David LaChapelle a Roma: la folgorazione sulla via di Michelangelo
David LaChapelle torna a Roma, a Palazzo delle Esposizioni, la stessa sede che ospitò “Hotel LaChapelle” nel 1999. Oltre cento opere tra inediti, grandi formati, video e vecchi successi. Tutto in otto sezioni, più un’antologica con le foto che lo hanno reso celebre.
David La Chapelle (Fairfield, Connecticut, 1963) è forse uno dei fotografi contemporanei più discussi, uno di quelli che ha diviso il pubblico in due fazioni opposte: gli estimatori di un gusto eclettico e patinato da una parte, gli amanti dell’essenziale dall’altra. Nonostante una cifra stilistica riconoscibilissima e i vent’anni di esperienza nel mondo delle riviste di moda e gli incontri con le più note star internazionali, a partire dal 2006 il percorso dell’artista ha subito un radicale cambiamento. Primo fra tutti la destinazione finale dei suoi lavori, realizzati non più per i magazine, ma per i musei e le gallerie.
La mostra a Palazzo delle Esposizioni si concentra proprio su questi ultimi dieci anni di attività, a partire da una monumentale fotografia che LaChapelle realizzò dopo la folgorazione avuta alla vista di uno dei riquadri della volta della cappella Sistina di Michelangelo: il Diluvio Universale. Aggrovigli di corpi nudi sopravvissuti alla forza devastatrice dell’acqua, come quelli che LaChapelle riporta nel suo Deluge, caratterizzato anche dalla presenza dei simboli, decadenti e decaduti, dei feticci della nostra cultura contemporanea. E come nell’originale, il tema apocalittico dell’acqua, anche qui, ha i connotati dell’elemento purificatore.
Agli impianti narrativi di stampo surrealista delle sue composizioni si aggiungono schemi dell’arte del passato. Oltre a Michelangelo, citato anche nelle due Pietà presenti in mostra (la prima, del 2006, con Courtney Love che regge il corpo esanime di Kurt Cobain; la seconda, del 2009, con un giovane hippie che ha appoggiato sulle gambe l’esile Michael Jackson), ci sono anche Botticelli con il dipinto Venere e Marte oggi alla National Gallery di Londra, citato nella foto Rape of Africa, dove Naomi Campbell sostituisce la figura di Venere; e ancora Leonardo e Bosch.
Con gli anni il corpo, così caratteristico e centrale nella sua opera, scompare dalle studiatissime scenografie, veri e propri set cinematografici colmi di riferimenti. I temi delle sue opere si fanno sempre più dichiaratamente sociali, mostrando il riflesso di una cultura confusa e disadattata, che ha forse solo alcuni punti fermi, ma vacui: i feticci effimeri del consumismo. Proprio quelli che LaChapelle aveva fotografato prima per il glamour delle pagine delle riviste, nelle mani della modella del momento, con il puro scopo commerciale di comunicare un prodotto o un marchio.
Scompaiono i tableau vivant iperrealistici e affollati di adepti all’edonismo, e trovano spazio nuove icone: la morte e il denaro, l’ecologia e il consumismo, o ancora il potere. Un’iconoclastia volontaria, che ha prodotto opere con iconografie e contenuti che esprimono chiare intenzioni “risanate”, se così si può dire. Troviamo le Vanitas di memoria barocca e le nature morte, le statue distrutte di un museo delle cere, un museo allagato e vuoto, automobili e denaro, aerei in caduta libera, paesaggi con stazioni di rifornimento disabitate, centrali industriali in attività dai colori accesi, con la saturazione cromatica tipica del suo stile. Non c’è più il corpo: resta solo una realtà allucinata e le paure dell’individuo.
Durante la presentazione della mostra, LaChapelle ha dichiarato di essere al lavoro su una nuova serie di opere dove il corpo umano ritornerà. Ma questa volta con pura gioia.
Calogero Pirrera
Roma // fino al 13 settembre 2015
David LaChapelle – Dopo il Diluvio / After the Deluge
a cura di Gianni Mercurio
Catalogo Giunti
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
Via Nazionale 194
06 39967500
[email protected]
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