Jeff Koons secondo Francesco Bonami
Penultima puntata della generosa anteprima dell’ultimo libro di Francesco Bonami. Una galleria di ritratti scritta in punta di pennino. Qui sotto vi proponiamo quello di Jeff Koons. O meglio, del robot che l’ha sostituito…
Il vero Jeff Koons è preservato in una fattoria in Pennsylvania. Quello che vediamo in giro, alle inaugurazioni delle sue mostre o nel suo studio, è una perfetta riproduzione che si attiva con la luce solare. Ecologicamente impeccabile.
Ho conosciuto il vero Jeff Koons a casa mia, prima che fosse portato in Pennsylvania, alla fine degli anni ottanta, quando Lina Bertucci, all’epoca mia consorte, gli fece una foto ritratto insieme alla sua allora fidanzata, pre Ilona Staller. Ho continuato a frequentarlo e sono riuscito a curare, dopo vent’anni, la sua prima retrospettiva in America, al Museo di Arte Contemporanea di Chicago, nel 2008.
È stato allora che ho avuto il sospetto che il vero Koons fosse stato sostituito da un robot. Durante i giorni che ho passato insieme a lui installando la mostra a Chicago, ho a poco a poco capito che quello che mi stava vicino non era un essere umano. Anche se le sue reazioni e i suoi comportamenti erano assolutamente umani.
Allora? Allora il sospetto mi è venuto quando mi sono accorto che l’abbraccio che mi dava ogni mattina quando lo incontravo al museo era caloroso ma sempre assolutamente identico. Le sue braccia finivano sempre nella stessa millimetrica posizione così come ogni altro suo gesto. All’inaugurazione della mostra il sospetto è stato confermato. Il Koons sulla porta della mostra, che accoglieva il pubblico con un’incredibile umanità e che con lo stesso calore parlava sia con il collezionista miliardario che con l’ex alcolizzato in trance davanti al suo trenino d’acciaio con il whisky dentro, era mosso da un software precisissimo e accuratissimo che reagiva agli impulsi emessi da chi gli stava davanti.
Il software o app Koons ha una particolarità unica: elimina qualsiasi sentimento o reazione negativa che potrebbe danneggiare o congelare il Koonsystem. Non ho mai visto Jeff Koons alterarsi, snervarsi o essere di cattivo umore una sola volta. Non l’ho nemmeno mai visto scompisciarsi dalle risate. Sorridere sì. Molto.
Quando e se qualcuno libererà Koons dal laboratorio in Pennsylvania, non mi stupirei se diventasse un candidato alla presidenza degli Stati Uniti o, ammesso che voglia smettere di fare l’artista, il leader carismatico di una setta religiosa che offre ai credenti leccalecca colorati invece delle ostie.
Francesco Bonami
Francesco Bonami – Il Bonami dell’arte. Incontri ravvicinati della giungla contemporanea
Electa, Milano 2015
Pagg. 125, € 12,90
ISBN 9788837099053
www.electaweb.com
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