Ars Electronica. Oltre la città del futuro
Anche quest'anno il festival Ars Electronica a Linz ha proposto nuovi scenari in bilico tra arte e scienza. E ha proiettato i visitatori – attraverso mostre, workshop e conferenze – nella Post-City del futuro.
ROBOT IN FABBRICA E DRONI ALLE POSTE
Come appariranno le città dopo che avremo attraversato la rivoluzione digitale? La Post City tracciata da Ars Electronica rappresenta la sfera urbana oltre la città sulla scia di tutti quei cambiamenti che sconvolgeranno le nostre metropoli. Si tratta di uno sviluppo che alcuni vedono come una crisi incombente e altri come l’alba di un giorno migliore.
Il festival propone un’indagine su come le città del futuro dovranno essere configurate quando ci saranno più robot che persone nelle fabbriche, quando tutto sarà interconnesso in modo intelligente, le automobili guideranno in modo autonomo e i droni consegneranno la posta.
QUATTRO TEMI ALL’ORDINE DEL GIORNO
Il festival si concentra su quattro gruppi tematici al fine di prendere in considerazione, dalle prospettive locale e globale, come cambierà la percezione delle nostre città: la mobilità, il lavoro, i cittadini (ovvero la città come comunità) e la resilienza (ovvero la città come roccaforte).
La mobilità del futuro sarà sempre più interattiva, come mostra il prototipo della Mercedes-Benz, esposto in anteprima a Linz, che ci proietta nel 2030 e darà la possibilità ai passeggeri di interagire con la guida e l’esterno attraverso una tecnologia altamente performante. Anche la rivalutazione degli spazi urbani è già iniziata, con esperti stanno sviluppando idee interessanti per nuove architetture e forme di organizzazione sociale che siano in grado di tenere il passo con i cambiamenti dei prossimi decenni.
La nuova industrializzazione dell’Europa fornirà invece più lavoro per robot e automi che per i lavoratori. La città come luogo per la scienza, la ricerca e lo sviluppo, come un campus educativo, avrà un ruolo determinante nel portare avanti le competenze tecniche e culturali. Dovrà diventare sempre più un luogo di integrazione sociale, grazie a infrastrutture e reti, strutture scientifiche e istituzioni culturali.
INCLUSIONE È LA PAROLA CHIAVE
Tanti sono i progetti in mostra che propongono nuove strategie di integrazione sociale, come Renaming the City dei sudafricani Marcus Neustetter e Stephen Hobbs, che si sono concentrati sul Volksgarten di Linz. Si tratta di un progetto che invita gli abitanti a rinominare il percorso intorno al giardino. L’obiettivo è far partecipare tutti, immigrati appena arrivati in città e locali. Insieme ad Ars Electronica, la missione degli artisti è quella di nutrire una cultura dell’accoglienza che giocherà un ruolo sempre più importante nello spazio urbano. I nuovi nomi sono basati sull’integrazione: proposti dagli immigrati a Linz, costituiscono un atto simbolico che stimola una coscienza dell’inclusione sia sociale che politica. Gli artisti sottolineano come questi atti siano un piccolo tentativo di immaginare la città futura, non solo con edifici futuristici e sistemi di trasporto avanzati, ma con semplici gesti di denominazione dello spazio quotidiano, per promuovere un senso di appartenenza allo spazio urbano e la creazione di una rete di relazioni tra i cittadini globali.
Il tema dell’integrazione, mai tanto attuale, è anche tra i fili conduttori del progetto Habitat 21, che mette in collegamento diverse strategie di pianificazione urbana ponendo un accento particolare sulla sostenibilità e la resilienza. Al di là della sopravvivenza, di Huller e Seebacher, è un’imponente documentazione fotografica di uno dei più grandi campi profughi del mondo, a Zaartari, in Giordania. Attraverso immagini e video è raccontata la triste quotidianità di avvocati, fisici, meccanici, casalinghe, bambini, stipati in questo limbo nell’attesa di un processo di pace che li possa riportare alle loro precedenti vite. Il progetto di Grameen Creative Lab racconta invece la tragedia della popolazione nepalese devastata dal recente terremoto, con l’obiettivo di creare un capitale sociale, catalizzatore per uno sviluppo che non sia fondato solo sul denaro ma piuttosto sulla capacità da parte delle comunità locali di trovare soluzioni sostenibili per le proprie necessità. Perché I cambiamenti climatici, la volatilità dei mercati finanziari e stili di vita non sostenibili rendono necessario lo sviluppo di tecnologie olistiche e una maggiore flessibilità e capacità di ripresa.
INTORNO A UN TAVOLO PER VEDERE IL FUTURO
Molteplici simposi hanno posto i riflettori sui differenti aspetti legati alla città del futuro. Connecting Cities – Connecting Citizens, ad esempio, ha indagato da vari punti di vista come le future smart city potranno attingere all’immaginazione e all’inventiva dei loro abitanti. Derrick de Kerckhove sottolinea in questo senso come i cittadini possano rendere la democrazia intelligente, come innovatori che si organizzano spontaneamente senza il supporto delle istituzioni. Ma ci sono anche istituzioni come la Fondazione Riccardo Catella, che a Milano ha fondato Smart Community, un progetto che permette ai cittadini di Porta Nuova di essere parte attiva nelle discussioni e decisioni che riguardano il proprio quartiere. A tal proposito è stata creata la mappa Moodmix.com, che monitora i sentimenti delle persone su ciò che li circonda per migliorare l’ambiente in cui vivono.
Il processo di cambiamento delle città è però lungi dall’essere completo e richiede a urbanisti e architetti un grande sforzo per rappresentare, sotto forma di edifici e progetti urbani, le nuove interrelazioni tra sfera pubblica e privata. Carlo Ratti, ad esempio, interpreta lo spazio pubblico come uno spazio fluido tra lavoro e tempo libero. Kristien Ring riflette invece su progetti residenziali e commerciali a Berlino in cui non tutto è subordinato a massimizzare il ritorno economico. Insomma, anche quest’anno Ars Electronica ha dato la possibilità di intraprendere un breve viaggio nel futuro partendo dalle urgenze del presente. Per cercare delle soluzioni nella Post-city.
Giorgia Losio
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