Top 10 Expo 2015. Le migliori architetture all’Esposizione Universale
L’abbiamo girata in lungo e in largo, Expo 2015. E queste sono le architetture che più ci hanno colpito dal punto di vista architettonico. Dalla Russia al Bahrein, dall’Austria all’Olanda, a cominciare dal Padiglione 0 progettato da Michele De Lucchi e curato da Davide Rampello.
1. PADIGLIONE ZERO
Se cercavamo un gate di Expo lo abbiamo sicuramente trovato e alla fine della fiera rimane ancora uno dei padiglioni che meglio interpreta il tema. Curato da Davide Rampello, il viaggio nelle cupole di Michele De Lucchi alla ricerca della conoscenza del mondo del cibo ha inizio dalla memoria dell’umanità al suo rapporto con la natura, dai dati finanziari allo spreco ai progetti nei Paesi in via di sviluppo. Da vedere dall’inizio e alla fine per non dimenticare il vero significato di questa esperienza.
2. AUSTRIA
brEATh è l’anamorfosi che ci accoglie all’ingresso del Padiglione Austriaco: una foresta ci inghiotte al suo interno dopo pochi passi e la sensazione di freschezza e ossigeno nei polmoni è l’unica sensazione che rimane. 43.200 mq di foglie+umidità+ventilazione la ricetta di questo prototipo produttore di clima ideato da team.breathe.austria, che si propone come soluzione alle condizioni ambientali urbane. Potrebbe essere la nostra casa, il nostro ufficio, la nostra città del futuro, e sarebbe bellissimo.
3. SVIZZERA
“Hai paura di restare senza?“. Un padiglione progettato da Netwerch che riflette sul l’importante domanda delle risorse alimentari nel mondo e sulla loro distribuzione. Lo fa in maniera semplice ed efficace: quattro torri piene di caffè (2,5 milioni di bustine), mele (420.000 bustine), sale (2 milioni di dosi), acqua (350.000 bicchieri). Risorse gratis, ma non illimitate. I visitatori potranno servirsene, le torri si svuoteranno e le piattaforme, oggi all’ultimo piano, scenderanno fino al piano terra. Ce ne sarà per tutti?
4. REGNO UNITO
Superando polemiche e indignazione per la somiglianza al padiglione di Heatherwick all’Expo di Shanghai, il Regno Unito entra nella top ten per l’originalità e la selezione nel tema: la vita delle api e il pericolo della loro estinzione, la ricerca nelle agrotecnologie e nell’ingegneria agraria, un sistema interattivo connette la vita di un alveare in Inghilterra alle luci del padiglione, e la coerenza architettonica al tema del progetto di Wolfgang Buttress. Impeccabili come sempre.
5. BRASILE
Il Brasile non delude mai. La sua capacità di unire buona architettura e coinvolgimento del visitatore è ormai una certezza. Una rete elastica sospesa a una megastruttura in corten accoglie saltatori di tutte le età che rimbalzano impazziti su un rigoglioso kitchen garden. La struttura progettata da Studio Arthur Casas affianca alla parte ludica e di osservazione delle specie vegetali una riflessione più profonda nello spazio espositivo.
6. BAHREIN
I padiglioni dovrebbero essere un posto dove perdersi nella cultura culinaria di luogo del mondo, ma al di là di video pseudoturistici e grandi strutture firmate, pochi sono riusciti nell’intento. Sicuramente ci è riuscito il Bahrein, che ci isola dal resto accompagnandoci in un magnifico mondo bianco, tra fichi d’India e alberi di limone. La struttura purissima dell’architetto Anne Holtrop e la selezione agraria curata dal paesaggista Anouk Vogel voleranno dopo Expo in patria per diventare un giardino botanico.
7. GIAPPONE
Un viaggio nel Giappone partendo da un’elegante passerella sospesa su una struttura di 17.000 pezzi di legno incastrati, passando dalla cerimonia del tè fino a un percorso interattivo tra video e cibo giapponese. La lunga fila vale la bellissima istallazione sulla catena alimentare giapponese: dalle materie prime agli elaboratissimi prodotti culinari, fino agli incredibili e minuziosi modellini di carta piegata tra cui quello del mercato del pesce di Tokyo. Un abbecedario che insegna ad andare oltre il solito sushi.
8. POLONIA
La Polonia sorprende con un’architettura temporanea ma elegante che ci accompagna attraverso una lunga scalinata monumentale e un percorso meditativo tra gli alberi verso le mele polacche, elette protagoniste indiscusse di questo padiglione. Il padiglione stesso è costruito come un enorme parallelepipedo di cassette di mele, sul progetto del giovane architetto polacco Piotr Musiałowski. Un concept essenziale riflesso nell’architettura, ma che rimane impresso per la sua semplicità.
9. OLANDA
Pragmatica e concreta come solo gli olandesi sanno essere: neon luminosi che inneggiano “Holland: share grow live” aprono una fiera del cibo di strada. E da lì un turbinio di simpatici camioncini colorati che chi ha vissuto in Olanda riconosce subito, dove si può assaggiare tutto lo street food possibile, dalle bitterballen alle famose fries, naturalmente bevendo birra. Una Las Vegas Dutch del fritto, potremmo definirla, ma che in quanto a rappresentazione nazionale e sharing delle tradizioni culinarie non va sottovalutata.
10. RUSSIA
Il padiglione russo si presenta in tutto il suo splendore con una pensilina sospesa di 30 metri che riflette l’ingresso dei visitatori. Una struttura, progettata da SPEECH, abbastanza stupefacente nella realtà come nei render. Oltre le apparenze, lo sfarzo nasconde anche una interessante ricerca sul tema: all’interno un lungo percorso porta alla scoperta delle materie prime e dei processi produttivi della tradizione russa, con percorsi interattivi, video, illustrazioni e degustazioni.
Federica Russo
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