Joan Jonas. Da Milano alla Svezia
Inaugura oggi 25 settembre, alla Malmö Konsthall e in collaborazione con HangarBicocca, la personale di Joan Jonas. Con il percorso che ha preceduto la vittoria della videoartista newyorkese alla 56. Biennale di Venezia. I due curatori, Andrea Lissoni e Diana Baldon, raccontano la sua prima mostra estesa in Scandinavia.
Light Time Tales di Joan Jonas (New York, 1936), dal buio di HangarBicocca risplenderà sui mesi più bui della Malmö Konsthall, in Svezia. Attraverso la co-curatela di Andrea Lissoni e Diana Baldon, l’itinerario pionieristico sarà segnato da tre pietre miliari: Mirage (1976/1994/2005), la più recente Reanimation (2010/2012/2013) e Double Lunar Rabbits (2010), accompagnati da pellicole e video che ripercorrono in parte il percorso di Jonas dalla fine degli Anni Sessanta a oggi. Una doppia intervista ai curatori, per comprendere le trasformazioni dello scenario visuale di Light Time Tales da Milano a Malmö.
A distanza di quasi un anno, a Malmö, il percorso da te concepito per HangarBicocca, Light Time Tales si estende, amplifica oppure semplicemente si adatta (seguendo l’immagine del tempo propria a Joan Jonas) a un nuovo museo?
Andrea Lissoni: Il percorso si insedia e abita un nuovo spazio espositivo, riducendosi evidentemente (le dimensioni di HangarBicocca sono uniche al mondo) ma non per questo perdendo le sue caratteristiche di esplodere una pratica artistica complessa e cangiante e condividerla fisicamente con lo spettatore.
Secondo quali modalità la mostra includerà l’esperienza della 56. Biennale di Venezia?
In nessuna, nel senso che la mostra Light Time Tales è stata concepita prima dell’annuncio della designazione di Joan Jonas come artista incaricata di rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia e la mostra non incorporerà opere nuove. Dal punto di vista invece dell’esperienza dell’artista, è naturale che ci sarà un forte condizionamento emotivo nel ripensare lo spazio dopo l’avventura del padiglione.
Quali sono stati i primi pensieri, le prime impressioni in merito a They Come to. Us without a Word? Si sono modificati nei mesi a seguire?
Non riesco a staccare l’opera dalla performance e tendo a pensarle come un unico, con la performance che sfuma gli aspetti più densi dell’installazione e l’installazione che colma i momenti più sospesi della performance. Credo semplicemente che l’insieme sia un capolavoro.
Come si è svolta la collaborazione tra te e Diana? Quali aspetti hai approfondito o presentato tu, in questo percorso, e quali, invece, ha seguito lei?
È stata la collaborazione ideale. Intelligente, preparata, presente in tutti i momenti rilevanti e di grande supporto. La forma della mostra a Malmö è venuta quasi spontaneamente condividendo quali aspetti ci sembrava essenziale mantenere e a quali era possibile o fosse necessario rinunciare. Come a Milano, nulla sarebbe stato possibile senza la presenza acuta e illuminante dell’artista, che ha voluto passare due giorni a Malmö di sopralluoghi e ne passerà dieci di allestimento.
Joan Jonas, invece, come ha reagito all’idea di lavorare in maniera così ravvicinata a un nuovo progetto? Secondo la tua opinione, ha cominciato a lavorare su nuove suggestioni, nuove visioni anche grazie a questa seconda versione/edizione di Light Time Tales?
Credo che la mostra Light Time Tales abbia profondamente influenzato il lavoro per Venezia. E la versione di Malmö è stata un’eccellente opportunità, molto rara nella vita artistica di una figura così di rilevo e per certi versi sempre ai margini dal punto di vista espositivo, di vedere il suo lavoro restare vivo e proseguire il suo viaggio in avanti nel tempo.
Potresti esprimere un pensiero, una riflessione, un desiderio che accompagni Light Time Tales alla Malmö Konsthall? Il lavoro di Joan Jonas è radicato nella storia artistica italiana dai primi Anni Settanta, dalla performance sul Tevere, a Contemporanea a Roma, a Genova per Il Gergo Inquieto, al Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Antonio Ratti a Como, alle partecipazioni alla Biennali di Venezia. È meraviglioso assistere e far parte di un’idea di mostra nata in Italia, a Milano, e vederla navigare a Malmö.
Quando hai attraversato Light Time Tales all’Hangar Bicocca, quali sensazioni ti hanno maggiormente colpita?
Diana Baldon: Sicuramente un uso dello spazio fenomenale, ma soprattutto la possibilità di “accostare”, e dunque poter istaurare una relazione dialettica tra opere realizzate nel corso di poco più di quaranta anni che si presentano alquanto eterogenee. L’assenza di muri divisori ha reso possibile poter approfondire la mia conoscenza sui metodi e modus operandi artistici adottati dall’artista.
Come si articolerà la mostra, da Mirage a Reanimation? Quali aree tematiche accomuneranno i lavori esposti? È stato scelto un ordine cronologico?
Siamo stati tutti concordi che fosse importante attenersi a quelle opere più illustrative delle trasformazioni dei processi artistici inventati da Joan nell’arco di quasi mezzo secolo, della necessità di mettere in evidenza la sua infinita abilità nel problematizzare consuetudini percettive, media e display visivi. Sebbene alcune grosse installazioni non abbiano potuto trovar spazio, siamo riusciti a bilanciare in parte tali mancanze con l’aggiunta di un’opera piccola ma molto significativa nella carriera artistica di Jonas: Organic Honey´s Vertical Roll.
Sono previste performance dal vivo di Joan Jonas, oppure incontri con il pubblico, evidenziando la sua instancabile partecipazione diretta alla rappresentazione?
Anziché realizzare una performance, a Malmö ho coinvolto due importanti istituzioni educative come la Malmö Art Academy e la Royal Danish Academy of Fine Arts, le quali annoverano professori di prestigio internazionale quali Sarat Maharaj, Gerard Byrne, Haegue Yang e Angela Melitopolous.
Abbiamo in programma per la fine di novembre una conferenza di due giorni dedicata a contestualizzare a livello teorico i procedimenti e tematiche artistiche dell’artista, nonché a tracciare importanti aspetti legati alla storia della Performance Art del XX secolo quali, ad esempio, la trasformazione in lavoro autonomo della documentazione visiva.
Rispetto agli spazi dell’Hangar, le sale della Malmö Konsthall quale elemento aggiungeranno oppure modificheranno in Light Time Tales?
I 2.000 mq di spazio della Malmö Konsthall presentano alcune affinità architettoniche con quelle di HangarBicocca. Tuttavia le condizioni e proprietà di un ogni nuovo spazio espositivo comportano una serie di alterazioni che influenzano molto il modo di istallare una mostra. A Malmö le opere di Jonas dialogano “al chiaro di luna” con un luogo dai toni chiari, una scatola illuminata piena di finestre al posto di muri e soffitti, e con un pavimento in legno di peccio.
Quali sono stati i primi pensieri, le prime impressioni in merito a They Come to. Us without a Word? Si sono modificati nei mesi a seguire?
Quello che mi ha più impressionato è stata la collaborazione, una specie di viaggio iniziatico, con dei “giocatori” adolescenti che hanno rivisitato in un modo libero quei metodi e quelle idee che nel corso del tempo sono diventate firma dell’artista. Mi è piaciuta molto anche la trasformazione pressoché radicale di alcune componenti presenti in una delle sue più grandi istallazioni, Reanimation, un avvertimento per molte creature e luoghi in via d’estinzione che in uno scenario futuro da mondo acquatico non suona poi così immaginario o fantastico.
Potresti esprimere un pensiero, una riflessione, un desiderio che accompagni Light Time Tales alla Malmö Konsthall?
Nel corso di oltre quarant’anni la storia espositiva e la scena artistica intorno alla Malmö Konsthall sono state testimoni di molte sperimentazioni nel campo delle arti visive, un contesto ideale per accogliere una pioniera del calibro di Joan Jonas. Un altro aspetto rilevante è lo stretto rapporto che quasi tutte le opere dell’artista hanno con la natura, la sua forza e narrazioni mitiche, un legame molto presente nella cultura e psiche scandinava tout court.
Ginevra Bria
Malmö // fino al 10 gennaio 2016
Joan Jonas – Light Time Tales
a cura di Andrea Lissoni e Diana Baldon
MALMÖ KONSTHALL
St. Johannesgatan 7
[email protected]
www.konsthall.malmo.se
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