A Lione è tutta un’altra scuola. Intervista con Odile Decq e Matteo Cainer

A luglio verrà inaugurata a Lione la nuova sede di Confluence – Institute for Innovation and Creative Strategies in Architecture, progettata dallo Studio Odile Decq, di cui pubblichiamo alcune foto del cantiere in anteprima. La nuova scuola, fondata da Odile Decq e Matteo Cainer, lancia una sfida alle rigide convenzioni del sistema educativo pubblico, collocando lo studente al centro di una rete di persone, informazioni e tecnologie. Li abbiamo incontrati a Lione e ci hanno raccontato questa nuova esperienza.

Prima di entrare nel futuro, cominciamo dal passato. Vi lasciate alle spalle entrambi un’importante esperienza all’École Speciale di Parigi. Che cosa portate con voi in questa nuova avventura?
ODILE DECQ: Essere direttore dell’École Speciale mi ha permesso di costruire negli anni una scuola “leggera”, capace di muoversi, di adattarsi, di essere internazionale, sperimentale e libera dallo spazio rigido e istituzionalizzato delle scuole pubbliche francesi.
A un certo punto mi sono trovata in disaccordo con la “nuova presidenza” della scuola e ho lasciato. Ma soprattutto ho sentito che era arrivato il momento di ripensare completamente il processo educativo. Mi piace pensare che, più che una nuova scuola, stiamo cercando di fondare una nuova pedagogia, una forma di educazione più trasversale che guarda al mondo che sarà, piuttosto che al mondo che è stato.

Siete cofondatori di Confluence, una circostanza comune agli studi di architettura ma singolare nel caso di una scuola. Come vedete il vostro ruolo?
MATTEO CAINER: È una condizione particolare che ha grande potenziale: due teste pensanti invece di una! Succede a volte nel caso di grandi eventi, come Maria Corral e Rosa Martinez, curatrici della Biennale d’Arte di Venezia del 2005. A Confluence Odile è il direttore mentre io sono responsabile del dipartimento di Architettura e professore, ruoli distinti ma complementari. Prendiamo decisioni insieme, il che ci ha reso negli anni una squadra molto forte.

Come siete approdati a Lione?
O.D.: Quando stavamo cercando un luogo per fondare la scuola, mi hanno suggerito di scrivere una lettera al sindaco Gérard Collomb, il quale ha accolto subito il nostro progetto. Questo è uno dei vantaggi di Lione: una città con una dimensione metropolitana. È una situazione tipica di molte città di medie dimensioni, come Barcellona o Milano, che dà a Lione un tratto distintamente europeo.
M.C.: E poi Lione è un nodo centrale in Europa, e non solo di trasporti. Qui la ricerca tecnologica si lega alla produzione industriale avanzata e il sistema educativo si integra con una rete di relazioni internazionali. Arte, ricerca, industria e tecnologia s’intersecano e creano un terreno ideale per far crescere la nostra idea di un insegnamento trasversale e multidisciplinare.

Confluence – Institute for Innovation and Creative Strategies in Architecture - Anapuma Workshop

Confluence – Institute for Innovation and Creative Strategies in Architecture – Anapuma Workshop

Pensate che la scuola sia parte di una strategia della città?
O.D.: Non direi che è una strategia precisa. Il sindaco, che è al suo terzo mandato, in questi anni ha completamente cambiato il volto della città attraverso una serie di progetti urbani, rendendo Lione un luogo dinamico e internazionale. Questa rete di scambi e produzione s’intreccia con la rete che la scuola intende produrre, quindi direi che è stato un incontro naturale, una “confluenza”.

Il nome Confluence si riferisce quindi all’incontro di diversi elementi ma ha anche un certo fascino territoriale…
M.C.: Confluence è letteralmente il luogo dove la Saona e il Rodano si uniscono al centro di Lione, ma soprattutto, come diceva Odile, è stato negli ultimi anni forse il più importante laboratorio per progetti di rigenerazione urbana sostenibile in Europa, grazie al contributo di architetti di caratura internazionale come Nouvel, Fuksas, Herzog & de Meuron, Kuma e Coop Himmelb(l)au, per fare alcuni nomi. In realtà crediamo soprattutto nella “confluenza” di idee, campi, discipline, nella collaborazione di intelligenze e approcci diversi.

Qual è la posizione di Confluence nel variegato mondo delle scuole di architettura?
O.D.: L’architettura è un processo che va dall’idea al progetto e arriva alla produzione. L’architetto deve quindi confrontarsi con una serie amplissima di figure, strumenti e approcci, e soprattutto lavorare perché questa diversità di elementi nutra il progetto.
Penso quindi che il percorso educativo in architettura offra agli studenti l’opportunità unica di navigare in questa molteplicità e di scoprire innanzitutto se stessi, il luogo e il modo in cui vogliono agire nel mondo. Si tende a pensare che l’architettura sia fare progetti, ma il vero progetto è la vita stessa.

Confluence – Institute for Innovation and Creative Strategies in Architecture - Workshop con Cynthia Davidson

Confluence – Institute for Innovation and Creative Strategies in Architecture – Workshop con Cynthia Davidson

Come trovare un equilibrio tra la libertà individuale degli studenti di sviluppare il proprio progetto e la struttura pedagogica?
M.C.: Credo che la chiave sia nella combinazione tra workshop intensivi, attraverso i quali gli studenti esplorano e scelgono tra metodi e direzioni differenti, e il modello dello studio verticale, dove gli studenti imparano l’uno dall’altro, aiutandosi a vicenda a trovare il proprio percorso individuale nell’ambito di una discussione collettiva guidata dai docenti.
O.D.: Sembra che ce ne siamo dimenticati, ma in realtà questo è esattamente il modo con cui sono stata educata negli Anni Settanta. La necessità d’inquadrare gli studenti in una rigida struttura pedagodica è cosa recente. A me invece piace “de-categorizzare”, rompere i limiti imposti, ed è quello che succede quando metti insieme studenti di età ed esperienze differenti in uno studio verticale: si dissolvono i limiti e aumentano le opportunità. La libertà nella collaborazione interdisciplinare aiuta gli studenti a costruire se stessi come architetti.

La scuola è supportata da una rete flessibile di architetti, ricercatori ed esperti in vari campi. Quali sono le sfide e i vantaggi di questa forma di organizzazione?
O.D.:  Dobbiamo soprattutto cambiare il modo in cui concepiamo il tempo in una scuola di architettura. Ho sempre pensato che sia vitale per una scuola cambiare insegnanti in continuazione. Se mantieni lo stesso corpo di docenti a vita, significa che stai limitando le possibilità di imparare.
Confluence invece lancerà un nuovo programma, una nuova attività, non ogni anno ma ogni settimana, forse ogni giorno. Spero che questo stimoli gli insegnanti stessi a essere parte attiva di un ambiente dinamico: è fondamentale che il ritmo della scuola e della ricerca respiri con il ritmo del mondo in cui siamo immersi.
M.C.: Mi piace pensare alla nostra rete di insegnanti come a un sistema di radar che scansionano il mondo per nutrire la curiosità dei nostri studenti, offrendo quell’insieme complesso di informazioni necessario per sviluppare i loro progetti.

Come vedete la relazione tra la scuola e la vostra attività professionale?
M.C.: Sia io che Odile investiamo molto in un percorso di ricerca personale, e in questo senso la scuola diventa una piattaforma per discutere, mettere alla prova e arricchire i nostri approcci. Ad esempio quest’anno la ricerca Re-Cover, Re-Think, Re-Invent, in cui sono personalmente coinvolto, lavora sull’interazione fra architettura, neuroscienza, prostetica e robotica, per generare soluzioni ibride alla questione degli spazi urbani abbandonati o in disuso.
O.D.: C’è sempre una relazione tra l’insegnamento e la professione, ma nel mio caso è più inconscia che strategica. La mia vita è insegnamento e professione a tempo pieno.

Davide Sacconi

www.odiledecq.com
www.confluence.eu

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Davide Sacconi

Davide Sacconi

Architetto, laureato con lode presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, diplomato presso il Berlage Institute di Rotterdam, è attualmente dottorando presso l'Architectural Association di Londra, dove conduce una ricerca sul concetto di archetipo come strumento teorico e progettuale…

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