Pasolini a Roma: un’icona street
Abbiamo mappato 130 murales, a Roma, grazie alla nostra app sulla street art – la prima in Italia – supportata da Toyota. Qui vi suggeriamo un passeggiata tematica, tra il Pigneto e Torpignattara, con gli omaggi di alcuni street artist a Pier Paolo Pasolini. Quattro esempi, a cui potremmo aggiungere la galleria di attori e registi (tra cui PPP) dipinti da Diavù all’ex Cinema Impero; la strana Pietà dei poster di Ernest Pignon-Ernest, con il poeta che tiene in braccio la sua salma; oppure la serie di Zilda, che nel 2013 disseminò random personaggi del cinema pasoliniano…
Quel volto di Maria ragazzina entrò subito nella storia del cinema, trasformandosi in icona. Lei era Margherita Caruso, attrice giovanissima scelta da Pasolini per interpretare la giovane madre di Gesù, nel suo immenso Il Vangelo secondo Matteo. Volto tragico, velato di mistero e di candore, che Mr. Klevra ha scelto come soggetto del suo grande murale, realizzato in via Fanfulla da Lodi, Omaggio a Pasolini (2014). Il viso radioso è incorniciato da un insolito velo rosso e un’aureola bizantina, su cui si scorgono misteriosi segni calligrafici; maestoso, l’ovale virginale sorge dall’agglomerato di tetti, finestre, antenne: un’apparizione mistica, sulla parete cieca di una palazzina. Indimenticabile landmark poetico, nel cuore di una stradina del Pigneto, affidato all’incisività del disegno, alla forza squillante della pittura e alla potenza della visione, tra cinema e letteratura sacra.
Perfettamente simmetrico e frontale rispetto a quello di Mr. Klevra, il murale di Mauro Pallotta aka Maupal (2014) prende il titolo da un breve passo dedicato al senso del bello e al mistero della visione. “L’occhio è l’unico che può accorgersi della bellezza”, dichiarò Pasolini, spostando il tema dell’epifania estetica dalla realtà alla percezione: bellezza viva, che accade a prescindere, ma che esiste solo per coloro in grado di scovarla, cercarla, aspettarla. Da qui parte Maupal, che sintetizza tutto nell’immagine di un occhio: tratto spesso, come di carboncino sul foglio, solo nero su bianco, per un close up pittorico denso, gestuale. Ed è proprio l’occhio di Pasolini, inconfondibile, a dominare sul Pigneto, contemplando la bellezza di Roma.
Su un piccolo muro basso in via Fanfulla da Lodi, Omino 71 ha dipinto il suo omaggio a Pasolini, partendo da una citazione importante. Il titolo, Io so i nomi (2014), arriva dall’incipit di un celebre articolo, pubblicato da PPP sul Corriere della Sera il 14 novembre del 1974: “Io so. / Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato ‘golpe’ (e che in realtà è una serie di ‘golpe’ istituitasi a sistema di protezione del potere)”… Le trame oscure e le ferite aperte, inscritte sul corpo opaco di un’Italia in pezzi, conducevano alla rivendicazione di un ruolo – quello di “intellettuale”, fra conoscenza e vaticinio – e alla confessione di una consapevolezza priva di prove. Omino 71, avvezzo a mescolare icone del pop, del mondo dei consumi, del rock, del fumetto, della cultura italiana e internazionale, raccoglie questa testimonianza coraggiosa e la trasforma in un ritratto irriverente. Il volto di Pasolini si intravede dietro una maschera da supereroe: l’atto di denuncia del poeta diventa un gesto epico, tra cartoon, politica e letteratura. La sfida temeraria di un guerriero solitario.
Nicola Verlato, pittore avvezzo al lavoro in studio e ai grandi formati, noto per il suo virtuosismo visionario, a Roma si è eccezionalmente confrontato con il muralismo urbano. In una spettacolare fusione tra pittura, scultura e architettura, prende vita un’immagine complessa, concepita in chiave teatrale, lungo un tempo sintetico e non cronologico (Hostia, 2015, particolare). La vita di Pasolini è scandita attraverso diversi quadri simultanei e immagini cruciali, in un tromp l’oeil dal marcato effetto scenico. Al centro c’è lui, appena ucciso, mentre precipita verso il centro della terra, lungo un girone infernale che ricorda le scene del suo Salò; dall’alto lo osserva il suo assassino, ostaggio dei carabinieri, mentre accorre la stampa; e infine, nella parte inferiore, il poeta bambino dedica dei versi alla madre, sotto gli auspici di Petrarca ed Ezra Pound: due giganti della letteratura di tutti i tempi, l’uno riconosciuto da Pasolini come maestro, l’altro – distante per formazione politica, ma vicinissimo per una certa sensibilità poetica – incontrato nel 1967 per una storica intervista.
Helga Marsala
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #26
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