale a Venezia, rispettivamente a Macao e presso il S.a.L.E. Docks. Questi spazi autonomi diventano catalizzatori di azioni e luoghi di dibattito, intercettando molti attori coinvolti direttamente nel macro-evento. Il collettivo Gulf Labor, con il supporto degli attivisti dei movimenti sociali, occupa il terrazzo del Guggenheim rivendicando dignità e salario minimo per i lavoratori impegnati nella costruzione del nuovo museo ad Abu Dhabi. Negli spazi del S.a.L.E. Docks il gruppo messicano Cráter Invertido propone attività artistiche collettive; il Nationless Pavilion trova uno spazio per la conferenza inaugurale; Toni Negri, Matteo Pasquinelli, Marco Assennato, Florian Schneider e altri intellettuali influenti partecipano a una serie di tavole rotonde sullo sciopero nell’era dell’astrazione finanziaria.

Una delle tavole rotonde di Ab-Strike, S.a.L.E. Docks, Venezia 2015 – photo Alessandro Zorzetto

Una delle tavole rotonde di Ab-Strike, S.a.L.E. Docks, Venezia 2015 – photo Alessandro Zorzetto

ETERNO RITORNO DELL’EGUALE
In un mondo più simile a quello del film Cosmopolis (Cronenberg 2012), Enwezor ci propone la visione in loop di Metropolis (Lang 1927). Quasi per ricordarci la circolarità eterna del presente. O per dirottare la critica sul binario politico, permettendo l’accesso indisturbato, nella raffinata cultura occidentale, di tanta arte vivace ed esuberante.

Alessandro Zorzetto

www.labiennale.org

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Alessandro Zorzetto

Alessandro Zorzetto

Alessandro Zorzetto, architetto (IUAV 2006), si dedica alle tecniche di costruzione hands-on in Italia e all'estero. Collabora con studi di architettura come Recetas Urbanas e Salottobuono. Nel 2010 fonda il gruppo Rural Boxx con Francesca Modolo e Luciano Aldrighi, con…

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