Festival F4. Il nordest come non l’avete mai visto
Festival F4 / Un’idea di fotografia è arrivato alla quinta edizione, con un ricco progetto espositivo: dagli scatti su terraferma di Gabriele Basilico alle fotografie che raccontano i paradossi e i conflitti del Nord-Est, passando dal chiacchieratissimo Padania Classic. Fino al 16 agosto 2015.
UN FESTIVAL SPUMEGGIANTE
Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, sorge nel cuore dei terreni del prosecco Docg Conegliano-Valdobbiadene. Le bollicine, però, non sono presenti solo nel vino. A rendere frizzante l’estate della provincia pievese ci ha pensato la Fondazione Francesco Fabbri che, nella bellissima Villa Brandolini, ha allestito la quinta edizione del Festival F4 / Un’idea di fotografia.
La rassegna è composta di tre sezioni, in altre parole: tre buoni (se non quattro) motivi per prendere macchina e raggiungere questo posto. Tutta la mostra è incentrata sui paesaggi del Nord-Est; ma più che una mera sfilata di fotografia è un vero e proprio racconto socio-antropologico che mette in luce i cambiamenti sociali in atto, come la crisi economica, la mutazione dell’identità e l’iconografia dei paesaggi ibridi.
Tutto ciò – tutte queste storie – è raccontato attraverso l’obiettivo della macchina fotografica: partendo da un omaggio a Gabriele Basilico (Ricognizioni sulla Terraferma, con i lavori su Mestre e Marghera), si passa al Progetto Nord-Est / Un paesaggio di contraddizione e conflitti, curata da Carlo Sala, fino a Sono stato lì, esposizione dei dummy prodotti per la call nazionale di fotografia di paesaggio.
OMAGGIO A GABRIELE BASILICO
Lo sguardo sulla città di Gabriele Basilico può essere riassunto con le sue stesse parole: “La città è il teatro dove si svolge il ritmo dell’identità urbana”. Città-teatro-ritmo-identità, è tutto ciò che si può ritrovare negli scatti di Ricognizioni sulla Terraferma, incubatore che raccoglie tre distinte raccolte di fotografie: i lavori per Sezioni del paesaggio italiano (mostra curata da Stefano Boeri per la 4. Biennale di Architettura di Venezia, nel 1996), gli scatti per la collettiva Venezia-Marghera / Fotografia e trasformazioni della città contemporanea (1997) e il contributo per la collettiva d’arte contemporanea TerraFerma nel 2001.
La sezione dedicata a Basilico, ritagliata in uno spazio a parte al resto della mostra, è eterogenea e il corpus (circa sessanta scatti, tutti in bianco e nero) riporta una Venezia a terraferma poco nota, quasi anonima, lontana dall’immagine stereotipata da cartolina. Basilico, in questi lavori, ha riportato in primo piano i segni della nostra civiltà, allontanandosi dalla ricerca iconografica del luogo. Camminando sull’asfalto di Mestre o Marghera, su arterie stradali tutte uguali, dominate dagli sguardi severi dei palazzoni e delle fabbriche, il fotografo milanese ci ha regalato tra i migliori scatti documentaristici degli ultimi decenni; uno sguardo architettonico della resa quotidiana che si ha nella nostra città-teatro.
PROGETTO NORD-EST. CONTRADDIZIONI E CONFLITTI
È la parte più interessante dell’intera esposizione. Tra i progetti qui esposti c’è Padania Classic, che ha riscontrato un successo tale che potremmo anche evitare di dirvi cos’è. L’idea è di Filippo Minelli che, in un volume corposissimo (se avete 60 euro da spendere, compratelo), ha raccolto gli elementi e i simboli tipici della Padania, raccontata come “microregione”. Il progetto, c’è da dire, è frutto di una ricerca certosina che ha portato Minelli, oltre alla realizzazione del volume, anche alla creazione di un sito (padianiaclassic.com) in cui è possibile acquistare dei finti viaggi organizzati nei luoghi cult della Padania. Il bello è che – come ci ha detto il curatore, Carlo Sala – questi viaggi sono realmente acquistati da persone ignare della burla. Padania Classic ha trovato anche il modo di realizzare una performance – all’inaugurazione della mostra – c’era un piccolo banchetto, con tanto di hostess carina e gentile, che offriva questi tour organizzati.
In questa sezione sono presenti i lavori del collettivo The Cool Couple e Alberto Sinigaglia, che con Indians raccontano, con ironia, il Veneto dei sindaci sceriffi e dei commercianti dal grilletto facile. Un giro tra le glorie industriali degli Anni Sessanta, tra le basi militari degli Anni Quaranta, tra le villette che trasudavano benessere, i Suv e gli autolavaggi, le sagre e l’indipendentismo; “un western ambientato nel Nord-Est, in cui la frontiera non è mai esistita”.
Sempre a cura dei The Cool Couple c’è l’opera Approximation to the West, in cui affrontano, su un doppio binario, la Comunità Montana della Carnia in Friuli: paesaggio culturale e teatro della Seconda guerra mondiale.
E di guerra, anche, parla il lavoro di Marco Citron, Magredi, che ricorda come il paesaggio locale – ancora il Friuli, per l’appunto – sia segnato anche dalle politiche internazionali: i Magredi (in provincia di Pordenone), nonostante la diminuzione della presenza militare dopo il 1989, recano ancora i segni della Guerra Fredda. Sono proprio lì, dietro casa nostra.
IMMIGRAZIONE E CRISI
Molto interessante è anche il lavoro di Stefano Graziani, Palma Veneta: una breve sequenza di fotografie che mette in risalto questo “immigrato” della nostra vegetazione, che ci fa qui una pianta esotica? Eppure la troviamo ovunque: agli incroci, nelle ville, nei giardini dei locali, nei parcheggi. Perché?
L’installazione Black Flag Revival, di Ryts Monet, racconta la crisi economica che ha colpito le zone del Nord-Est attraverso i suicidi degli imprenditori. Nella stanza rimbomba l’audio di un live dei Black Flag, gruppo punk-hardcore californiano degli Anni Ottanta, mentre su una parete vengono proiettate una serie di scatti che ritraggono le case gli imprenditori suicidatisi nel 2012.
Infine, Francesco Nonino, con Habitat, propone delle scansioni del terreno totalmente oggettive, realizzate con l’automatismo della macchina che fa emerge i tratti più epidermici del terreno al confine con la Slovenia: un pacchetto di sigarette e uno scontrino di carburante, i topos degli spostamenti tra Italia e Slovenia.
SONO STATO LÌ
L’esposizione dei cinquanta dummy completa il percorso di questa mostra. Sono stato lì racchiude progetti fotografici di esplorazione del paesaggio contemporaneo. Tra i selezionati alla prima edizione della call nazionale, è stato premiato il lavoro di Marcello Galvani, Massalombarda, che analizza la lenta e inesorabile trasformazione, dal tono drammatico, delle aree agricole della pianura.
Ecco. Terminata questa scorpacciata di fotografie e dopo aver ammirato la bellezza di Villa Brandolini, potete andare a bere un bicchiere di buon prosecco.
Paolo Marella
Pieve di Soligo // fino al 16 agosto 2015
Festival F4 / Un’idea di fotografia
VILLA BRANDOLINI
Piazza Libertà 7
[email protected]
www.fondazionefrancescofabbri.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/46330/festival-f4-unidea-di-fotografia/
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