Il paesaggio. Trasformazione di un’idea a Graz
Il paesaggio ha sempre rappresentato l'entità simbolica della natura e la sua percezione culturale nelle diverse epoche. Questo stesso viene interpretato da molteplici artisti in tre interessanti mostre in calendario a Graz. Ecco il nostro reportage austriaco.
PREMESSE TEORICHE
Per molto tempo la natura è stata definita come antonimo di cultura, ovvero tutto ciò che non era stato creato dall’uomo. Il sociologo Bruno Latour ha cercato di invertire questa definizione, ponendo l’attenzione su un Parlamento delle cose, dove l’essere umano è solo una parte di un più grande sistema. Secondo Latour abbiamo bisogno di una cultura che sia in grado di mediare tra i differenti modi di esistenza in rapporto con la natura.
LA MOSTRA STORICA
Moltissimi artisti hanno indagato il tema della natura nella rassegna Paesaggio, trasformazione di un’idea alla Neue Galerie di Graz. L’obiettivo della mostra è visualizzare le complesse interazioni tra la rappresentazione del paesaggio e la percezione e la comprensione della natura e della realtà.
A tal fine la produzione artistica di tre secoli differenti è posta in relazione, dando al fruitore nuovi interessanti spunti di riflessione. Tra gli artisti che hanno indagato il tema del paesaggio, in mostra troviamo Rosa Barba, Christo, Ed Ruscha e Hubert Schmalix.
DAL DESERTO CALIFORNIANO AL TIBET
Il paesaggio in movimento accompagna i visitatori nell’interessante mostra alla Kunsthaus, dove artisti internazionali si interrogano sulla questione secondo diversi ordini di relazione: sociale, economica, politica e culturale.
Tra le opere in mostra segnaliamo il progetto Eden’s Edge di Gerhard Treml e Leo Calice, che ci proiettano nella visione a volo d’uccello di un paesaggio del “Wild West” californiano su un fondale stereotipato di un road movie. I ruoli principali in questi video vengono affidati a varie persone che si sono trasferite nel deserto per vivere oltre la civiltà. Le loro storie narrano la volontà di trovare un luogo di confine, tra finzione e realtà, non lontano dal luccichio hollywoodiano.
Siamo poi catapultati sul treno che collega Xining in Cina e Lhasa in Tibet attraverso la videoinstallazione Between di Darren Almond. Questo tratto di linea ferroviaria è anche conosciuta come la Road to Heaven ed è destinata, secondo le autorità cinesi, a liberare il Tibet dal suo isolamento e a promuoverne lo sviluppo. Per molti osservatori provenienti da tutto il mondo, tuttavia, la linea ferroviaria rappresenta una minaccia per la cultura e l’identità tibetana. Almond utilizza il movimento del viaggio in treno per descrivere il Paese tra due luoghi, ma anche tra due mondi. Il viaggio è accompagnato da un’imponente sequenza di canti e suoni.
UN PAESAGGIO POLITICO
Alla Kunsthaus è allestita anche una parte del progetto Paesaggio politico ideato da Eva Grubinger, artista originaria del Salzkammergut e basata a Berlino, insieme al curatore Dale Möllmann dell’Institut für Kunst im öffentlichen Raum Steiermark, Universalmuseum Joanneum. Sono affiancati da Clegg & Guttmann, Florian Hüttner, Angelika Loderer, Susan Philipsz e Bojan Šarčević, i quali hanno proposto opere site specific, trittici che sono stati posizionati in tre luoghi distinti: la vallata, l’alta montagna e il centro urbano.
L’Auseerland nella regione dei laghi è un luogo pittoresco, che si caratterizza per la sua posizione remota e come importante centro per l’estrazione del sale. È stato anche un famoso centro termale e turistico a partire dall’Ottocento. Durante la Seconda guerra mondiale è diventato un rifugio nazista, come parte della mitica fortezza alpina. Qui sono avvenuti gli scontri con i partigiani, le rapine, i tradimenti, le fughe e gli omicidi. Questo periodo complesso e ambiguo è ancora molto presente nella memoria degli abitanti dei luoghi.
OPERE FORMATO ZAINO
Il progetto Paesaggio politico consiste in sottili interventi in questa regione, installazioni che riflettono sulle vicende storiche legate al nazionalsocialismo.
Le opere, come sottolinea il curatore Dale Möllmann, si inseriscono in un paesaggio specifico dove viene rielaborato il tema della memoria individuale e collettiva in diversi passaggi. Il progetto riguarda il paesaggio di montagna accanto al suo aspetto naturale come un fatto sociale, essendo soggetto a cambiamenti storici e naturali. Le opere sviluppano nuove prospettive sul paesaggio e contribuiscono a valorizzare la consapevolezza sociale della politica e della cultura del territorio attraverso una prospettiva artistica contemporanea.
Il progetto, che è fruibile fino alla fine del 2016, è il risultato di un lungo processo creativo che ha previsto, già un anno fa, alcuni workshop durante i quali gli artisti, teorici ed esperti di diverse discipline hanno potuto scambiare conoscenze coinvolgendo anche il pubblico in alcuni laboratori. Sono stati indagati molteplici campi legati a questi luoghi: geologia, storia, sociologia ed economia del Salzkammergut e anche la pianificazione territoriale attuale della regione, al fine di coniugare il passato storico con il presente. Sono stati realizzati molteplici sopralluoghi e infine gli artisti hanno realizzato le loro opere, che dovevano avere dimensioni contenute per poter essere trasportate agilmente in uno zaino verso il punto prescelto per l’installazione.
L’ARTE, IL SALE E IL NAZISMO
I luoghi prescelti per le installazioni sono densi di storia, come l’Igel – selezionato dall’artista Eva Grubinger –, leggendario luogo di ritiro dei nazisti che si affaccia sul monte Sandling, dove si trovano le miniere di sale in cui sono state conservate opere d’arte saccheggiate durante la guerra. Tra le opere trafugate c’era anche una porzione sostanziale della ricca collezione di Oscar Bondy, industriale austriaco di origine ebraica. Il contrasto della forma rotonda e spigolosa rievoca le linee di un oggetto che possedeva lo stesso Bondy. Un secondo esemplare è situato nel parco termale di proprietà di un lontano parente del collezionista, parco che era stato “arianizzato” nel 1938 e restituito dopo la guerra. Il terzo esemplare è in mostra al Kunsthaus di Graz.
Anche Angelika Loderer è stata ispirata dal paesaggio e dalla storia sociale della regione della Stiria e ha realizzato un insieme di opere poetiche giocando con la pressione e la gravità. Nella sua installazione utilizza il peso della pietra per costringere gli alberi a forme innaturali. È un’installazione in divenire che l’artista invita a osservare nella sua evoluzione. Le sue sculture alludono allo sviluppo civile e politico nella regione e anche alle ripercussioni delle disumane persecuzioni attuate dal regime totalitario, che ha lasciato delle profonde tracce, anche se non immediatamente percepibili, sia nella valle che sugli altipiani.
L’inglese Susan Philipsz ha riprodotto in musica l’ode cinquecentesca Slow Fount Fresh del poeta Ben Jonson, che narra le pene d’amore della ninfa Eco non corrisposta da parte di Narciso e che versa lacrime salate. Questi lamenti struggenti riecheggiano sui bordi del lago Toplitz e nelle miniere di sale del lago Altaussee.
Giorgia Losio
Graz // fino al 6 settembre 2015
Landscape: Transformation of an Idea
a cura di Gudrun Danzer, Günther Holler-Schuster
NEUE GALERIE
Joanneumsviertel, Zugang Kalchberggasse
+43 (0)316 80179100
[email protected]
www.museum-joanneum.at/en/neue-galerie-graz/
Graz // fino al 26 ottobre 2015
Landscape in Motion
a cura di Peter Pakesch e Katrin Bucher Trantow
KUNSTHAUS
Lendkai 1
+43 (0)316 80179200
[email protected]
www.museum-joanneum.at/en/kunsthaus-graz/
Graz // fino al 6 settembre 2015
Political Landscape
a cura di Dirck Möllmann ed Elisabeth Fiedler
KUNSTHAUS
Lendkai 1
+43 (0)316 80179200
[email protected]
www.museum-joanneum.at/en/kunsthaus-graz/
www.politische-landschaft.at
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