Pop Up! Festival. E l’arte urbana invade le Marche
Dopo cinque anni di pausa, torna il Pop Up! Festival. E lo fa con molte novità, a partire dalla location: non più soltanto Ancona, ma anche e soprattutto l’entroterra, in particolare i Colli Esini Frasassi. Fra stazioni ferroviarie abbandonate e aziende agricole.
STREET ART BUCOLICA
Difficile pensare a un festival d’arte urbana al di fuori dello spazio di una periferia grigia e degradata, eppure il Pop Up! Festival, anche nelle precedenti edizioni, non ha tralasciato l’ambiente naturale. Nato da un progetto di MAC – Manifestazioni Artistiche Contemporanee in Ancona nel 2008, dove ha realizzato tre edizioni, pur avendo avuto un ruolo molto importante nel riattivare un’area portuale maleodorante e mai integrata nella vita del capoluogo marchigiano, non ha mai trascurato di dialogare e coinvolgere attraverso l’arte chi ai confini del mare aveva la propria attività, riuscendo così a far riappropriare i cittadini di un luogo tra i più poetici della città.
Ora, dopo cinque anni di pausa, Pop Up! ci riprova, allargando la sua azione all’entroterra, alle campagne dei Colli Esini Frasassi. E dagli scafi dei pescherecci dipinti dai maggiori artisti internazionali, getta la propria rete in collina, dove organizza, dal 29 maggio al 1° giugno, una quattro-giorni ricchissima di appuntamenti, installazioni, mostre, laboratori artistici, degustazioni, musica e happening, in un itinerario attraverso l’arte contemporanea che coinvolge e fa sistema con un numero assai ampio di collaborazioni: oltre cinquanta tra enti pubblici e privati, aziende, associazioni, sponsor e partner.
IL PARADISO PUÒ ATTENDERE
Il tema che unisce i molteplici eventi è il Paradiso, che sembrerebbe a portata di mano in un paesaggio come quello marchigiano, in cui l’antropizzazione ha spesso collaborato con la natura nel disegnare ad arte colline coltivate e abitate secondo linee rigorose e colorate, e dove l’intervento critico della street art sembrerebbe fuori luogo o almeno solo decorativo. Eppure, sotto un’estetica di apparente armonia, il territorio non è privo di criticità: ed ecco il progetto coinvolge le stazioni ferroviarie di Fabriano, Genga, Serra San Quirico, Castelplanio, Castelbellino, Jesi con muri di 3ttman (FR), Never2501 e Basik (ITA), Turbosafary (ITA), Gio Pistone e Nicola Alessandrini (ITA) e Allegra Corbo (ITA), oltre alla mostra RiFatto. Abbandono, degrado ed ecomostri, rivisti e corretti dalla Urban Art. Un tempo luoghi di scambi economici e culturali, di incontri, di collegamento tra una Regione attivissima sull’Adriatico e Roma, le stazioni sono oggi semideserte o addirittura abbandonate.
La festa finale del festival è ambientata alla Cava Mancini di Arcevia, ora dismessa, sotto le montagne del Parco regionale della Gola della Rossa Frasassi, dove lo street artist californiano Zio Ziegler (USA) insieme ai dj Populous e Bottin si confrontano con alcune delle tante ferite nello sfruttamento della natura, ma anche nel lavoro industriale che oggi non c’è più, stesso tema della mostra Intruders di Luca Blast Forlani alla Fornace di Moie.
I MURALES AGRICOLI
Ma il festival Pop Up! sa anche indicare una soluzione: fare sistema attraverso la cultura. Strada multiforme che non trascura il fatto che la cultura non è un concetto astratto, ma viene dalle persone, dalle loro tradizioni, anche rurali e gastronomiche. Così nel progetto sono coinvolte anche diverse aziende agricole, dove vengono realizzati murales ed etichette d’artista per prodotti che andranno a selezionare un paniere tutto speciale: la bag in box del Verdicchio Castelli di Jesi Tenuta San Michele di Cupramontana con l’artista francese Veks Van Hillik, le paste e i legumi di La Terra e il Cielo di Piticchio con lo spagnolo Zosen, l’olio Petrini di Monte San Vito con l’italiano Lucamaleonte, fino a tornare sul mare, alle porte del Parco del Monte Conero, con la Riserva Rosso Conero di Moroder abbinata all’artista Tellas.
Annalisa Filonzi
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