Biennale Foto/Industria. Intervista con François Hébel
A Bologna, la Biennale Foto/Industria, sotto la Direzione Artistica di François Hébel, darà vita a quattordici esposizioni in dodici luoghi simbolo della cultura in città: undici sedi storiche e, non ultimo, il MAST. Tutte le mostre, principalmente personali, saranno ad ingresso gratuito.
UNA BIENNALE DIFFUSA
Dal 2 ottobre, a Bologna quattordici mostre in musei e palazzi rinsalderanno la seconda edizione della Biennale Foto/Industria. La rassegna, promossa dalla Fondazione Mast, a partire da quest’anno, in collaborazione con il Comune di Bologna e la direzione artistica di François Hébel, verrà ospitata da undici sedi storiche e presso il MAST – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia.
I protagonisti saranno Gabriele Basilico e Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau e Elliot Erwitt, fino a David Goldblatt, Massimo Siragusa, Harry Gruyaert e Luca Campigotto. Sono gli autori selezionati per rappresentare i massimi esponenti della fotografia industriale. Oltre alle due mostre allestite alla MAST Gallery (Giovani fotografi, IV edizione GD4PHOTOART 2015 e la Collezione Savina Palmieri, a cura di Urs Stahel), verrà inoltre sviluppato un ampio programma di eventi darà spazio anche a incontri con i fotografi e i curatori delle esposizioni.
I PERCORSI DELLE MOSTRE IN CITTÀ
Le mostre inoltre sono state suddivise in percorsi, in aree tematiche, per restituire al visitatore una sorta processualità dello sguardo sulla fotografia industriale.
In Postproduzione saranno presentati David LaChapelle (Paesaggio, Pinacoteca Nazionale) e Hong Hao (Le mie cose, Fondi, MAMbo); per quanto riguarda la sezione Produzione, Edward Burtynsky (Paesaggio industrializzato, Palazzo Pepoli Campogrande), O. Winston Link (Norfolk and western railways, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna) e Luca Campigotto (La poesia dei giganti, Spazio Carbonesi); per i Produttori, invece, sono stati selezionati Pierre Gonnord ((Altri) lavoratori, Santa Maria della Vita), Neal Slavin (Ritratti di gruppo, Spazio Carbonesi) e Gianni Berengo Gardin (L’uomo, il lavoro, la macchina, Fondazione del Monte); per il tema della Pausa, Kathy Ryan (Office romance, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica) e Jason Sangik Noh (Biografia del cancro, Villa delle Rose); in merito a Prodotti saranno sviluppate due mostre, di Hein Gorny (La nuova oggettività e l’industria, Palazzo Pepoli) e di Léon Gimpel (Luci e luminarie, Museo di Palazzo Poggi).
Artribune ha intervistato il direttore artistico della Biennale Foto/Industria 2015, François Hébel, per comprendere l’evoluzione di un appuntamento destinato ad ampliarsi e a trasformare una città.
Com’è nata l’idea di trasformare il lancio di uno spazio e di un progetto quale il MAST in un appuntamento biennale dedicato alla Fotografia Industriale del Lavoro?
Isabella Seràgnoli, fondatrice del Mast, ha avuto una visione di lungo periodo in merito a un campo della fotografia non ancora ricercato, approfondito e celebrato. Questo settore, questa sezione è potenzialmente enorme, infinita, visto che attraversa l’inizio della fotografia fino al XXI secolo. Lungo l’arco di questo periodo alcune aziende hanno fatto lavorare fotografi per motivi di documentazione o di marketing. E gli autori, secondo vari aspetti e vari interessi, hanno guardato a questo mondo del lavoro e della produzione, sottolineandone spaccati diversissimi.
Su questi fondamenti, la signora Seràgnoli ha iniziato a concepire anche un premio, il GD4Photoart, per poi dare vita a una collezione di fotografie dall’impronta industriale.
Perché scegliere proprio lei?
Per creare un evento simile al programma dei Rencontres de la photographie di Arles, tanto per la precedente apertura del Mast quanto per collegare il centro città con gli spazi espositivi della sede in periferia.
Attraverso i nostri dialoghi e le nostre discussioni è emerso l’interesse a ingrandire la selezione sulla fotografia industriale, includendo tutti tipi di lavori e di produzione. L’evento del 2013 è infatti piaciuto così tanto da farlo diventare un appuntamento biennale, sostenuto nel 2015 anche dal Comune di Bologna.
Quale definizione, quale accezione conferire al termine ‘industriale’ in rapporto con la fotografia contemporanea e moderna?
È un campo molto vasto, che si estende dalla produzione alla vita del lavoro. In effetti ci siamo resi conto che molto spesso gli autori hanno lavorato per le aziende come se l’avessero fatto per conto proprio. La varietà de trattamento della nostra selezione raccoglie dunque tutte le estetiche delle foto. Escluse quelle inerenti alla pubblicità, che è un’opera collettiva: siamo infatti interessati allo sguardo personale, al punto di vista indisturbato del fotografo.
In conferenza stampa ha dichiarato che questo è “un tipo di fotografia di cui solitamente i grandi fotografi si vergognano un po’”…
Se ne vergognano, è vero, ma poi devono lavorare bene per poter avere l’incarico successivo! La lista di grandi fotografi che hanno lavorato per le aziende o che hanno guardato al mondo del lavoro e della produzione con occhio critico è davvero lunga.
Secondo quali criteri, sezioni, orientamenti verranno distribuiti i fotografi selezionati? E quanti lavori verranno esposti, mediamente, per ciascuno?
Questa biennale è pensata e organizzata esattamente come una biennale di fotografia. Come sempre, cerco di far emergere le modalità di presentazione che legano i luoghi espositivi, peraltro eccezionali a Bologna, e i paesaggi fotografici.
La sezione Pausa comprende foto di Kathy Ryan e Jason Sangik Noh. Quali aspetti descrivono i loro lavori in merito al paesaggio industriale?
Tutti i nomi selezionati non sono solo fotografi qualificati, ma ci sono anche autori che possono dire qualcosa sul lavoro a partire dai loro profili “sentimentali”.
Saranno esposti lavori inediti?
Per i contemporanei, incluso LaChapelle, si tratterà di lavori nuovi, o almeno di una selezione che comprenderà un nuovo modo espositivo, creato appositamente per l’appuntamento di ottobre.
Quali caratteristiche accomunano le dodici sedi espositive che interesseranno il progetto?
Il piacere della fotografia in tutta la sua varietà, la curiosità sul trattamento di un dettaglio, un approccio che unisce tutti, così come il lavoro, i luoghi espositivi meravigliosi dove sono presentate le mostre…
Al di là del supporto del Comune, lei ha dichiarato che è stata fondamentale anche la visione della signora Seràgnoli. Di quale lungimiranza si tratta?
Molti aspetti della fotografia vengono trattati nel mondo sotto forma di festival, di attenzione per la moda, di periodici, di viaggi, di sport… Ma nessuno si curava della fotografia industriale e della sua produzione attuale, che è enorme. Ora che abbiamo creato tanto il Mast quanto F/I, emergeranno molti esperti al riguardo e le prossime edizioni saranno sempre più interessanti.
Potrebbe esprimere un pensiero o formulare un augurio in merito all’apertura di Foto/Industria 2015?
Avere visitatori che si prendano due giorni di tempo libero per vedere, per visitare tutte le mostre e anche tutti musei in cui i percorsi sono presentati.
Ginevra Bria
Bologna // fino al 10 gennaio 2016
inaugurazione 2 ottobre 2015
Biennale Foto/Industria 2015
direzione artistica: François Hébel
[email protected]
www.fotoindustria.it
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