La Storia, il valore, l’arte. Parla Isaac Julien
Il suo ultimo progetto video-installativo, Stones Against Diamonds, è stato presentato alla 56. Biennale di Venezia e ad Art Basel 2015. Ma è solo il primo capitolo di un intenso work in progress ispirato a uno dei più famosi e intransigenti “cervelli in fuga” del Novecento, l’architetto e designer Lina Bo Bardi. Lui è Isaac Julien e sarà protagonista dell’imminente residenza autunnale all’American Academy in Rome, dove martedì 22 settembre presenterà il suo ultimo progetto, in dialogo con il curatore Mark Nash.
Parliamo del progetto che hai presentato in anteprima a Venezia e poi a Basel la scorsa primavera, Stones Against Diamonds. Da dove trae le sue origini?
Dal mio lavoro in Brasile. Sono stato decisamente ispirato dall’architetto brasiliana, nata in Italia, Lina Bo Bardi, che è la ragione della mia prossima permanenza all’America Academy in Rome per due mesi. Lina Bo Bardi è stata un architetto e una designer, e il mio lavoro esplora la natura dell’inventiva e della creatività attraverso una delle figure chiave del XX secolo. Lei è nata a Roma nel 1914 e io ho avuto modo di vedere la mostra che il Maxxi le ha intitolato lo scorso dicembre, quando sono venuto in Italia.
È nata come architetto straordinario e designer, ma ha fatto proprie alcune istanze della cultura del Brasile, dove si trasferì nel 1946, a San Paolo, comprendendo e promuovendo il valore della cultura popolare, realizzando poi il suo sofisticato intervento tra architettura e design per l’edificio che ospita il Museo d’Arte Moderna di San Paolo. Lei è stata in grado di promuovere il valore culturale e sociale dell’arte attraverso l’unione di architettura e design.
Hai nominato il termine valore. Qual è il significato del valore oggi, dal tuo punto di vista? E ritieni che l’artista possa essere un valore aggiunto per la società?
Assolutamente sì e Lina Bo Bardi ne è un esempio, come architetto, designer, per la sua capacità di contribuire al valore della cultura della società in genere, arricchendo l’offerta culturale. Lei è stata in grado di capire il valore dell’arte popolare rendendola ancora più popolare in Brasile, comprendendo che l’artista è al centro della produzione di cultura. E credo sia una delle ragioni per cui ha lasciato l’Italia.
Pensando ad alcuni tuoi lavori come Playtime e Kapital, credi che l’arte possa essere un valido strumento per rileggere la Storia e reinterpretarla nel presente, magari usando anche il legame tra arte e cinema cui tu spesso ricorri?
Credo che l’arte disponga di una serie di linguaggi utilizzabili come strumenti per ripercorrere la Storia, che possono essere sviluppati in questo senso. In effetti in Playtime e Kapital uso l’arte o il fare arte in questo modo. Ritengo che, come artisti, dobbiamo fornire gli strumenti per ascoltare in maniera differente, per interpretare in maniera differente, per leggere la Storia in maniera differente e credo che l’arte, a partire da ciò, a volte debba essere in grado di restituire il senso del presente. In alcuni dei miei lavori io sono interessato a tornare a figure storiche come Lina Bo Bardi, Karl Marx – personaggi del XX secolo che possono aiutare a comprendere cosa sta succedendo nel XXI.
Dunque ritieni che il linguaggio filmico possa aiutare a raggiungere questo obiettivo?
Credo che l’arte del cinema incapsuli le altre, in quanto “settima arte”, che sia contemporanea, in un certo senso, e che sia un utile strumento per meditare sulla cultura. Oggi sono stato all’American Academy in Rome ad assemblare le fotografie che ho scattato in Brasile riguardanti numerose mostre museali di Lina Bo Bardi in relazione agli spazi architettonici e al suo modo di portare al MASP la pittura italiana, entrata nella collezione del museo tra gli Anni Cinquanta e Sessanta. Ed è interessante per guardare alla storia della curatela, e rispondere alle domande: perché e come la figura di Lina Bo Bardi è tornata un punto di riferimento per i curatori di musei attuali e il suo lavoro può ispirare la generazioni del XXI secolo? Credo sia necessario recuperare alcuni valori culturali del passato. Se c’è qualcosa di potente nell’arte è proprio la capacità di riconoscere i cambiamenti, le differenze tra ieri e oggi. Ma questo non significa che l’arte debba essere strumentalizzata per raggiungere questi scopi. L’arte ha il proprio linguaggio e crea da sé le connessioni tra passato e presente.
Tornando a Stones Against Diamonds, cosa credi siano le pietre e i diamanti nella cultura e nella società contemporanee?
Lina Bo Bardi preferiva ricevere dal marito pietre dai contorni irregolari e confusi piuttosto che diamanti dalla forma perfetta e definita. E credo che questo sia un riferimento simbolico e metaforico al modo in cui lei considerava la cultura, nello specifico, e in generale alla sua maniera di concretizzare la propria pratica artistica, per valorizzare cose e aspetti non finiti.
Il mio progetto ispirato a Lina Bo Bardi riprende questa metafora e la metaforizza a sua volta in una sorta di “real dream work”. È un lavoro in tre parti, di cui al momento è pronta solo la prima – quella che ho presentato a Venezia e a Basilea, nella quale mi riferisco al lavoro di Lina Bo Bardi quando espose per la prima volta la pittura italiana al MASP, utilizzando il vetro e il cemento come supporto e proponendo una maniera innovativa di esporre la pittura. Io ho sostituito il vetro con schermi televisivi piatti, fissati su basi di cemento, disponendo così l’installazione in una maniera che simula il suo modo di allestire i dipinti presso il MASP. Mi riferisco dunque al suo lavoro dal punto di vista architettonico-curatoriale – guardando anche alla sua famosa scala progettata per il Museo di Arte Moderna di Bahia – inglobando tutto questo nel mio progetto in progress, che sarà sviluppato durante l’imminente residenza all’American Academy in Rome, grazie anche a ricerche e approfondimenti sul lavoro della Bo Bardi.
A proposito di legame tra arte, cultura e dinamiche sociali, nel 2007 hai realizzato un’opera intitolata Western Union: Small Boats, sul delicato tema della migrazione. Oggi questo tema è quanto mai attuale, credi che l’arte possa aiutare ad affrontare la questione e magari a proporre delle soluzioni?
Sono passati quasi dieci anni dalla realizzazione di quell’opera – una riflessione sul Gattopardo di Visconti in chiave contemporanea – basata sulle differenti questioni legate all’arrivo in Italia dei migranti e sulla serie di domande e ragionamenti che ne conseguono. Cosa possiamo fare riguardo a questo? Cosa si può dire del contesto culturale che accoglie queste persone, soprattutto di quello italiano, che ha a che fare con tale fenomeno da lungo tempo?
Western Union: Small Boats appartiene a un periodo in cui il tema dell’immigrazione non aveva ancora la portata europea che ha ora. Ritengo che oggi tutto sia più vicino, che i confini stiano venendo meno e che sia all’ordine del giorno la discussione su come riorganizzarsi per rispondere a contingenze sempre più attuali, come accogliere le famiglie dei rifugiati. La fotografia può aiutare a rappresentare questi movimenti, dandone una rappresentazione naturale.
Dunque l’arte, nelle sue varie forme – dalla fotografia al cinema all’installazione – può aiutare a far sorgere domande e magari a fornire delle risposte?
Sì, può aiutare a rendere questi interrogativi delle domande collettive. Dov’è questa sorta di umanità europea?
A breve sarai a Roma per parlare del tuo progetto e per intraprendere la residenza presso l’American Academy in Rome. Qual è il tuo rapporto con l’Italia?
Sono stato in Italia molte volte negli ultimi vent’anni, dunque ho un rapporto molto stretto con il vostro Paese e ora avrò a disposizione del tempo da passare a Roma per approfondire le mie ricerche e portare avanti il progetto su Lina Bo Bardi.
Quindi credi che l’Italia possa ancora stimolare la creatività di un artista?
Sono stato a Venezia per presentare il mio lavoro e Venezia ospita una delle rassegne d’arte contemporanea più importanti al mondo. Oggi dobbiamo interrogarci sull’importanza del ruolo giocato dall’arte contemporanea, su come svilupparlo. E anche sul ruolo che l’Italia deve rivestire in tale ambito. La questione dell’arte contemporanea è un aspetto dell’attualità che va affrontato.
Arianna Testino
www.isaacjulien.com
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