Santa Croce a Firenze ha un nuovo presidente. Intervista con Irene Sanesi
I lettori di Artribune Magazine la conoscono per la sua rubrica “Gestionalia”, che si occupa anche e soprattutto di accountability. Ora Irene Sanesi è diventata presidente dell’Opera di Santa Croce, istituzione fiorentina che risale al XIV secolo. Le abbiamo chiesto quali sono i suoi programmi.
Com’è nato questo incarico? Qual è stato il percorso che ti ha portato qui?
Lo statuto prevede che le nomine dei fabbricieri che entrano nel Consiglio di Amministrazione dell’Opera di Santa Croce siano a cura del Ministero dell’Interno, che possiede il complesso monumentale tramite il F.E.C. – Fondo Edifici Culto, sentito il vescovo di Firenze. Il consiglio poi si riunisce e nomina il presidente, che viene ratificato dal Ministro dell’Interno con decreto. Tutto l’iter si è concluso il 30 gennaio di quest’anno. Posso dire che non me l’aspettavo? Non me l’aspettavo.
L’Opera di Santa Croce in tre righe.
Viene fondata nel XIV secolo ed è l’ente con personalità giuridica che concorre alla tutela, promozione e valorizzazione della Basilica e del complesso monumentale di Santa Croce. Nasce dalla comune storia di quelle “Fabbriche” finalizzate a gestire grandi lavori di interesse pubblico: ponti, strade, palazzi, e soprattutto, grandi cattedrali.
Hai dichiarato che secondo te un ente come questo riveste un ruolo di “economia primaria”. Perché?
Perché cultura deriva da coltura. Troppo spesso sentiamo assimilare la gestione dei servizi culturali (e il relativo indotto turistico) al terziario. Avanzato quanto si vuole, non possiamo dimenticare che si tratta delle nostre radici.
Ti sei prefissa per il 2017 il rifacimento degli spazi espositivi. Come te lo immagini?
Santa Croce è lo spazio di un grande complesso monumentale, sarebbe riduttivo parlare di museo e di opere esposte. Per questo sarà importante valorizzarne la percezione, il senso storico e funzionale. Con la Basilica francescana, che al contempo è municipio religioso della città, tempio delle “itale glorie” e grande sacrario europeo, coabitano la Cappella de’ Pazzi, la grande Sala del Cenacolo, i chiostri monumentali, il novecentesco Sacrario-Memoriale.
Nell’Opera di Santa Croce aumenterà lo spazio per l’arte contemporanea?
Direi che l’obiettivo sarà quello di far conoscere la contemporaneità della storia e dell’arte di Santa Croce: dalle “slide” delle pitture murali trecentesche, prototipi dei nostri Power Point, ai quadri cinquecenteschi anticipatori di Facebook e dei selfie, con amici e conoscenti del pittore ritratti; dai caratteri delle epigrafi su marmo che ispireranno il font Optima nel 1950 alle pitture di Maso di Banco, modelli per il de Chirico delle piazze metafisiche.
Uno degli obiettivi è anche aumentare confort, offerta e possibilità di spesa dei visitatori. Come?
Ripensando un’immagine coordinata con la segnaletica del variegato percorso, luoghi di sosta e di approfondimento, spazi di accoglienza e di investimento (non solo di spesa) per un insieme di pubblici: ognuno con proprie aspettative, curiosità, interessi e soprattutto cultura.
Hai impostato tutto su una seria accountability e dimostrabilità dei risultati. Ci tieni molto?
Sì, ci tengo molto. L’analfabeta del futuro sarà anche colui incapace di leggere e costruire un bilancio. Fatto certo non solo di numeri, ma anche di indicatori che raccontino una storia e diano conto della capacità dell’istituzione di creare valore. È una questione di responsabilità e di economia di senso non più rimandabili.
La prima criticità che questo ente deve migliorare a tuo avviso qual è?
La questione dello spazio è cruciale: dalla gestione in comproprietà fra enti proprietari diversi (Ministero e Comune) a quella del loro utilizzo e fruizione da parte del visitatore, ma anche della comunità francescana, di operatori culturali per eventi e iniziative, della scuola del cuoio. Una sfida importante.
Avete sito, blog e social. Com’è messo l’ente con le tecnologie? Come cercherete di migliorare ulteriormente?
Santa Croce, in questi anni, si è affacciata ed esposta in modo particolare su questa dimensione, tanto con la digitalizzazione di documentazione storica e foto, quanto con l’uso dei social, la creazione di prodotti multimediali e la piattaforma di crowdfunding CrazyforPazzi, primo esperimento finalizzato al restauro del loggiato della Cappella Pazzi di Brunelleschi. L’obiettivo è continuare a innovare.
Massimiliano Tonelli
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