Cassino. L’arte contemporanea e la memoria
Ha appena riaperto il Percorso della Battaglia, accompagnato dalla mostra di Alessandro Piangiamore e Simone Cametti. Visite aperte al pubblico gratuitamente, fino al mese di ottobre. Per ricordare e interpretare la storia attraverso il contemporaneo.
IL CORAGGIO DEI POLACCHI
È tornato a vivere il percorso della memoria, con i passi di chi dimenticare non vuole. Un iter che ha inizio nei pressi del Cimitero polacco, a poche centinaia di metri dall’Abbazia di Montecassino, inaugurato il 2 luglio, nel giorno del 70esimo anniversario della fine del conflitto mondiale più atroce della storia.
Il tragitto della memoria, valorizzato dal Progetto ABC, promosso dalla Regione Lazio e Roma Capitale, in collaborazione con enti e istituzioni pubbliche e private, inizia con la tappa al museo fotografico dei deportati polacchi con immagini da cui trasudano memorie e una frase, di Winston Churchill, in cima, su cui cade inopinatamente l’occhio: “Nulla può superare il coraggio dei nostri alleati polacchi in Italia”. Si prosegue passo dopo passo nei ricorsi, dapprima attraversando il magnificente Cimitero polacco, poi sulle pendici della celebre quota 593 del Monte Calvario, dove si erge l’imponente obelisco e le emozioni raggiungono l’apice.
LA MEMORIA COME VETTORE TURISTICO
A visitare questi luoghi e a lanciare un nuovo messaggio di coraggio e speranza per l’Europa è stato il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, accompagnato dalle parole del sindaco della città Giuseppe Golini Petrarcone, dall’ambasciatore di Polonia Tomasz Orlowski e dall’abate di Montecassino don Donato Ogliari.
“Proprio nell’anno di Expo abbiamo scelto di valorizzare le vocazioni del territorio. In questo caso Montecassino è espressione della memoria, simbolo di morte ma anche di rinascita attraverso il dialogo e la commemorazione”, ha commentato Zingaretti con l’intenzione di rilanciare il turismo della memoria e sottolineare la forte vocazione turistico-culturale del territorio laziale. “Dopo anni di tagli, la giornata di oggi è la prova che i sacrifici dei cittadini sono e saranno ripagati”, conclude.
IL RUOLO DEL CONTEMPORANEO
Parole dense di significato, ma a spiegare che ricordare si può e si deve è stata, prima fra tutti, l’arte contemporanea, mettendo a nudo il talento di Alessandro Piangiamore e Simone Cametti, il cui spazio artistico è stato curato da Claudio Libero Pisano. “Difficile pensare e presentare un progetto artistico che si carichi di profondi significati simbolici senza perdere la propria autonomia. Questo spazio è uno dei casi in cui, proprio attraverso l’arte contemporanea, si può riscoprire la complessità storica del luogo accompagnando il visitatore alla sensibilizzazione e responsabilizzazione”, ha commentato il curatore.
Si tratta di due installazioni che, caricandosi di significati simbolici e rievocazioni storiche, si propongono l’intento ultimo di spiegare senza perdere la propria identità. Non è forse questo il compito dell’arte contemporanea? “L’arte deve trasmettere l’essenza del passato attraverso giochi estetici di forme, colori e movimenti, ma dev’essere in grado, al di là del contesto nel quale nasce, di poter vivere autonomamente senza essere relegata a spazi predefiniti. Il mio intento è di consentire nuove letture dell’opera anche in altri spazi”, spiega Piangiamore, autore di Un petalo viola su un pavimento di cemento, una composizione di petali inglobati in una struttura di cemento distribuita su tre grandi lastre, che dietro la sua rigidità nasconde la vera libertà da prigioni spazio-temporali.
UN CICLO VITALE. FRA UMANI E API
Un luogo in cui è importante sottolineare la rinascita, la vitalità e la libertà. E chi meglio poteva esprimerlo se non le api, che hanno dato vita al lavoro ideato da Simone Cametti, Honeycombs, trasposizione del ciclo vitale e della potenza della natura. “Ho concepito qui la mia idea artistica. Solo dopo un profondo dialogo con questo spazio storico e con la bellezza naturalistica circostante ho capito che l’ape è l’animale che più si avvicina all’uomo e al suo ciclo di vita e che riesce a trovare un equilibrio rappresentando, armoniosamente, la distruzione e la creazione attraverso la disciplina e la ciclica armonia”.
Un mix tra passato e presente che suscita una profonda riflessione sulla vita, “così come la struttura di un alveare in cui l’ape regina disciplina le api operaie a ricostruire qualcosa che è stato distrutto”, ha spiegato infine Cametti, prima di offrire un po’ di quel miele prodotto dalla sua opera.
Flavia Zarba
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