Mostra del Cinema. Quali Leoni ruggiranno?
Bisogna ammetterlo: l’annata, come del resto anticipato da Alberto Barbera in principio, non è stata delle migliori. Adesso è il momento delle valutazioni e delle previsioni, che forse sarà meglio fare andando per esclusione. Chi si aggiudicherà i Leoni alla 72. Mostra del Cinema di Venezia?
Considerata la composizione della giuria (l’Oscar Alfonso Cuaron, la Palma Nuri Bilge Ceylan, l’Oscar Pawel Pawlikowski, il cinese sofisticato e dilatato Hou Hsiao Hsien, la pluripremiata Lynne Ramsay e il nostro Francesco Munzi), che tendenzialmente ha gusti narrativi, classici e di spessore, con deviazioni nell’introspezione e approfondimento psicologico, le preferenze per i Leoni Leoni alla 72. Mostra del Cinema di Venezia potrebbero ricadere su…
BEHEMOTH DI ZHAO LIANG
Non è un film narrativo, vero. Non nella maniera classica. Ma ha ispirato la sua struttura alla Divina Commedia di Dante Alighieri con incursioni inaspettate nella videoarte. È visionario e soprattutto racconta un fatto gravissimo che sta investendo una grande area della Cina: ambienti prima quasi idilliaci, ora devastati dalle miniere di carbone e oro con milioni di cinesi che si ammalano gravemente per le sostanze tossiche che respirano. Fatti di una tragicità e su una scala talmente fuori portata che sarà difficile ignorare il film.
FRANCOFONIA DI ALEKSANDER SOKUROV
Per il gusto ludico e intellettuale, poetico e critico, resta una delle pellicole più convincenti di tutto il concorso. Difficilmente riceverà il Leone d’Oro perché vinto appena quattro anni fa con il Faust. Supponiamo quindi Gran Premio della Giuria.
BEASTS OF NO NATION DI CARY FUKUNAGA
È un film abbastanza furbo, diverso e attuale per avere qualche chance nel Toto-Leoni dell’anno. Gioca a suo favore anche la giovane età. Non è un capolavoro ed è anche un po’ pretenzioso.
REMEMBER DI ATOM EGOYAN
In tema di premi alle interpretazioni migliori, potrebbe farcela Cristopher Plummer, ma se la deve giocare con il giudice interpretato da Fabrice Luchini ne L’Hermine.
VALERIA GOLINO
Non prende la Coppa Volpi dal 1986, ma potrebbe bissare l’episodio quest’anno. Pare che anche Marguerite Frot, che abbiamo visto in Marguerite di Xavier Giannoli, abbia delle buone quotazioni.
RABIN, THE LAST DAY DI AMOS GITAI
Ha due motivazioni forti per vincere: il regista ci continua a provare, ma ancora non ci è riuscito; la storia si rifà a un fatto di cronaca realmente accaduto.
GLI SFAVORITI
Anomalisa di Kaufman & Johnson è un bel film, ma è privo di speranza per l’uomo. Quindi diciamo che se vince ci fa comunque piacere, ma non è la cosa che sembra più giusta.
Peggio ancora per Danish Girl di Tom Hooper, che è riuscito a stereotipare persino una storia forte come quella che ha scelto. Ci rivediamo agli Oscar con Eddie Redmayne.
Escludiamo 11 Minutes di Jerzy Skolimowsky perché è un film che funziona, ma privo di messaggio.
Heart of a Dog, le speculazioni filosofiche personali dell’artista Laurie Anderson, ha avuto molti sostenitori, ma farlo addirittura vincere è eccessivo.
GLI ITALIANI
Tra gli italiani, a conti fatti, Giuseppe Gaudino con Per amor vostro sembra il migliore. Nella sua follia kitsch è, infatti, quello che dimostra maggiore coerenza. Piero Messina (L’attesa) s’è visto tornare e forse potrebbe essere un segno. Luca Guadagnino ha fatto un film piacevole, con un cast super cool, ma anche lì il messaggio è debole. Ottimo, invece, per riempire le sale. Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio è stato stroncato dalla critica e per il momento è fuori.
Federica Polidoro
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